Il contesto
Una banca del futuro che, come ha detto il Ministro Pier Carlo Padoan in apertura dell’evento, si troverà a sviluppare un nuovo modello di banca alla luce della lezione della crisi, ma anche di un contesto economico completamente mutato. L’intervento di Padoan è stato seguito da una tavola rotonda di elevatissimo profilo, da cui abbiamo estratto sette parole chiave: NPLs, Redditività, Fusioni, Modello di business, Challenger Banks, Normativa, Robo-banking
Alla tavola rotonda hanno partecipato:
• Bob Diamond, Founding Partner e CEO, Atlas Merchant Capital;
• Sergio Ermotti, CEO, UBS Group;
• Carlo Messina, CEO, Intesa Sanpaolo;
• Alberto Nagel, CEO, Mediobanca;
• Salvatore Rossi, Senior Deputy Governor, Banca d'Italia;
• Lorenzo Bini Smaghi, Chairman, Société Générale.
NPL
Emergenza passata, sembrerebbe. Quella che Carlo Messina ha definito, senza mezzi termini, un’ossessione nella percezione del Regolatore, sembra sotto controllo. Merito del valore netto, del collaterale, della ripresa del mercato immobiliare. E degli interventi che hanno ridotto il rischio sistemico. Il problema, ha aggiunto Alberto Nagel, è piuttosto consolidare le banche, lavorando nei prossimi 18 mesi sul tema della profittabilità.
Redditività
Giustamente, il tema chiave nello scenario post-crisi con rendimenti zero se non negativi. Una situazione che, stando alle dichiarazioni, non sembra destinata a migliorare rapidamente. Bob Diamond ha sottolineato il bisogno di fare ripartire la macchina del credito a famiglie e small business, sostenendo consumi e disoccupazione. Ma la reale domanda è: dopo la crisi il modello di business basato sul credito, così radicato nelle banche italiane, è ancora sostenibile?
Fusioni
Una possibile risposta alla necessità di migliorare la produttività è la ricerca di efficienza e di scala. Le fusioni bancarie sono almeno una parte della soluzione, ma non sono una banalità quando vanno realizzate. Lorenzo Bini Smaghi ha sottolineato la necessità che il Regolatore favorisca questo genere di operazioni. Sergio Ermotti ha ipotizzato un nuovo livello di consolidamento nei mercati europei, ribadendo che le fusioni non risolvono da sole il problema della redditività.
Ma queste fusioni dovrebbero essere a livello nazionale o regionale (cioè europeo)? Secondo Bob Diamond, retail e commercial banking sono adatti a player nazionali, al massimo regionali. E difficilmente le grandi banche internazionali vorranno impegnarcisi (lasciando intendere che una invasione di big internazionali nel nostro retail banking è difficile). Salvatore Rossi ha evidenziato come il consolidamento non sia un obiettivo in sé ma una opportunità di creare sinergie e tagliare i costi. Carlo Messina ne conclude che sia più semplice lavorare a fusioni a livello nazionale: nel cross-border, escludendo l’ambito IT, è difficile immaginare reali sinergie su paesi e mercati diversi. Senza contare l’eventuale richiesta di nuovi aumenti di capitale da parte del Regolatore. Anche Alberto Nagel concorda sulle troppe incertezze (anche normative) che oggi rendono difficile immaginare una operazione di fusione cross-border.
Modello di business
Per rilanciare la redditività, allora, bisogna lavorare sul modello di business. O produci servizi o li distribuisci, ha sintetizzato con efficacia Lorenzo Bini Smaghi: per produrli ci vogliono grandi dimensioni, per distribuirli ci vuole grande efficienza. Sergio Ermotti prevede, per i prossimi anni, una ulteriore riduzione del numero di banche in Europa: almeno il 30% in meno. Con la crisi, secondo Ermotti, è venuta meno l’aspirazione delle banche a modelli di business “universali”. E se usciamo da un decennio in cui la normativa ha plasmato il mercato, nei prossimi 10 anni il principale driver di cambiamento sarà la tecnologia.
Challenger banks
Parlando di tecnologia, era inevitabile che si citasse da subito il pericolo di nuovi player. Secondo Bob Diamond, le challenger bank hanno il grande vantaggio di essere libere dai sistemi legacy, la cui manutenzione è una vera zavorra sui budget IT delle banche. Alberto Nagel, invece, ha commentato come di challenger bank profittevoli non se ne siano ancora viste: i risultati di business vedono in vantaggio le banche esistenti che sapranno trasformarsi da fornitori di infrastruttura a fornitori di consulenza, facendo leva sulla tecnologia e sui dati. Un dato molto interessante viene da Lorenzo Bini Smaghi: i servizi di internet banking avrebbero bisogno di molti più utenti per essere realmente profittevoli. E il vero pericolo viene dai cosiddetti OTT: come si comporteranno le banche quando i giganti di internet chiederanno di accedere ai dati dei clienti bancari? Quale normativa regolerà questo accesso e l’uso dei dati?
Normativa
Il Regolatore ricorre continuamente nel corso del confronto. Uno spunto interessante sul tema viene da Alberto Nagel: le banche europee sono più forte dopo la crisi, come emerge dagli stress test, e hanno imparato una lezione. Ma a livello europeo manca un’unione bancaria e un framework che consenta ad esempio alle autorità europee di intervenire rapidamente in caso di crisi. Si è poi più volte sottolineato il pericolo della mancanza di regolamentazione verso i player tecnologici che entrano nel perimetro del banking. Anche perché, come ha commentato Sergio Ermotti, oggi le banche sono sono autorizzate a trattare i dati dei clienti come fanno i giganti di internet: quando i due mondi si avvicineranno, la tensione (anche normativa) sarà inevitabile.
Robo-banking
Ultima frontiera della tecnologia, ha meritato un capitolo a sé. Per Carlo Messina il roboadvisory funzionerà per alcuni prodotti e ambiti, anche nel wealth management: richiederà qualche investimento e porterà efficienza, anche se forse in un segmento di mercato non così significativo.
Anche per Sergio Ermotti qualche genere di disintermediazione “robo” sarà possibile soprattutto nel retail base, mentre è difficile immaginare un impatto significativo sul Wealth Management: qui la tecnologia permetterà piuttosto ai clienti di avere servizi più efficienti e comunicare meglio con la banca.
Questo articolo è stato pubblicato sul numero di ottobre di AziendaBanca