Un credit score digitale per l’inclusione finanziaria: la storia di Fido

fido

In questo episodio di define banking parliamo del contributo del FinTech all’inclusione finanziaria. Non lo facciamo riferendoci a mercati in via di sviluppo ma partendo proprio dall’Italia.

Abbiamo intervistato Marko Maras, Amministratore Delegato e co-fondatore di Fido.

Ascolta "83. La valutazione creditizia di unbanked e invisibili, grazie alla "digital footprint". Con Marko Maras di Fido" su Spreaker.

Domanda. Chi è Fido e come nasce?

Risposta. Fido è una startup italiana nata a luglio 2020 per sviluppare un sistema di credit scoring digitale. Abbiamo sviluppato una piattaforma innovativa che fornisce un indice di affidabilità creditizia di una fascia nuova della popolazione.

D. Fido guarda ai consumatori invisibili: chi sono e perché è importante valutarli?

R. Quando parliamo di consumatori invisibili tipicamente parliamo di una fascia della popolazione giovane, tra i 18 e 25 anni, che non hanno avuto accesso ai sistemi finanziari tradizionali. Oppure di immigrati recenti in Italia, o ancora di persone che non hanno mai avuto un conto corrente bancario. In pratica, sono tutti quei soggetti che, di fatto e per vari motivi, non hanno mai interagito con il banking tradizionali e sono considerati invisibili, perché su di loro ci sono pochissime informazioni relative a poche transazioni ed è molto difficile poter in qualche modo includerli nei servizi finanziari.

Dal punto di vista della banca c’è l’opportunità di allargare il mercato e di fornire servizi a clienti che prima non potevano riceverli.

D. Fido si basa sul digital footprint. Che non è l’impronta digitale, ovviamente, ma è una serie di indicatori relativi al cliente. Quali dati utilizzate?

R. Allora partiamo dalla spiegazione del footprint digitale, con cui noi intendiamo una serie di segnali digitali che l'utente finale lascia nel momento in cui, ad esempio, atterra su una pagina web e compila un form di iscrizione o di richiesta di un conto o un prestito online. Informazioni come il numero di cellulare, l’indirizzo di posta elettronica, il tipo di dispositivo che sta utilizzando, la modalità in cui interagisce con il browser.

Da questi touchpoint posso estrarre molte informazioni interessanti per lo scoring creditizio. Sono tutti casi di segnali soft beta, che aiutano a capire meglio chi è il cliente: il costo commerciale del dispositivo utilizzato; il dominio dell’email fornita, a seconda che sia gratuita o aziendale; dall’email vado a verificare l’esistenza di profili associati sui social media; dal numero di cellulare posso capire che operatore usa, se in passato ha fatto una portability, o ancora in che paese si trova. Circa 150 informazioni sono elaborate da Fido in tempo reale grazie a un algoritmo di machine learning che valuta la rischiosità dell’utente finale.

D. E il cliente finale ha sempre il controllo dei suoi dati?

R. L’utente ovviamente deve essere avvisato della presenza della nostra sonda.Le aziende che lavorano con Fido, tipicamente, devono aggiornare l’informativa privacy collegata ai loro moduli e devono aggiornare la Cookie Policy. In modo che l’utente finale sia informato della nostra analisi e delle sue finalità.

D. Mi fai qualche esempio di settori con cui collabora Fido?

R. Il nostro sistema nasce per servire il settore bancario, e infatti abbiamo diversi clienti tra banche e FinTech. C’è però molto interesse anche al di fuori del settore finanziario: l’Automotive, il Travel e altri settori hanno l’esigenza di verificare non il merito creditizio, ma l’affidabilità del cliente. Un elemento utile per filtrare spam o lead fasulle, un fenomeno abbastanza frequente nell’onboarding digitale.

D. Non valutare, quindi, solo i consumatori invisibili ma, di fatto, il modello Fido può essere applicato anche agli altri clieni, magari in sinergia con indicatori più tradizionali?

R. I nostri clienti bancari hanno accesso al credit bureau e a sistemi di scoring tradizionali. In questo caso, Fido è una soluzione complementare che può essere utilizzata sia per i clienti di cui non c’è traccia nel bureau, sia per avere un punteggio in più sulla clientela già bancarizzata ma la cui storia creditizia non è così ricca. Sono quegli utenti che gli americani definiscono thin file, perché il faldone con le loro pratiche è molto sottile. Non sono clienti negativi, semplicemente sono pochi conosciuti.

D. A proposito di americani, Fido ha depositato un brevetto negli USA. Il vostro modello, d’altronde, è facilmente esportabile. Che piani avete per il futuro?

R. Dal punto di vista tecnico e tecnologico la nostra soluzione è già utilizzabile con utenti di qualunque Paese del mondo. Fido è un’azienda giovane e i nostri sforzi commerciali nel breve termine si concentrano sul consolidamento della nostra posizione nel mercato domestico. L’Italia è un paese-pilota da cui contiamo, a partire dal 2022, di avviare il nostro processo di internazionalizzazione verso i principali mercati europei.

 

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