Cresce, seppur lentamente, il settore fintech in Italia, ha attirato oltre un miliardo di finanziamenti nel 2022 e pensa di assumere nuove risorse nei prossimi anni.
Questi alcuni dei dati riportati nel report Fintech Waves, realizzato da EY in collaborazione con il Fintech District sentendo più di cento operatori fintech italiani, fra realtà di lending, neobanche, pagamenti, cripto & DeFi, crowdfunding, techfin.
Quanto vale il fintech in Italia?
Dal 2016 i finanziamenti raccolti dalle realtà fintech sono costantemente aumentati con un tasso medio annuo di oltre il 60%, quasi il doppio della media europea (34%).
Se nel 2020 i finanziamenti al fintech in Italia valevano 247 milioni di euro, nel 2021 sono passati a 900 milioni e l’anno scorso hanno sfondato il tetto del miliardo: 1.040 milioni di euro. Tuttavia questa raccolta risulta concentrata su quelle fintech con fatturato annuo superiore ai 5 milioni, che raccolgono mediamente 100 milioni di euro.
Fintech più mature
Lo studio EY registra inoltre un calo delle fintech in fase early stage (-25%), mentre crescono quelle in fase early growth (+37%).
Il 24% delle fintech intervistate ha un fatturato superiore ai 5 milioni di euro e insieme raccolgono il 97% dei finanziamenti, a dimostrazione di un mercato sempre più concentrato (come sottolineato anche in questo articolo sui dati dell'Osservatorio del Politecnico di Milano).
Calano dal 62% al 41% le fintech che fatturano meno di 500 mila euro l’anno.
I finanziatori
Sebbene a guidare la crescita del comparto fintech sia il settore dei pagamenti, lo studio ha altresì sottolineato l’interesse degli operatori internazionali per il mercato del Belpaese.
Oltre il 17% degli intervistati (quasi il doppio rispetto al 2020) si affida a fondi di venture capital internazionali, a cui segue un minore ricorso alle risorse finanziarie personali, che scende dal 24% del 2020 al 15%.
Una startup fintech su tre pensa infatti di rivolgersi agli operatori di venture capital internazionali per i prossimi round di investimento, mentre è interessante notare che, sebbene M&A e IPO siano le exit strategy preferite rispettivamente dall’45% e dal 32% degli intervistati, in Italia si sono verificate poche operazioni di questo tipo.
Si evince dunque che molti attori non hanno una visione chiara della strategia futura; infatti, il 7% del campione (era l’1% nel 2020) – anche alla luce dell’attuale scenario macroeconomico – dichiara di non avere alcuna exit strategy.
Le fintech sono pronte ad assumere
Le startup fintech in Italia hanno mediamente 55 dipendenti, ma il 43% è formata da team che vanno da 1 a 10 persone formati per oltre la metà da 27-32enni e per il 36% da 32-40enni, di formazione business e IT.
Riguardo la parità di genere, quasi la metà del campione ha una percentuale di donne compresa tra il 30% e il 50%.
Interessante il dato che il 97% delle fintech prevede di assumere nei prossimi due anni profili con capacità di sviluppo software (68%), più difficili da trovare, insieme agli esperti di machine learning e di analisi dei dati, e di sviluppo business (42%).
Compliance e open innovation sono una priorità
L’87% delle fintech in Italia ha una specifica figura dedicata al Risk & Compliance e nella metà dei casi è un dipendente.
Riguardo al tema della compliance solamente il 5% delle fintech ha usato la Sandbox regolamentare da Bankitalia per testare in un ambiente protetto le soluzioni in accordo ai requisiti regolamentari.
Eppure, proprio per sviluppare nuovi prodotti e servizi, il 90% delle startup fintech pratica l’open innovation avviando collaborazioni con altre realtà del settore finanziario.
Secondo i dati, il 65% ha collaborato con una banca o una compagnia assicurativa, il 58% con altre fintech.
Il 41% ha iniziato a collaborare con altre startup non finanziarie, il 25% con incumbent delle utility, della grande distribuzione e dell’intrattenimento.
Quali prospettive per il futuro?
Dallo studio emerge che insurtech, lending e pagamenti sono i segmenti più maturi e promettenti del fintech italiano, seguiti dagli altri trend globali (embedded finance, fintech ESG, cripto & DeFi, open finance).
Per Andrea Ferretti Markets & Business Development Leader per i Financial Services di EY, «i segnali di crescita sono promettenti, con un aumento dei finanziamenti totali nel periodo 2019-2022 il fintech è il segmento più attrattivo per la raccolta di capitali in Italia e il rinnovato interesse del venture capital internazionale dimostra il potenziale di scale-up e la maturità delle startup italiane».
Clelia Tosi, Head of Fintech District, pone l’accento invece su come «l’ecosistema Fintech italiano è ormai maturo. Vediamo ottimi risultati sia per quanto riguarda il numero di Fintech e la loro solidità, che in riferimento agli investimenti. Emergono poi altri elementi interessanti, come la crescita delle competenze legali e di compliance a livello aziendale, e la forte propensione alla ricerca di partnership con incumbent o altre fintech. C’è ancora molto da fare per recuperare il gap con gli altri Paesi europei ma il bilancio è certamente positivo».