Non solo pagamenti. La strada del successo dell’mPOS passa dai servizi a valore aggiunto personalizzati per ogni esercente e dall’integrazione che offre con i processi di back end e con il gestionale di cassa delle aziende. A due anni dal lancio dell’mPOS sul mercato, in occasione del decimo appuntamento PayLab, la tavola rotonda sull’innovazione dei sistemi di pagamento organizzata da Azienda- Banca e Ingenico Italia, si è aperto il confronto sui numeri del terminale, sebbene ancora “immaturi” in termini di volumi del transato. Si è però compreso quanto possa insegnare l’esperienza dell’mPOS, soprattutto guardando alla nuova Legge di Stabilità che promuove i pagamenti elettronici anche per le piccole spese e al nuovo Decreto Legge in materia di fiscalità previsto per il 2017. Normative che dovrebbero sospingere ulteriormente l’utilizzo dei POS, siano essi tradizionali o mobili, agevolando la dematerializzazione degli scontrini fiscali relativi alle transazioni e promuovendo l’integrazione tra i terminali e i gestionali di cassa. Ancora una volta, però, bisognerà fare sistema, pensare a incentivi ed educare merchant e clienti, con l’obiettivo di aggredire quell’80% di transazioni che in Italia avviene ancora in contanti.
Climax discendente per il contante

Obiettivo per l’mPOS: transazioni per 2 miliardi e mezzo
E questa potenzialità si trova espressa nei primi numeri che vengono dal mercato, «con quasi 90mila mPOS attivi a fine 2015 – racconta Valeria Portale, Researcher del Politecnicodi Milano –
e transazioni per un valore medio di 2.500 euro per mPOS nel 2014», e ancor più ponendo la lente di ingrandimento sui soli mPOS Ingenico. «Su 100mila mPOS distribuiti il 70% è attivo – precisa Luciano Cavazzana, Presidente e Amministratore Delegato di Ingenico Italia. Inoltre, se nel 2014 abbiamo registrato un milione di transazioni, nel 2015 si sono superati i 4 milioni, con una transazione media di 106 euro e 500 milioni di euro di transato annuo: con questi numeri, l’Italia è uno dei Paesi più importanti per diffusione dell’mPOS e ci stiamo avvicinando all’obiettivo di 2 miliardi e mezzo di transato fissato per il 2017».
L’assicurazione e l’mPOS

assicurative. Un esempio è Alleanza Assicurazioni (di cui abbiamo parlato sul numero di dicembre di AziendaBanca, pag. 52, NdR) che sta utilizzando l’mPOS all’interno di una strategia multicanale di vendita per la rete di agenti. Ma anche altre compagnie mostrano un interesse crescente. «Abbiamo finora installato circa 18mila mPOS – commenta Raffaele Sandroni, Direzione Business Development e Innovazione di CartaSi – e la clientela che ha maggiormente beneficiatodi questo terminale è proprio quellaassicurativa, in quanto abbiamo fornito uno strumento di incasso per il pagamento elettronico che, grazie alle app, interagisce direttamente con il backoffice dell’azienda. In questicontesti viene massimizzato l’approccio all’mPOS anche se altre tipologie di merchant, meno complesse dal punto di vista architetturale e applicativo, stanno utilizzando l’mPOS ricavando i benefici della estrema portatilità del dispositivo».
Introdurre il mobile nel core delle attività

Imparare dalle esperienze

Manager di TIM. «Il mercato si era focalizzato troppo sullo small business – commenta – e in maniera generica, senza accorgersi che il cluster di clientela più interessato è quello delle assicurazioni e della rete di agenti che possono interagire con il back end dell’agenzia grazie alle applicazioni mobile legate all’mPOS: perché offrire solo un canale di accettazione per il pagamento alla fine si rivela un costo, a volte percepito anche come maggiore rispetto al contante. Mentre offrire una app collegata all’mPOS e, insieme, anche un canale di assistenza dedicata può rivelarsi una strategia corretta, come abbiamo fatto, ad esempio, con Cooperativa TAXI Sassari Service, cui abbiamo fornito un supporto dedicato alle installazioni dei terminali». «Il risvolto dell’assistenza post vendita è cruciale – conferma Michele Ermini, Project Manager di H3G – tanto che spesso il cliente, in determinate situazioni di utilizzo del servizio, era in difficoltà su chi contattare; se l’operatore, la banca o il fornitore dello strumento di accettazione».
“Accompagnare” il business...

... e offrire app a valore aggiunto
È tuttavia un lavoro “a più mani”, «perché anche la rete di vendita naturalmente deve essere istruita – sottolinea Antonella Torelli, Direzione Prodotti e Marketing di Banca Popolare di Milano – così da non indurre inconfusione il commerciante. Ma ancora più importante è capire perché, nonostante le richieste, a volte l’mPOS non venga poi effettivamente utilizzato: il problema è che spesso il terminale non è percepito come uno strumento a valore aggiunto, ma solo come un costo. La soluzione allora è creare delle app personalizzate e chiarire maggiormente anche il fronte commissionale, così da permettere al commerciante di confrontare in modo chiaro il pricing correlato».
Se lo scontrino scompare
Tuttavia, tra i nodi da risolvere c’è anche, secondo Torelli, quello legato alla dematerializzazione veicolata dall’mPOS: ovvero la mancanza dello scontrino cartaceo. Un problema alquanto sentito in Italia, ma non in altri Paesi, come ad esempio il Regno Unito dove oramai si chiede direttamente al cliente di scegliere se ricevere o meno lo scontrino fisico della transazione via POS. «Il dover chiedere al cliente il numero di telefono o l’email – continua Torelli – per l’invio della ricevuta è una pratica che non tutti gli esercenti, e i clienti, accettano di buon grado».
L’mPOS e l’anti-evasione

Chi è già in linea: GDO e grandi retailer
Ponendo maggiore attenzione, potremmo anche capire che la proposta del Decreto è già stata abbracciata da alcuni grandi retailer: dalla GDO che ormai ha dematerializzato lo scontrino emesso dal POS grazie alla integrazione tra il terminale e il registratore di cassa e all’archiviazione centralizzata di tutti i dati, offrendo ai consumatori un’unica fattura. Ma anche alcuni brand del lusso, che coccolano il cliente proponendogli un pagamento immediato grazie ai POS mobili e, soprattutto grazie all’mPOS, «che comunica in via telematica con il registratore di cassa – aggiunge Rizzoli – snellendo le code e offrendo un servizio “premium”».
Gli esempi stranieri
Se volgiamo il nostro sguardo al di fuori dell’Italia, per dirigerci verso Paesi che da tempo hanno adottato queste tecnologie, i risultati sono tangibili. «In Turchia questa normativa fiscale è già in vigore e ha portato a un rinnovamento di tutto il parco POS per integrarlo al registrare di cassa e trasmettere online tutti i corrispettivi, anche nel caso di pagamento in contanti e con buoni pasto – commenta Cavazzana. E lo stesso vale per la Croazia, dove tutti gli strumenti di accettazione sono collegati alla cassa e le transazioni POS vengono inviate all’autorità fiscale: i due mondi (POS e fiscalità) si sono quindi avvicinati, semplificando la dichiarazione dei corrispettivi e anche i pagamenti».
Cosa apprendere dall’mPOS
D’altronde il POS è uno strumento sempre connesso, mentre i registratori di cassa, in particolare quelli più vecchi sono offline. «La necessità dell’online porterà a una maggiore diffusione dell’m- POS – annuncia Rizzoli – portando la cassa verso il cliente». Ma anche a una “modernizzazione” degli strumenti d’accettazione “classici”, come suggerisce Cavazzana, «anche per il POS tradizionale è giunto il momento di arricchirsi di applicativi di cassa integrati – aggiunge – e la lezione da apprendere è veicolata proprio dall’mPOS». «L’mPOS – aggiunge Sandroni –, grazie all’interazione nativa con dispositivi esterni e l’interfaccia utente supportata dall’app, può rappresentare un proficuo modello di ispirazione per un “punto cassa” evoluto: maggiore integrazione con gli applicativi di back office, potenziale standardizzazione della fase di scambio importo con gli ECR, arricchimento delle funzionalità rese disponibili tramite specifiche app da installare sui dispositivi esterni. In altre parole se si prende a paradigma l’mPOS, estendendone le caratteristiche al mondo dei terminali stand alone “desktop”, è possibile ripensare e innovare il punto cassa introducendo reali benefici sia per il titolare di carte (es. migliore interfaccia utente, sistemi di fidelizzazione dinamica, advertising mirato) sia per il merchant (es. interfacce informative e dispositive, servizi online a supporto del business, rendicontazione evoluta, dematerializzazione scontrini e probabilmente servizi di assistenza più efficienti)».
Oltre l’obbligo fiscale
Se spesso in Italia obblighi e sanzioni finiscono per aver ben pochi effetti forse una strategia più adeguata al nostro Paese potrebbe essere anche quella di affiancare a servizi a valore aggiunto degli incentivi, rivolti a merchant e clienti. «D’altronde, In Italia la rete c’è: è già presente un POS ogni 30mila persone e gli italiani possiedono 1,5 carte pro capite, ma le usano solo per 38 operazioni all’anno (contro una media UE di 90) – osserva Portale. La via corretta, che presto proporremo anche al Governo presentando un nostro documento di lavoro teso a una azione di sistema, è quella dell’incentivo: lotterie legate ad esempio alla emanazione dello scontrino, che sono un ottimo strumento di marketing; oppure sgravi fiscali, con rimborsi IVA lato esercente e consumatore, come fatto in Corea del Sud, in Colombia e in Argentina portando a una riduzione dell’economia sommersa».
Educazione e incentivi: l’esempio della Cashless City

La P.A. tiene il passo
In questi progetti la Pubblica Amministrazione ha un grande potere. «La P.A. sta vivendo un picco di accelerazione verso l’accettazione dei pagamenti elettronici – continua Gallo. Nell’ultimo anno, grazie al sostegno dei partner bancari, abbiamo aggiornato i sistemi di accettazione presso le tesorerie degli enti nazionali e locali di riscossione dei tributi, per consentire l’accettazione dei pagamenti con le carte e la limitazione dei pagamenti in contanti. Perché la vera lotta al contante parte dalla P.A.».
Attirare i consumatori

LA REAZIONE DEL VENDING AL DECRETO SULLA FISCALITÀ
Dopo un iniziale allarmismo, dovuto principalmente alla estesa rete di vending machine da aggiornare (750mila macchine in Italia), per garantire comunicazioni sicure e inviolabili verso l’Agenzia delle Entrate, con investimenti che richiederebbero molti milioni e tempi lunghi, il settore del vending ha scelto di guardare alle «soluzioni vicine per adeguarsi al Decreto Legge in materia di fiscalità – chiarisce Cristian Brugnetti, Product Manager di N&W. Ovvero dotare i dispositivi vending di connessioni bluetooth o Wi-Fi e sfruttare il più possibile gli smartphone o i palmari, già utilizzati nel settore, per prelevare i dati sulle transazioni contenuti nelle vending machine stesse e inviarli immediatamente, attraverso una app dedicata, all’Agenzia delle Entrate».
LA VOCE ALL’MPOS
I pagamenti elettronici non conoscono discriminazioni. ABI, l’Unione Italiana dei Cechi e degli Ipovedenti, Ingenico Italia e Consorzio Bancomat hanno ideato un terminale di accettazione dedicato ai non vedenti. «I merchant con questa disabilità hanno serie difficoltà nell’utilizzo del POS tradizionale – racconta Dorkin. Per questo motivo abbiamo sfruttato le potenzialità offerte dal mobile POS, collegato agli smartphone e ai tablet, per mettere a disposizione dei non vedenti una app vocale, disponibile per dispositivi Android e iOS, che guida l’esercente nell’accettazione del pagamento elettronico. Grazie all’mPOS abbiamo quindi esplorato nuove strade, prima impensabili, per affrontare difficoltà che inizialmente apparivano insormontabili».