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Con incentivi e finanza green, nel 2050 il 37% degli immobili sarà di classe A

CRIF case green

Marco Macellari, Director & Head of Risk Management di CRIF

Mutui e finanziamenti per la ristrutturazione green alla conquista del mercato. Secondo le stime dell’ESG Outlook di CRIF, in uno scenario ottimistico, caratterizzato da un forte impegno governativo, significativi incentivi fiscali e un positivo andamento macroeconomico, la finanza verde vedrà un ruolo crescente.

Gli istituti di credito avranno un ruolo cruciale nel promuovere prodotti finanziari sostenibili: i mutui green potrebbero arrivare a rappresentare dal 24% al 30% del mercato nel 2030 e oltre il 50% nel 2050; i finanziamenti per la ristrutturazione green, per l’efficientamento energetico delle abitazioni, potrebbero aumentare fino a raggiungere una quota dal 30% al 40% nel 2030, per toccare il 70% nel 2050.

Lo scenario attuale

Il processo di efficientamento energetico degli immobili italiani, in realtà, è già in atto, il che fa ben sperare dato l’ingresso delle recenti normative europee sulla sostenibilità degli edifici.

Secondo i dati SIAPE e CRIF, attualmente solo il 4% degli immobili residenziali italiani è in classe energetica A, anche se oltre il 40% degli edifici ristrutturati nel 2023 è stato portato alla classe energetica A e le nuove costruzioni in questa classe superano il 90%.

«Dalle evidenze contenute nel nostro studio emerge che un processo di efficientamento degli immobili è già in atto in Italia ma tanto si può e si deve ancora fare – afferma Marco Macellari, Director & Head of Risk Management di CRIF. Il ruolo delle banche è fondamentale per incanalare i flussi finanziari verso progetti e immobili sostenibili e la riqualificazione energetica.

Sarà inoltre necessario un intervento statale incisivo con politiche e incentivi mirati, che si innesti in modo sinergico con il sistema bancario, al fine di poter raggiungere gli obiettivi tracciati dall’Unione Europea nella direttiva Case Green».

Il mutuo casa tra le attività bancarie più sostenibili

L’analisi di CRIF si è infatti concentrata anche sui primi risultati relativi al Green Asset Ratio: il GAR, pubblicato dalle maggiori banche italiane, è l’indicatore utilizzato dagli istituti di credito per capire in quale misura le attività finanziarie siano allineate alla tassonomia europea per la finanza sostenibile.

Dall’analisi emerge come i prestiti garantiti da immobili residenziali rappresentino circa il 90% del totale dei finanziamenti che le banche possono includere nella stima del GAR, con il 66% già in linea con le regole europee per la finanza verde.

Insomma, i mutui casa costituiscono la principale attività sostenibile per le banche e rappresenta una buona base su cui innestare incentivi statali al fine di allinearsi agli obiettivi della direttiva Case Green dell’UE.

«Le banche possono svolgere un ruolo cruciale in questo processo di transizione, riprogettando le proprie strategie per aumentare l’erogazione di mutui Green e di prodotti finanziari per la riqualificazione energetica – commenta Macellari.

In questo modo possono allinearsi agli obiettivi di sostenibilità dell’Unione Europea e, al contempo, ridurre i requisiti di capitale grazie a un minor rischio del proprio portafoglio e anche grazie alla rivalutazione del valore degli immobili su cui è stata fatta un’azione di riqualificazione della classe energetica».

spec crif graf

Tre possibili scenari al 2050

Questo percorso verso l’efficienza energetica, oltre al supporto degli incentivi governativi, non può prescindere dalle misure di politica monetaria dettate dal contesto macroeconomico.

Questi elementi sono stati considerati da CRIF nella elaborazione, attraverso modelli statistici proprietari, di tre scenari distinti che considerano l’evoluzione delle classi energetiche degli immobili residenziali in Italia entro il 2050, tenendo conto, in particolare, di due fattori chiave: l’impegno del governo italiano e dell’UE nel promuovere l’efficienza energetica, insieme all’andamento macroeconomico.

Nello scenario più avverso, la riduzione di immobili in classe G sarà limitata: nel 2030 rappresenteranno il 34% e nel 2050 il 29% del totale degli immobili. Mentre la quota della classe energetica A migliorerà lentamente, passando al 6% nel 2030 e al 14% nel 2050.

Lo scenario intermedio contempla moderati sforzi per migliorare l’efficienza energetica, in linea con le tendenze in atto e supportati da incentivi paragonabili a quelli già in vigore, e porterà a una riduzione degli immobili di classe G al 13%, mentre quelli di classe A dovrebbero coprire il 31% del totale degli immobili nel 2050.

Tuttavia, resterebbe una significativa quota di edifici appartenenti alle classi meno efficienti.

Considerando invece lo scenario ottimistico, si riscontrano miglioramenti più netti: riduzione degli immobili in classe G al 26% entro il 2030 e al 7% entro il 2050; dall’altro lato, un aumento significativo degli immobili in classe A che toccano il 14% nel 2030 e il 37% nel 2050 sul totale degli immobili.

«La transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio e un futuro sostenibile deve proseguire senza sosta ed essere obiettivo comune di tutte le parti coinvolte, poiché rappresenta non solo una necessità ambientale ma anche un’opportunità strategica di innovazione per il settore finanziario, migliorando la fiducia di clienti e investitori», conclude Macellari.

Le scadenze della Direttiva Case Green

La normativa Performance of Buildings Directive (EPBD) dell’UE, nota come “Direttiva Case Green”, promuove la riqualificazione energetica in ogni stato membro degli immobili residenziali e non residenziali dal 2030, indicando alcune scadenze intermedie:

  • dal 1° gennaio 2030, è previsto che tutti gli immobili (residenziali e non) di nuova costruzione siano a emissioni zero;
  • per gli immobili residenziali esistenti, è prevista una riduzione del consumo medio di energia del 16% entro il 2030 e una riduzione del 20-22% entro il 2035 (garantendo almeno il 55% della riduzione di consumo medio di energia primaria attraverso la ristrutturazione di edifici a bassa prestazione energetica);
  • per gli immobili non residenziali esistenti, è prevista una riduzione del consumo medio di energia del 16% entro il 2030 e una riduzione del 26% entro il 2033.

 

Questo articolo è stato pubblicato sul numero di luglio/agosto 2024 di AziendaBanca ed è eccezionalmente disponibile gratuitamente anche sul sito web. Se vuoi ricevere AziendaBanca, puoi abbonarti nel nostro shop