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Nell’era del BaaS, i servizi di pagamento sono embedded

Nell’era del BaaS, i servizi di pagamento sono embedded

Da sinistra: Matteo Bravi, Chairman e Viviana Taghetti, Chief of Product di TPPay

Pagamenti embedded per chi non ha una licenza bancaria, di IMEL o di PI.

Un’opportunità che permette a fintech e altre realtà di attivare per i propri clienti servizi di pagamento e finanziari, bypassando i principali ostacoli legati a questo mercato. Come la compliance normativa e la necessità di dotarsi di infrastrutture di pagamento articolate.

«Il Banking-as-a-Service rappresenta un’occasione straordinaria per aziende e brand che vogliono integrare servizi finanziari nei propri prodotti digitali, in modo rapido, sicuro e conforme. Con TPPay, primo IMEL-as-a-Service in Italia, è possibile offrire pagamenti embedded, con IBAN italiani, carte di pagamento e altri servizi di pagamento, senza dovere ottenere una licenza ad hoc – racconta Matteo Bravi, Chairman di TPPay. Questo consente di migliorare l’esperienza utente, aumentare la fidelizzazione e aprire nuove linee di ricavo. Il tutto con tempistiche molto più brevi rispetto a quelle necessarie per conseguire una propria licenza».

Soluzioni pronte all’uso

Difatti, la soluzione è in white label e integrabile via API.

«E permette di superare i principali ostacoli, come la regolamentazione, i lunghi tempi per il go-to-market, le infrastrutture complesse e la gestione della compliance. La nostra piattaforma BaaS – spiega Viviana Taghetti, Chief of Product di TPPay – semplifica tutto ciò: offriamo soluzioni pronte all’uso, basate sulla nostra licenza, dai conti con IBAN italiano fino ai servizi di pagamento correlati, come i bonifici e i wallet, integrabili via API».

La compliance è in capo a TPPay

Tutto ciò che riguarda l’onboarding, i controlli di Know Your Customer e antiriciclaggio, è gestito dalla IMEL-as-a-Service.

«In questo modo, le aziende possono lanciare rapidamente servizi finanziari, concentrandosi sul proprio core business e sull’esperienza del cliente. Il paradigma BaaS ci permette di essere enabler tecnologico dei servizi – sottolinea Taghetti –, mentre l’azienda resta il punto di contatto con il cliente, che fruisce dei servizi attraverso i touchpoint disponibili».

Flessibilità e personalizzazione

E, in un mercato sempre più competitivo, la personalizzazione è la chiave per distinguersi e creare valore per l’utente finale.

«La piattaforma, modulare e flessibile, consente quindi di costruire esperienze su misura attingendo da una suite di servizi scalabile nel tempo. Inoltre, grazie alla raccolta e all’analisi dei dati sui servizi finanziari utilizzati dai clienti – precisa Taghetti –, è possibile affinare ulteriormente la personalizzazione dei servizi, ottimizzare le strategie di marketing e migliorare l’efficacia delle decisioni aziendali».

Tre ambiti di mercato

Personalizzazione che si riflette anche nella costruzione del servizio di pagamento, che va cucito addosso alle esigenze specifiche di ogni realtà, dal retail all’e-commerce, dal fintech alla mobilità.

«Le aziende italiane, oggi, richiedono sempre più frequentemente servizi di embedded finance, ma la chiave per il successo di questi progetti è comprendere esattamente come sfruttare al meglio le potenzialità del cliente – osserva Bravi –, che variano molto a seconda del modello di business e del posizionamento delle controparti.

Solitamente, dividiamo il mercato in 3 macro aree: la prima è quella dei servizi transazionali, tra cui per esempio PagoPA, che si rivolge a una precisa nicchia di mercato che conosce già il contesto e ha tempi molto rapidi di messa in opera.

La seconda area riguarda le fintech, dal crowdfunding ai marketplace digitali, che richiedono prodotti molto sofisticati e customizzati, quali conti con split payment automatici, escrow account o conti tecnici con mandati o blocchi operativi. Su questo target lavoriamo a quattro mani con il cliente, per disegnare i flussi, verificandone di volta in volta la coerenza tecnologica e l’adeguatezza normativa.

La terza e ultima area è, invece, quella dei servizi ai retail, quali GDO, società sportive o del turismo, con conti tradizionali consumer o corporate, così da abilitare sistemi di incasso/pagamento closed loop o la fornitura di servizi finanziari finalizzata all’aumento del valore medio del cliente».

La consulenza della IMEL-as-a-Service

Nessuna offerta preconfezionata, quindi, ma un approccio fortemente consulenziale e orientato al cliente.

«Ci poniamo come partner strategici, in grado di sviluppare servizi di pagamento e banking customizzati sulle reali esigenze di ciascun cliente – aggiunge Bravi –, integrati nei loro ecosistemi digitali, sicuri, scalabili e soprattutto conformi alla normativa, grazie ai controlli condotti sia prima dell’avvio dei servizi, sia durante l’esecuzione».

Obiettivi futuri

Sebbene la domanda di questi servizi sia ancora embrionale, si aprono già interessanti prospettive di sviluppo per questo mercato.

«Il servizio, ad esempio, è già in produzione con partner nel settore del turismo, per gestire flussi operativi molto complessi, oltre che con aziende attive negli investimenti alternativi attraverso l’attivazione di conti consumer per la raccolta fondi. A breve – conclude Bravi – partiranno inoltre altre aziende nel settore degli investimenti personali e del welfare aziendale».

TPPay porta i conti con IBAN su Recrowd

A inizio maggio, TPPay ha stretto un accordo con la piattaforma di crowdfunding immobiliare Recrowd per introdurre conti di pagamento con IBAN italiano e sostituire i wallet precedentemente utilizzati.

«L’adeguatezza normativa dei servizi offerti è cruciale nel settore dei pagamenti – commenta Taghetti – e per Recrowd abbiamo messo a disposizione conti dedicati agli investitori e a chi propone le iniziative, così da aumentare la trasparenza e la sicurezza nelle transazioni. Dietro le quinte, è presente un sofisticato software di gestione delle posizioni bancarie, che consente movimenti e quadrature automatiche, mantenendo sempre un rigoroso rispetto delle regole di AML e compliance bancaria. La tecnologia è nostra, ma l’esperienza utente è tutta dell’azienda».

 

Questo articolo è stato pubblicato sul numero di giugno 2025 di AziendaBanca ed è eccezionalmente disponibile gratuitamente anche sul sito web. Se vuoi ricevere AziendaBanca, puoi abbonarti nel nostro shop.

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