dopo il rebranding

Moneyfarm accelera sul modello one-stop-shop finanziario

Moneyfarm modello one-stop-shop

Fabio Zampaglione, Chief Commercial Officer di Moneyfarm

Investire, insieme. È il claim che accompagna la nuova brand identity di Moneyfarm, svelata a inizio 2024, e che vuole sintetizzare la messa a terra di una nuova fase della wealthtech italiana.

«Vogliamo diventare il punto di riferimento nel mondo del wealth management per i nostri clienti – racconta Fabio Zampaglione, Chief Commercial Officer di Moneyfarm – allargando la nostra gamma di prodotti oltre la sola gestione patrimoniale, per rispondere a diversi bisogni della clientela. Il tutto senza discostarci dal modello ibrido di servizio, che combina tecnologia e consulenza tradizionale, che da sempre ci contraddistingue e differenzia».

La gestione degli investimenti

Lo scorso anno ha quindi visto il lancio del Conto Titoli in Italia e UK, una piattaforma multiprodotto in regime amministrato che offre ai clienti la possibilità di acquistare in autonomia una ampia selezione di ETF, azioni e bond (questi ultimi a ora solo in UK); delle polizze Vita Ramo I e Multiramo Moneyfarm Sicura, in Italia, in partnership con CNP Vita Assicurazione e di Liquidità+, portafoglio gestito con una ridotta esposizione al rischio e con un più breve orizzonte di investimento.

«E continueremo ad allargare l’offerta – prosegue Zampaglione – grazie anche alle segnalazioni che ci arrivano dai clienti.

Il lancio del Conto Titoli, ad esempio, nasce dalla considerazione che una ampia maggioranza degli utenti Moneyfarm ne ha effettivamente già uno, presso un altro player. E, probabilmente, può trovare utile avere a che fare con un solo servizio per la gestione complessiva dei propri investimenti».

La trasparenza dei costi

Una sequenza di novità che vuole intercettare il cliente nativo digitale che inizia ad avere dei risparmi da gestire e a pianificare il proprio futuro: e che cerca un servizio ibrido, tecnologico e umano.

«Rispetto a 3 anni fa – conferma Zampaglione – vediamo una crescita del ticket medio del primo investimento, segnale che la clientela ha maggiore disponibilità economica.

I nativi digitali sono anche molto sensibili al tema dei costi: la trasparenza è un must ma, a volte, può sembrare uno svantaggio rispetto a chi non esplicita chiaramente lo spread sulle operazioni di trading, oppure i costi di gestione».

Il wealthtech espande l’offerta

L’obiettivo di porsi come punto di riferimento della gestione dei risparmi non è solo nell’agenda di Moneyfarm: anche altre wealthtech stanno infatti espandendo la loro offerta, spesso in direzione inversa, partendo cioè da una attività di trading o brokerage per spostarsi verso il mondo del risparmio gestito.

«Questa è una strategia che ha molto senso per entrambe le tipologie di player – sia per i wealth manager come Moneyfarm che per i broker. Riteniamo, però, come Moneyfarm di partire da una posizione di vantaggio in questo percorso di ampliamento, grazie al rapporto di fiducia costruito negli anni con i nostri clienti, che è alla base di una strategia di investimento di lungo periodo.

Più difficile è per broker che hanno costruito rapporti con la clientela più incentrati sul breve periodo e su attività di trading. Moneyfarm può comunque svolgere il ruolo di facilitatore, come accaduto con la partnership in UK con eToro, che si è affidato alle nostre competenze per lanciare un’offerta gestita (gli ISA britannici, NdR) “powered by Moneyfarm”».

 

Questo articolo è stato pubblicato sul numero di marzo 2024 di AziendaBanca ed è eccezionalmente disponibile gratuitamente anche sul sito web. Se vuoi ricevere AziendaBanca, puoi abbonarti nel nostro shop