ESG. Da novità a standard per l’investimento

Investimenti Sostenibili

Offerta, education, engagement. Gli investimenti sostenibili puntano su questi tre elementi per crescere. Fino a diventare un nuovo standard in ogni tipo di gestione. 

Cresce l’interesse, ma non l’offerta

Come manchino proprio questi fattori è emerso al "Sustainable & Impact Investing", evento firmato UBS Asset Management. Di certo l’interesse degli investitori per il mondo SRI (Socially Responsible Investment) è alto, così come la consapevolezza che non si tratta di beneficienza ma di strategie orientate al rendimento. «Già nel 2017 ben il 45% dei risparmiatori si dichiarava pronto a investire – spiega Francesco Bicciato del Forum per la Finanza Sostenibile. Le banche però non stanno al passo: i fondi SRI sono appena il 2% del totale dei fondi europei e la maggior parte degli investitori (il 93%) non ha mai ricevuto proposte di investimento ESG da parte del proprio consulente. Tanto che il 58% non le ha mai prese in considerazione».

L’Action Plan per “educare” cliente e consulente

«Serve quindi più formazione per i consulenti – continua Bicciato. Come ha previsto anche l’Action Plan on Financing Sustainable Growth della Commissione Europea. Manca poi una tassonomia comune in ambito SRI per tutta l’UE, un benchmark condiviso sul low-carbon e il positive-carbon impact (cioè un metro di riferimento per misurare gli impatti dell’investimento ESG sulle emissioni di CO2), così come nuovi obblighi in tema di rendicontazione non finanziaria».

Aziende e dati ESG: ancora tante difficoltà

Reperire dati aggiornati sul profilo “green” delle aziende quotate da includere nei portafogli resta infatti complicato. Tanto che banche e Sgr italiane preferiscono un approccio esclusivo a uno inclusivo: escludono cioè quelle impegnate in attività controverse, piuttosto che selezionare le più virtuose.

L’engagement targato CDP …

«Per questo è nata CDP (Carbon Disclosure Project) – racconta Maria Lombardo, Global Coordinator Investor Initiatives della società. Che raccoglie quanti più dati possibile sulle aziende grazie a un questionario sulla Disclosure (la trasparenza, in ambito ambientale soprattutto)». La società opera cioè sul fronte dell’engagement: va a intervistare il management delle imprese e pone domande chiave soprattutto sulle iniziative contro il climate change, sui progetti a tutela delle acque e contro gli sprechi e sui programmi contro la deforestazione.

… anche per la supply chain

«Il metodo di analisi è in linea con il TCFD (la Task Force sulla Disclosure Finanziaria legata al Clima) – continua Lombardo». E coinvolge in primis le imprese di 4 settori: energia, trasporti, materiali e agricoltura. Ponendo sotto la lente di ingrandimento tutti i vari processi di filiera: si analizzano il modello di business e l’attività di risk management. Alla fine viene assegnato un punteggio a ogni azienda, dove il voto massimo è una A. CDP offre poi un servizio di portofolio screening, una valutazione di fondi già costituiti per determinare se sono in linea con i criteri ESG.

SRI e mercato obbligazionario

Il mercato obbligazionario invece? «In questo caso parliamo di un segmento ancora troppo distante dal mondo ESG – dichiara Carmen Nuzzo di PRI (Principles for Responsible Investment)». Le cause: pochi emittenti attenti alle tematiche ESG, prodotti troppo diversi fra loro e una ricerca in questo campo limitata. Ma soprattutto l’assenza del diritto di voto, presente invece nel mondo azionario e utile nei processi di engagement che coinvolgono aziende e azionisti. Questi investitori infatti, tramite il diritto di voto, possono far valere la propria posizione anche in ambito sostenibilità.

Da UBS AM un fondo tematico

UBS AM è al lavoro per aprire il mondo ESG anche al mercato obbligazionario ma per ora i principali fondi SRI restano azionari. È il caso dell’UBS Long Term Themes Equity Fund, «fondo tematico che – racconta Alix Foulonneau, Director, Sustainable Investors di UBS Asset Management – permette di investire in 20 temi sotto 3 macro trend: espansione demografica, invecchiamento della popolazione e urbanizzazione». Saltano subito all’occhio gli ambiti strettamente green: energie rinnovabili, smart mobility, circular economy, scarsità delle risorse agricole, aria pulita, etc. Ma non mancano anche tematiche come robotica e dispositivi medici IoT.