Al Web Summit 2022 abbiamo incontrato Aptus.AI, una startup italiana che opera nell’ambito RegTech.
Aptus.AI ha sviluppato una sua piattaforma, Daitomic, che aiuta le banche a comprendere l’impatto di una nuova normativa grazie all’Intelligenza Artificiale: ne abbiamo parlato estesamente nell’episodio 105 del nostro podcast.
Con Andrea Tesei, CEO e co-founder di Aptus.AI, abbiamo fatto il punto sull’ultimo anno della startup e sugli sviluppi futuri.
AG. Andrea, che è successo negli ultimi 12 mesi?
AT. È stato un anno scoppiettante in cui sono successe molte cose. Il primo semestre ha confermato ciò che ci eravamo detti a fine 2021, ovvero che il settore finanziario ha sempre più bisogno di uno strumento che aiuti ad analizzare le norme con un nuovo modello, multi-country e multi-settore.
Nell’ultimo anno, questa nostra idea ha ricevuto molte conferme da parte di istituzioni finanziarie importanti. E anche dalla selezione per il programma di innovazione di Milano Hub, promosso dalla Banca d’Italia, che ci ha permesso di validare le esigenze del Regolatore nella redazione e pubblicazione della normativa.
Due facce della stessa medaglia, il Regolatore e il regolato: e così ci siamo confrontati non solo sull’analisi delle norme, ma anche sul formato in cui vengono pubblicate. Vigilato e vigilante hanno bisogno di migliorare le rispettive metodologie.
Dal secondo semestre 2022 ci siamo invece dedicati a sviluppare un’offerta per il mondo Fintech e Crypto, che continuano a crescere e che hanno la necessità di adottare strumenti adeguati a stare al passo con le norme.
I cryptoasset, in particolare, sono oggetto di nuova regolamentazione e le startup che operano in questo ambito hanno bisogno di strumenti adeguati e veloci.
AG. Sappiamo che per una startup non è banale accreditarsi con le banche incumbent. È una questione di reputazione e affidabilità. La situazione è migliorata nell’ultimo anno?
AT. La banca ha sicuramente bisogno di grande fiducia in un nuovo fornitore. La partecipazione al Milano Hub, da questo punto di vista, ci ha aiutato molto. In questo anno abbiamo anche fatto passare il nostro messaggio di approccio end-to-end: il formato in cui la normativa viene diffusa deve essere machine readable e la nostra tecnologia può renderla tale.
Questo approccio di filiera ci ha reso più facile il dialogo con il mondo bancario tradizionale.
AG. E con le altre Fintech e startup, invece, è più facile intavolare un dialogo?
AT. Con loro stiamo adottando un approccio lean, appunto da startup. Facciamo reach out su LinkedIn, oppure tramite i nostri investitori, o ancora attraverso gli investitori che stiamo contattando per il nostro prossimo round.
L’obiettivo è fare interviste con i founder per capire quali sono i bisogni e le esigenze nell’ambito della compliance. Queste realtà operano in un contesto diverso dalla banca, hanno processi meno pervasivi, spesso un’offerta specializzata, non hanno magari una presenza multi-country. Ma la normativa impatta anche su di loro.
E possono rispettarla o rivolgendosi a un outsourcer, oppure a boutique di avvocati. Fare compliance internamente, invece, è oneroso in termini di tempi e di costi. La normativa specifica per Fintech e Crypto è ancora circoscritta, ma crescerà in modo importante nel breve termine.
Non a caso ci sono così tante posizioni aperte come Compliance Officer nel mondo Fintech. Un unicorno, o una realtà che vuole diventare tale, non può non crescere anche da questo punto di vista.
Per Aptus.AI è un’opportunità, perché chiaramente capiscono il nostro approccio.
AG. I prossimi passi?
AT. Un nuovo round di finanziamento per rafforzare questa value proposition, sviluppare un dipartimento interno per la vendita, e puntare all’internazionalizzazione: la nostra tecnologia è molto scalabile e guardiamo in primis ad altri mercati europei.