La disruption fa paura, molto più del Covid. Un sondaggio internazionale condotto da AlixPartners, società di consulenza globale, rivela come 3 manager italiani su 10 temono che la propria azienda non sia in grado di affrontare i fattori di discontinuità e addirittura di perdere il posto di lavoro per via della trasformazione del settore.
Cosa è la disruption?
Lo studio, Disruption Index 2021 di AlixPartners, indaga in primis cosa si intenda per disruption: ovvero quelle forze economiche, sociali, regolamentari, tecnologiche e anche ambientali che spostano le imprese, i mercati e gli ecosistemi verso nuovi modelli di business. E i CEO intervistati hanno confermato come il Covid-19 non abbia portato a un vera disruption, tanto da risultare infine meno impattante rispetto alle sfide aziendali di lungo termine, come l’automazione o la sostenibilità.
I timori
Anche se con percentuali più basse rispetto a quelle globali, in Italia il 30% dei manager ha paura di perdere il lavoro a causa della trasformazione del settore in cui opera (a livello globale la percentuale sale al 45%) e poco meno di 3 su 10 temono che l’azienda non stia intraprendendo le azioni necessarie per affrontare la discontinuità attesa (29% vs. 48% a livello globale).
Servono competenze
Ma il dato più allarmante è quello relativo alle (mancate) competenze: ben il 44% dei leader ritiene infatti che una carenza di talenti renda la propria azienda più vulnerabile (50% a livello globale).
I fattori della disruption
D’altronde, i fattori di disruption riguardano più ambiti. Dalla concorrenza ad altri modelli di business, nuovi o in evoluzione (30% in Italia, 34% a livello globale): pensiamo all’open banking e a come in generale la PSD2 abbia chiamato le banche a un’apertura abbastanza complessa da gestire e governare dal punto di vista strategico e concorrenziale. E poi c’è anche la sfera tecnologica: spesso parliamo infatti di RPA, intelligenza artificiale, machine learning (guardando al banking ma queste tecnologie ben si innestano con tutta la sfera dell’IoT e dell’Industry 4.0) con l’obiettivo di arrivare a una reale automazione. E, infine, la richiesta del cliente, da esaudire, in termini di prodotti, servizi ma anche esperienze personalizzate.