Un terzo dei nostri “paperoni” potrebbe spostare il proprio business all’estero. E’ quanto emerso dalla ricerca Millionaire Monitor+ di Skandia, che segnala tra le principali motivazioni d’espatrio le maggiori opportunità di lavoro all’estero (22%), le differenti politiche governative (15%) e uno standard di vita migliore
Un terzo degli italiani più facoltosi potrebbe valutare di lasciare il Paese, secondo la ricerca Millionaire Monitor+ di Skandia, divisione di Gruppo Old Mutual specializzata nella gestione del risparmio a lungo termine e nel segmento unit linked.
La ricerca ha evidenziato che, sebbene due terzi (64%) dei rispondenti abbia visto crescere la propria ricchezza dall’inizio della crisi economica mondiale del 2008, le principali motivazioni per prendere in considerazione di espatriare riguardano le migliori opportunità di lavoro (22%), le politiche governative (15%), l’aumento del costo della vita (13%), l’elevata pressione fiscale (12%) e un migliore standard di vita (12%). Ciò nonostante, il 66% dei rispondenti si dichiara confidente nelle politiche economiche del Governo.
In generale, si evidenzia che l’Italia è un paese di imprenditori, con la metà di essi che ha fatto fortuna grazie alla propria attività; più di due terzi (69%) ha avviato il proprio business prima dei 30 anni e quasi 4 su 5 hanno accumulato ricchezza entro un decennio dall’avvio dell’impresa. Tuttavia, ben 7 imprenditori su 10 (71%) dichiarano di avere un’elevata, o addirittura molto alta, propensione al rischio.
“Gli italiani facoltosi sono imprenditori che non hanno timore di cogliere un’opportunità, se ritengono che possa migliorare le proprie finanze, commenta Enzo Furfaro, Market Manager di Skandia Vita, sebbene la maggioranza sia intenzionata a restare in Italia, un numero significativo di essi si dichiara pronto a trasferirsi all’estero per assicurarsi di continuare a crescere”.
Le principali modalità di accumulo della ricchezza sono per via ereditaria (70%), grazie a investimenti (66%) e per reddito da lavoro (63%). Anche matrimonio, divorzio e fortuna hanno avuto il loro peso; mentre un quarto degli italiani ricchi ha beneficiato di una vincita alla lotteria o al gioco.
In Italia, poi, la proprietà rimane l’investimento più diffuso: circa un quinto della ricchezza è detenuto in immobili residenziali, il 10% in proprietà commerciali, il 15% è in liquidità, il 12% è destinato al risparmio gestito e l’11% a titoli azionari.