Da 21mila euro di fatturato nel 2016 a 1,65 milioni nel 2019. Niente sintetizza la storia di Winelivery come i numeri presentati da Francesco Magro, tra i fondatori dell’azienda, all’Osservatorio Crowdinvesting del PoliMI.

Che cosa è Winelivery: come funziona
Winelivery è un servizio di consegna a domicilio di vini (ma anche cocktail, accessori per il vino, stuzzichini da aperitivo, cocktail monodose Nio e di casse di acqua fin dentro casa, che è poi la killer application di molti servizi di spesa online). Consegna garantita in 30 minuti e alla giusta temperatura di servizio: basta stappare, insomma. La consegna è gratuita da un minimo di 29 euro (il prezzo di consegna per ordini di importo inferiore dipende dalla città) e ovviamente anche l'assortimento di prodotti disponibili dipende dall'indirizzo del cliente.
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Tre round di crowdfunding
Winelivery ha concluso tre round di crowdfunding, tutti di equity. Ma nessuno di questi round è stato uguale al precedente. Come raccontato da Magro, all’inizio Winelivery non aveva convinto particolarmente né le banche (ma le startup ci sono abituate) né aveva sfondato tra il venture capital. Da qui l’idea di “provarci” su CrowdFundMe: senza grandi aspettative, in realtà. Si puntava a raccogliere 50mila euro, con un cap a 100mila. La campagna, manco a dirlo, è andata in overfunding: l’idea era facile da capire e gli investitori (che potevano certamente immaginare di diventare, un giorno, anche clienti) ci hanno creduto.
Arriva un business plan, con obiettivi e promesse. Che, un anno dopo, vengono mantenuti. Parte una seconda campagna di equity crowdfunding in cui l’asticella si alza, gli obiettivi si fanno più ambiziosi. In 26 giorni vengono raccolti 400mila euro (altri 96mila sono restituiti per overfunding) senza troppe ansie: si sapeva, ad esempio, che gli investitori avrebbero confermato la fiducia nell’azienda, sfruttando il diritto di prelazione. E Winelivery aveva imparato a comunicare, lavorando sulla notiziabilità del progetto e della campagna.
Modello analogo per il terzo round, chiuso a gennaio 2019 con la raccolta di 1,35 milioni. La strategia di comunicazione puntava sull’idea di una campagna milionaria e dal punto di vista qualitativo bisogna segnalare che molti investitori hanno scelto tagli superiori ai 100mila euro. Un terzo round solo relativamente “crowd”, insomma. Tanto che ora, dopo avere raccolto 1,85 milioni e 560 soci nei tre round, Winelivery sta lavorando a un Round-A e non nega di pensare all’IPO. Non nel breve termine, però: si farà quando l’Ebitda sarà positivo. Il servizio è ormai attivo in molte città italiane e, con qualche ritardo rispetto a quanto programmato, arriverà a Monaco di Baviera e Parigi.
Vantaggi e svantaggi del crowdfunding secondo Winelivery
Un’esperienza positiva di crowdfunding. Uno strumento che, ha concluso Magro, presenta vantaggi ma anche svantaggi. Tra i primi rientrano diversi elementi:
- la valutazione più elevata rispetto ad altri strumenti, la valutazione post-money di Winelivery è arrivata a 8,5 milioni di euro;
- la semplicità di raccolta, perché lavorare con un business plan che stia in piedi e un’idea facile da capire è relativamente più semplice con una platea di piccoli investitori, rispetto al confronto con venture capitalist e business angels;
- l’effetto marketing: la notiziabilità porta non solo investitori ma anche clienti che alimentano la crescita aziendale;
- la rete di partnership che si viene a creare con il network di azionisti, che portano attivamente all’azienda proposte e opportunità.
Ci sono, ovviamente, anche degli elementi negativi:
- la complessità burocratica post crowdfunding: la gestione di 560 soci non è banale e costa molto. Basti pensare che ogni comunicazione, per legge, andrebbe inviata via raccomandata;
- il rischio di una compagine poco qualificata, con soci di scarsa competenza che pensando di aiutare l’azienda rischiano di fare azioni dannose;
- una certa complicazione negli step successivi: l’elevato numero di soci non qualificati può infatti spaventare gli investitori istituzionali.