Un anno di Dojo in Italia: forte concorrenza sui prezzi, fondamentali gli agenti sul campo

Un anno di Dojo in Italia
Antonio Di Berardino, General Manager Italia di Dojo

È passato poco più di un anno dall’arrivo in Italia di Dojo, paytech britannica attiva in diversi Paesi.

Dojo è una delle tante realtà che puntano a intercettare la crescente digitalizzazione dei pagamenti nel mercato italiano.

Al Salone dei Pagamenti di fine ottobre abbiamo incontrato il General Manager Italia, Antonio Di Berardino, e ci siamo fatti raccontare come è andato questo primo anno. L’intervista è stata riportata in un episodio del nostro podcast “#define banking, di cui questo testo è un adattamento.

AG. Che risultati avete ottenuto in questo primo anno sul mercato italiano?

ADB. Abbiamo ottenuto successi oltre le nostre aspettative. Abbiamo pienamente raggiunto gli obiettivi definiti prima dello sbarco in Italia, ma soprattutto siamo soddisfatti dell’accoglienza che stiamo ricevendo.

Il nostro servizio è apprezzato e i potenziali clienti ci cercano. Le campagne pubblicitarie e il sito web intercettano una richiesta molto forte e, quindi, siamo davvero contenti.

Il nostro organico è cresciuto da una sola persona, cioè io, a 25 e questo ci ha richiesto di cambiare sede e di strutturarci in modo più rapido di quanto ci aspettavamo.

AG. Puoi darci qualche numero assoluto in termini di clienti?

ADB. Posso dirti che il tasso di crescita dei nuovi clienti è stato del 30% su base mensile, da novembre 2024 a ottobre 2025.

AG. Hai citato una sorpresa positiva, cioè l’ottimo riscontro trovato sul mercato italiano. C’è stata anche una sorpresa “negativa”, qualcosa che si è rivelato più difficile di quanto atteso?

ADB. Non so se definirlo una sorpresa negativa, però sicuramente c’è un aspetto a cui ci siamo dovuti adeguare. Pensavamo che il mercato italiano fosse complesso e complicato, vista la presenza di moltissimi operatori, ma anche relativamente tranquillo in termini di concorrenza. E invece, abbiamo scoperto che la pressione sui prezzi è maggiore di quanto ipotizzavamo.

Vorrei però aggiungere un’altra sorpresa positiva, collegata alla forte concorrenza che abbiamo trovato in Italia. La pressione sui prezzi è certamente sfidante, ma a noi ha permesso di entrare più facilmente nel mercato. Uno dei timori che si ha, nell’arrivare in un nuovo paese, è che un brand ancora sconosciuto faccia fatica a imporsi.

E invece, abbiamo scoperto che gli esercenti italiani, anche grazie ai nostri concorrenti che operano in questo mercato da più tempo, sono molto curiosi e aperti alle novità: vogliono capire se fornitori diversi possono permettere loro di fare cose nuove. E questo è molto positivo per noi.

AG. Un anno fa avevate individuato alcune categorie merceologiche prioritarie sul mercato. Sono ancora le stesse?

ADB. L’hospitality si conferma come il verticale più vicino alla nostra offerta, così come è accaduto nel mercato UK. Rispetto a questo mercato, abbiamo allargato il raggio di azione anche alla parte più tipicamente retail, quindi con un’offerta di prodotto puro, con un’ottima accoglienza.

AG. E come ci si distingue dalla concorrenza? Che cosa si può dare per “andare oltre” il pagamento?

ADB. Ti riporto quello che dicono i nostri clienti: velocità, sicurezza delle transazioni, affidabilità e continuità del servizio. Questi sono gli elementi che vanno oltre il pagamento e incidono sull’esperienza dell’esercente e del cliente finale, eliminando un punto potenziale di frizione.

AG. Poco fa hai detto che diversi contatti di potenziali clienti arrivano dal web. Un anno fa avevate presentato un modello distributivo con agenti sul territorio. Questo modello funziona?

ADB. Devo dire che il modello agenti sta funzionando molto bene e a oggi copriamo l’intero territorio nazionale. Abbiamo raccolto professionisti molto validi e una delle chiavi del successo di questo primo anno è proprio il loro ruolo.

Il nostro team interno seleziona gli agenti in modo molto mirato e questo garantisce l’efficacia della loro azione.

Riteniamo sia importante metterci la faccia e dare all’esercente una persona con cui potersi confrontare e a cui raccontare la propria storia. Formiamo i nostri agenti proprio per costruire questo rapporto di fiducia e il modello distributivo che stiamo mettendo a terra qui in Italia vuole proprio qualificarci come realtà conosciuta e di cui ci si può fidare.

Detto questo, la risposta che abbiamo avuto dalla comunicazione web è stata sicuramente più alta di quanto pensassimo, ma questo buon risultato non ci ha fatto modificare il nostro modello.

AG. Quali novità sono in arrivo, per il prossimo anno?

ADB. Lato hardware, abbiamo da poco lanciato il nostro dispositivo portatile, Dojo Pocket, che sta riscuotendo molto interesse. È un device di piccole dimensioni che racchiude tutto ciò che può servire a un esercente e a un ristoratore, permettendo di interagire con il cliente finale per la presa d’ordine, la gestione del tavolo e il pagamento.

Andremo poi a espandere ulteriormente le modalità di pagamento accettate dai nostri terminali: l’esercente, d’altronde, vuole i metodi che sono richiesti dal cliente. E il consumatore italiano è sempre più aperto a provare nuovi metodi.

 

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