Contro l’obsolescenza tecnologica, arriva il mainframe offloading: ovvero la possibilità di spostare una parte del carico di lavoro e dei dati che girano su mainframe all’interno di piattaforme moderne, open source o cloud-native.
Un approccio che permette di ridurre i costi legati all’elaborazione di una mole crescente di dati e, allo stesso tempo, di accelerare il time-to-market nel rilascio di nuovi servizi digitali.
«Il mainframe offloading è una strategia di modernizzazione per i clienti bancari, chiamati ad affrontare la trasformazione digitale e a rispondere a nuove esigenze di mercato – racconta Marco Pozzo, Senior Business Developer Global Payments di TAS. Ma rappresenta anche un’opportunità per contenere i costi dei MIPS del mainframe, un tema oggi centrale per il settore bancario».
La strategia, prima di tutto
Prima di intraprendere una migrazione di dati, funzioni e servizi su piattaforme più evolute, in cloud, è necessario avere una strategia chiara e individuare eventuali criticità, incluse quelle legate alle soluzioni customizzate.
«In contesti ampi e complessi, la fase di set up del progetto ha una importanza cruciale ai fini del conseguimento degli obiettivi di rilascio, nel rispetto dei vincoli di sistema e dei vincoli interni – spiega Pozzo. Obiettivo del set up di progetto è la definizione delle priorità e del piano dei rilasci delle funzionalità attese, che possano rimanere stabili per l’intera durata del progetto».
Le competenze che svaniscono
Big iron, insomma, non scompare dal mondo bancario, ma lascia spazio a un approccio graduale alla trasformazione delle piattaforme IT, ormai comune nel settore.
«Il passaggio di alcune applicazioni ad ambienti tecnologicamente più avanzati secondo modelli on premise, piuttosto che PaaS o SaaS, risponde anche a un’inevitabile obsolescenza tecnologica – evidenzia Pozzo – che coinvolge non solo le infrastrutture, ma anche le competenze necessarie per operare in ambiente mainframe. Competenze che, man mano, a causa del ricambio generazionale, tendono a ridursi, mentre cresce la necessità di skill di programmazione legate alle nuove tecnologie».
Nuove piattaforme, nuovi servizi
In particolare, la possibilità di migrare su nuove piattaforme open consente di implementare rapidamente nuovi servizi digitali, che le applicazioni presenti sul mainframe non sono in grado di offrire con le stesse performance e lo stesso time-to-market.
«Spostando una parte di dati e servizi sulle nuove piattaforme, oltre ad alleggerire l’elaborazione sul mainframe, si apre la strada a servizi con performance superiori e una user experience più fluida per il cliente finale, favorendo la creazione di nuove proposte digitali – precisa Pozzo. Le banche si stanno concentrando sull’implementazione di servizi innovativi che richiedono un accesso 24/7 ai dati e non sono pertanto accettabili potenziali indisponibilità di sistema».
Sicurezza e conformità: leve e freni all’innovazione
Non mancano, tuttavia, timori e resistenze. In particolare sui temi legati alla sicurezza e alla conformità normativa: driver che possono in alcuni casi sospingere l’innovazione e, in altri, frenarla.
«Uscendo dal mainframe a favore di architetture open, il perimetro di sicurezza si estende e diventa potenzialmente più esposto – commenta Pozzo. Tuttavia, le banche hanno la possibilità di esternalizzare certe soluzioni e attività, affidandosi a provider specializzati in grado di garantire elevati livelli di conformità e protezione, colmando al contempo la mancanza di personale dedicato e le carenze di skill interne. In questo modo si ottengono soluzioni già conformi a DORA, al GDPR e alle nuove direttive sui pagamenti, ad esempio».
Il vero ostacolo è nella cultura
Altri ostacoli concreti alla IT modernisation sono, per di più, di natura culturale.
«La resistenza alla diffusione di conoscenza e la diffidenza verso il cambiamento rappresentano ancora sfide importanti per l’innovazione del settore ed è invece fondamentale promuovere una reale comunità di intenti, riducendo i contrasti tra le diverse funzioni. In genere – conclude Pozzo –, questi progetti di mainframe offloading sono graduali e la loro durata dipende dall’ambito, quali servizi si intendono trasferire, dalla complessità tecnica, quali integrazioni sono necessarie, e dalla preparazione interna, disponibilità di documentazione e capacità di governance. Tipicamente, per un progetto di media complessità occorre porsi su un orizzonte temporale di circa un anno, prevedendo fasi di duality in cui i due sistemi operano in parallelo».
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Questo articolo è stato pubblicato sul numero di dicembre 2025 di AziendaBanca ed è eccezionalmente disponibile gratuitamente anche sul sito web. Se vuoi ricevere AziendaBanca, puoi abbonarti nel nostro shop.