Vanke, multinazionale cinese del real estate, prosegue la sua strategia di internazionalizzazione in Europa e, dopo il recente insediamento a Londra, annuncia la volontà di aprire un ufficio rappresentativo in Italia, a Milano, che farà da testa di ponte per tutta l’area mediterranea.
Sfruttare l’esperienza dell’EXPO
«Il nostro obiettivo – racconta Ding Changfeng, Senior Vice President di China Vanke – è quello di capitalizzare l’esperienza raccolta durante i sei mesi di Esposizione Universale, dove il Padiglione Vanke sarà un importante luogo di incontro con imprenditori italiani ed europei, per esplorare nuove relazioni di business e di condivisione del know-how sul design, la creatività e la moda. In particolare Milano, capitale del design, rappresenta un mercato maturo e strutturato, in grado di fare da modello per un mercato cinese emergente, in cui le aspettative rispetto alla qualità della vita ricercano standard sempre più elevati».
Il Padiglione Vanke: il primo a essere stato completato
Dopo essere stato il primo padiglione completato, come certificato dalla Commissione Expo, il Padiglione Vanke non ospiterà solo i tre principali eventi previsti: la cerimonia di apertura, la cerimonia di chiusura e la cerimonia “Pavilion Day” in settembre, ma anche molte altre attività, fra cui seminari, tavole rotonde, convegni e conferenze stampa, ospitate da Vanke in collaborazione con i suoi partner e altre aziende internazionali interessate: qualsiasi tipologia di evento business proposto da imprese italiane ed europee sarà il benvenuto nel Padiglione Vanke, in accordo con il management di Vanke.
Il Padiglione, opera di Libeskind
Quotato alla Borsa di Shenzhen e con un fatturato annuo di 34.640 milioni dollari, Vanke ha investito in Expo Milano 2015 circa 30 milioni di euro. In particolare, il Padiglione Vanke dell’Esposizione Universale, “Building community through food”, è stato progettato dal celebre architetto Daniel Libeskind, che si è ispirato ai tradizionali paesaggi dei dipinti cinesi e all’antico totem Loong (il drago cinese) responsabile della pioggia e del raccolto nell'antica cultura cinese, per realizzare un edificio-scultura costituito da elementi unici e completamente sostenibili., in primis le 4.000 piastrelle rosse in gres, in grado di cambiare sfumatura e colore a seconda della luce e lavorate attraverso un processo di produzione a ciclo chiuso, che prevede il completo trattamento e riuso degli scarti di lavorazione.
All’interno, l’idea di Ralph Appelbaum
All'interno, il padiglione è firmato da Ralph Appelbaum: una vasta foresta di bambù di 310 metri quadrati, realizzata con legno importato direttamente dalla Cina, su cui sono montati 200 schermi che proiettano, in modo coordinato rispetto al percorso del visitatore, scene correlate alla natura, al cibo e alla cultura della Cina come rappresentazione della "Shitang", una parola cinese che significa "mensa", grazie alla potenza di calcolo di 10 server multimediali che elaborano e gestiscono in contemporanea l’uscita di 40 flussi di immagini in alta definizione.