OPEN BANKING

Visa si prende Tink per 1,8 miliardi. La convergenza di piattaforme continua: verso un risiko open banking?

visa tink

Daniel Kjellén, co-founder e CEO di Tink, resterà in azienda come tutto il top management

Accordo fatto per l'acquisizione di Tink da parte di Visa per 1,8 miliardi di euro. L'operazione conferma l'interesse di Visa a collocarsi con forza nello scenario open banking europeo e non solo.

Tink offre API per l'accesso alle informazioni dei conti correnti e sviluppare servizi a valore aggiunto, dall'analisi del rischio agli strumenti di analisi delle spese e gestione delle finanze personali. Ed è soprattutto un player di primo piano dell'open banking europeo, che integra oltre 3.400 tra banche e istituzioni finanziare, con milioni di clienti. Le collaborazioni di Tink in Italia includono Poste Italiane, BNL BNP Paribas ed Enel X.

Perché Visa ha acquisito Tink?

Visa ha impostato una strategia di "piattaforma di piattaforme" per rispondere alla rapidissima evoluzione nel mondo dei pagamenti. Le potenzialità dell'open banking e della PSD2 aprono la strada a servizi a valore aggiunto che si basano sui dati: e i circuiti di pagamento globali hanno già oggi a disposizione una mole enorme di dati su abitudini di acquisto, preferenze e affidabilità dei clienti delle banche. Parliamo di aziende che conoscono benissimo il valore dei dati, attuale e prospettico.

Non va poi dimenticato l'emergere di soluzioni di pagamento online e offline alternative ai circuiti internazionali di carte di pagamento e basati invece sui bonifici istantanei. 

Con l'acquisizione di Tink, Visa rafforza la propria posizione nel nuovo scenario, unendo la solidità e la sicurezza della propria infrastruttura alle API di Tink, con la possibilità di sviluppare servizi innovativi per privati e imprese, basate sui dati. E di offrirli anche alle banche.

Visa ha già reso noto che Tink manterrà il proprio brand distinto, che i manager resteranno in sella e che la sede principale resterà a Stoccolma, in Svezia. 

Che cosa faranno le altre piattaforme?

L'acquisizione di Tink fa riflettere anche sulle prospettive delle altre piattaforme di open banking attive in Europa. Alcune sono collegate a gruppi bancari nazionali, altre sono iniziative di sistema. Ma sul mercato si muovono anche diverse startup. E come per tutti i mercati in rapido sviluppo è necessario che, presto o tardi, arrivi il momento di un consolidamento: la domanda da farsi è se questo momento sia già arrivato. 

I dati sull'open banking, almeno in Italia, non sono entusiasmanti: nel caso dell'account aggregation, ad esempio, scarseggiano gli use case davvero rivoluzionari e le stesse banche non hanno avviato azioni di comunicazione incisive verso la clientela. Le iniziative crescono, ma a un ritmo forse più lento di quello che ci si aspettava, anche a causa di problemi tecnici che molte realtà, lontano dai microfoni, continuano a riportarci.

Allo stesso tempo altre startup, come Nordigen, si stanno proponendo al mercato con un modello di business e di pricing alternativo, anche per spingere le banche a investire in un ambito in cui forse non hanno ancora ben capito come sviluppare business e redditività alternativa (e questo nonostante i nostri ripetuti inviti a puntare su servizi open banking a microimprese e le PMI).

Per questo la mossa di Visa cambia le carte sul tavolo. Tink è sicuramente uno dei player open banking più rilevanti e importanti dello scenario europeo: è indubbio che l'acquisizione di Visa porterà altri incumbent a muoversi, portando investimenti, competenze e relazioni con il mondo bancario all'interno delle piattaforme open banking. E acuendo la concorrenza tra le diverse realtà.