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La previdenza non è un sostantivo femminile

Generica piano pensione«La previdenza non è un sostantivo femminile in quanto non lo è nemmeno il mercato del lavoro». Esordisce con questa frase Laura Crescentini, Coordinatore Tecnico di Assoprevidenza, in occasione dell’incontro su welfare e donne nella Giornata Nazionale della Previdenza 2014, chiarendo come le donne oggi, non solo per via di una longevità maggiore ma anche per una minore partecipazione al mercato del lavoro, si ritrovino con una pensione inferiore rispetto a quella degli uomini, ma non abbiano ancora pensato alla previdenza complementare.

Aspettativa di vita più lunga

Difatti, le aspettative di vita delle donne over 65 sono superiori di 3,4 anni rispetto a quelle degli uomini e, quindi, dovranno percepire la pensione per un periodo più lungo di circa il 20%, con importi conseguentemente ridotti rispetto agli uomini. Ma il tasso di partecipazione alla previdenza complementare delle lavoratrici italiane si attesta a solo il 25,7% (gli iscritti di sesso femminile rappresentano il 36% degli aderenti).

La pensione media delle donne

Il sistema pensionistico riflette, come accennato, le discriminazioni esistenti nel mercato del lavoro: secondo i dati Istat le donne percepiscono in media 12.840 euro lordi l’anno, rispetto ai 18.435 degli uomini. Secondo lo studio The Younger Wife's Curse realizzato dal Gruppo Allianz, attualmente in Italia il 16,1% delle donne over 65 ha un reddito inferiore alla soglia di povertà. Occorre quindi concentrare l’attenzione sulle iniziative volte a un miglioramento della partecipazione delle donne al lavoro, con particolare riferimento all’implementazione dei servizi (per la cura dei figli e/o dei familiari anziani) e alla conciliazione dei tempi di lavoro, al fine di consentire un’effettiva uguaglianza in termini di opportunità.

Donne giovani verso la previdenza complementare

Serve una maggiore sensibilità e attenzione alle tematiche previdenziali in un mondo che sta cambiando atteggiamento nei confronti della vita. Secondo quanto rilevato dallo studio “Security-Trust-Solidarity” realizzato dal gruppo Allianz a livello globale, il 54% degli italiani di età compresa fra i 30 e i 45 anni e il 37% di cittadini fra i 60 e i 75 anni dichiara di essere molto preoccupato circa la propria situazione finanziaria dopo essere andato in pensione e la maggior parte dei giovani teme di non riuscire a risparmiare a sufficienza per la propria vecchiaia. Qualcosa però sta cambiando, soprattutto fra le donne più giovani tra le quali sembra diffondersi una crescente consapevolezza che la previdenza complementare rappresenti oggi l’unico strumento in grado di supplire all’assottigliamento dell’assegno pensionistico di base. Guardando gli aderenti ai fondi pensione si scopre infatti che soltanto il 9% degli uomini ha meno di 35 anni, mentre tra le donne la percentuale è praticamente doppia (sfiora il 18%).

Se i coniugi si separano una pensione sola non basta

Divorzi e separazioni sono in costante crescita: se nel 1995 ogni mille matrimoni si registravano 158 separazioni e 80 divorzi (dati Istat), nel 2009 si arriva a 297 separazioni e 181 divorzi. Quasi una coppia sposata su due affronta quindi la separazione o divorzia. Il risparmio previdenziale del marito spesso non è sufficiente per mantenere entrambi i partner negli anni della pensione. Anche per non correre questo rischio, come sottolineato al convegno di Assoprevidenza, soprattutto per le donne è assolutamente necessario provvedere autonomamente al proprio futuro. Ed ecco che, in questo scenario, si inseriscono le possibilità di investimento, come sottolineato da AIFI (Associazione Italiana del Private Equity e Venture Capital): «In particolare – precisa Alessia Muzio, Direttore Ufficio Studi AIFI – l’investimento dei fondi pensione nel private equity, che investe in imprese ad alto potenziale di sviluppo, ma anche in nuove iniziative o in situazioni di difficoltà finanziaria o ricambio generazionale, può rappresentare un fondamentale strumento per convogliare il risparmio privato nell’economia reale».

Il decalogo

Per sensibilizzare le donne sui vantaggi di una corretta pianificazione finanziaria, una garanzia di reddito adeguato e una pensione solida, Allianz ha inoltre creato un decalogo degli errori da evitare:

1. Mio marito guadagna bene e può mantenere anche me
2. Non mi interessa l’argomento pensione, in qualche modo me la caverò
3. Ho appena 30 anni, ci penserò più avanti
4. Part-time e piccoli lavoretti, in qualche modo mi basteranno per la pensione
5. Devo occuparmi dei figli, quindi non posso lavorare
6. Dopo la maternità non ho più pensato di rimettermi in gioco
7. Ho 55 anni, posso smettere di pagare i contributi perché la pensione arriverà presto
8. Devo occuparmi dei miei genitori anziani e malati. Questo impegno mi verrà riconosciuto
9. La crisi finanziaria ha bruciato i risparmi di molti. Non investirò mai sui mercati azionari
10. Non mi occorre molto per vivere, quindi non devo risparmiare.  

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