Il costo del credito si innalzerà dopo le moratorie? Le banche devono capire se un'impresa è in grado di rimborsare regolarmente le rate: il risk manager ha bisogno di nuovi strumenti e di collaborare con CLO e CFO.
L’effetto anestetico dei regolatori
«È uno dei peggiori periodi dal dopo guerra – afferma Giorgio Costantino, Executive Director Transformation Services Global ed EMEA di CRIF – e l’outlook macroeconomico a geometria variabile, come conseguenza dell’emergenza sanitaria, comporta difficoltà nella gestione del rischio e nella sua previsione. I Governi si sono mossi bene, congelando le rate di mutui e prestiti e attivando misure di garanzia pubblica a sostegno della liquidità delle imprese. La regolamentazione bancaria si è mossa di conseguenza con provvedimenti - Calendar provisioning e IFRS9 in primis - che hanno creato un effetto “anestetico” sul rischio default, permettendo agli istituti di garantire liquidità all’economia senza il pericolo di vedere, nell’immediato, innalzarsi il costo del credito».
La gestione del credito
Il “farmaco” è stato quindi efficace nell’immediato. Ma nel lungo termine le banche potrebbero trovarsi di fronte a una nuova ondata di NPL e UtP. «Dalle nostre analisi il rischio di significativi incrementi del costo del credito a valle della fine dei provvedimenti (moratorie in primis) è reale. Cosa devono fare le banche? Anzitutto concentrarsi sulla gestione proattiva dei problemi – sottolinea Costantino. CRO, CLO e CFO devono diventare alleati per anticipare gli effetti negativi della fine dei congelamenti in atto, mettendosi nelle condizioni di “conoscere per decidere” sfruttando il maggior numero di informazioni».
Il polso del mercato
Su questo fronte, CRIF è al lavoro su Pulse: un servizio per misurare il polso della situazione sfruttando il patrimonio informativo sul credito, l’analisi dei flussi di cassa e algoritmi “forward looking” sui bilanci delle imprese, oltre a valutare l’effetto delle moratorie. «Servono occhiali diversi per guardare alla realtà – commenta Costantino – e continuare a garantire liquidità all’economia reale consapevoli di cosa potrà accadere tra 6-12 mesi, sia per effetto della fine dei provvedimenti straordinari, tra cui le moratorie, sia tenendo conto dell’impatto che l’attività di ogni azienda avrà sull’intera filiera produttiva. A questa visione di sistema CRIF affianca informazioni sulle relazioni tra distretti e indicatori sull’innovazione e sulla digitalizzazione delle imprese, misurati con tecniche di machine learning».
Alla ricerca di una nuova “resilienza” per il credito
CRIF vuole aiutare le banche «a migliorare il sistema di controlli sviluppando asset che, sfruttando il profondo patrimonio informativo, permettano di presidiare gli effetti dei cambiamenti sul costo del credito e del capitale; questo consentirà di comprendere la misura con cui tarare la modellistica con la quale le banche stimano il rischio default, già dal 2021. Per evitare comportamenti prociclici o, ancor peggio, non essere “coperti” quando i rischi si presenteranno. Ma le banche dovranno anche fare squadra: il CEO non può prescindere dalle indicazioni del CRO, che a sua volta dovrà collaborare con CLO e CFO e appoggiarsi a partner con una visione di sistema. Questo approccio è consigliato a tutte le banche, Significant e Less, per gestire questa tempesta perfetta e tramutarla in opportunità di rinnovata resilienza per la governance del credito».