PayPal lancia una StableCoin e guarda al mercato degli Electronic Money Token

Paypal StableCoin
Andrea Pantaleo, Responsabile del Team Crypto, Web3 e Fintech dello studio legale DLA Piper

Nonostante il criptoinverno, il mondo degli asset digitali è in grande trasformazione. Anche alla luce del Regolamento MiCa, cresce l’attenzione verso le iniziative private in questo ambito.

Di recente si è mosso anche un gigante dei pagamenti, cioè PayPal. Ne abbiamo parlato in un episodio del podcast #define banking con Andrea Pantaleo, Responsabile del Team Crypto, Web3 e Fintech dello studio legale DLA Piper.

AG. Partiamo un po’ con la notizia più recente che ci fornisce lo spunto per questa conversazione, il lancio qualche tempo fa della stablecoin da parte di PayPal. Allora, perché è una notizia? Che cosa rappresenta questo lancio?

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AP. È una notizia per diverse ragioni. Intanto è arrivata in agosto, in pieno periodo estivo, ma è sicuramente un progetto su cui PayPal sta lavorando da diverso tempo

La cosa che ha più stupito gli operatori di mercato è che un colosso dei sistemi di pagamento legati all’e-commerce, e attivo in molti settori, ha lanciato un’iniziativa dirompente nell’ambito degli asset digitali. Introducendo, di fatto, un nuovo meccanismo di regolamento dei pagamenti. Un colosso di finanza ormai tradizionale come PayPal si inserisce così in un mercato che finora vedeva operatori diciamo non istituzionali. È una concorrenza inedita per le StableCoin.

AG. Ci muoviamo in un contesto di parole nuove e a volte anche di definizioni da perfezionare. Per quanto riguarda il progetto di PayPal, al di là dell'etichetta StableCoin, su cui torneremo a breve, quali sono le caratteristiche tecniche e legali di questa nuova moneta?

AP. Innanzitutto si tratta di un token, un comunissimo token su blockchain Ethereum, come ce ne sono a centinaia, se non a migliaia. Ha la particolarità di essere una StableCoin, cioè di avere un valore ancorato a quello di una moneta fiat, cioè il dollaro americano.

L’idea è avere un token di pagamento con valore 1:1 rispetto al dollaro statunitense, con caratteristiche tecniche standard, ma anche peculiarità come determinati presidi di controllo del token da parte dell’emittente, la società Paxos, e quindi da parte di PayPal.

L’emittente può controllare la circolazione dei token. C’è uno smart contract che li regola e che conferisce all’emittente la possibilità di andare a bloccare i fondi sui wallet e, eventualmente, di azzerare il saldo su tutti i token. I massimalisti del mondo cripto e blockchain, che si ispirano a un’idea di massima democratizzazione e libertà, storcono il naso.

Ma PayPal è un soggetto ormai istituzionale, autorizzato a svolgere attività bancaria e di pagamento in diversi Paesi. E quindi alcune funzionalità sono quasi obbligatorie per contrastare attività illecite e per controllare la circolazione e il valore di questi token. Tra l’altro, sono presenti anche in altri progetti sul mercato da diverso tempo, ma sui quali nessuno ha avuto nulla da ridire.

AG. Qual è il senso dell’operazione? Che vantaggi otterrà PayPal dal lancio di una StableCoin?

AP. Il primo vantaggio, dal mio punto di vista, è un efficientamento dei processi di regolamento dei pagamenti rispetto al classico sistema di moneta elettronica. Quando acquisto online e pago mediante PayPal, di fatto sto regolando un mio rapporto di credito con PayPal sulla base di un rapporto triangolare, perché poi i miei fondi sono trasferiti al beneficiario.

Con questo progetto il modello cambia: io trasferisco direttamente i token al beneficiario. Sto cedendo a un terzo il mio credito verso PayPal, senza che sia necessaria una triangolazione complessa come quella precedente. Con gli smart contract, in futuro, si potrebbero inserire ulteriori meccanismi a oggi molto difficili da realizzare.

Penso, ad esempio, a un pagamento condizionato alla consegna, oppure alla verifica di eventuali vizi nella merce consegnata. Oggi in questi casi devo avviare una richiesta di rimborso o il prestatore di servizi di pagamento farsi garante della regolarità della transazione, mentre con uno smart contract potrei liberare i fondi solo quando una determinata condizione si è verificata. Una serie di funzionalità aggiuntive che sicuramente PayPal starà valutando per il futuro.

AG. Ci muoviamo in un ambito in cui la normativa europea, nei prossimi anni, porterà una certa trasformazione del mercato. A questo proposito: è corretto definire quella di PayPal una StableCoin?

AP. StableCoin è il termine utilizzato dal mercato fino a oggi per indicare una “coin” che tende a mantenere il proprio valore stabile. Nel Regolamento MiCa la parola StableCoin scompare e, a livello legale, si biforca in due. Ci sono gli Asset Referenced Token, cioè token che si prefiggono l’obiettivo di mantenere il proprio valore stabile rispetto a un paniere di beni, quindi a una moltitudine di asset sottostanti.

E poi ci sono gli Electronic Money Token, i token di moneta elettronica, che invece hanno l’obiettivo di mantenere il valore stabile rispetto a un’unica moneta fiat. Per il Regolamento MiCa, recentemente pubblicato in Gazzetta Ufficiale e in applicazione da giugno 2024, quella di PayPal è quindi un EMT del tutto equivalente alla moneta elettronica tradizionale, anche se può sorprenderci chiamarla così.

Rispetto agli Asset Referenced Token ci sono dei requisiti aggiuntivi. L’emissione di EMT infatti è riservata gli enti creditizi e agli Imel, proprio perché sono considerati a tutti gli effetti moneta elettronica. E nel caso di PayPal, ovviamente, tutti questi requisiti sono già sussistenti. Per gli operatori storici del mondo cripto, invece, all’interno del contesto europeo per emettere una “StableCoin”, intesa come EMT, sarà necessario ottenere una licenza come Ente Creditizio o Istituto di Moneta Elettronica per continuare a operare.

Il nuovo regime dà sicuramente un vantaggio ai soggetti già autorizzati che vogliono entrare nel mercato, dall’altro alza l’asticella per chi invece già operava ma è privo di queste autorizzazioni. Circle, ad esempio, ha già fatto domanda per una licenza di Imel in Francia. I big del mondo cripto si stanno muovendo per essere pronti ai nastri di partenza a giugno 2024.

AG. Restiamo sull’assetto di mercato. Con la nuova normativa, come cambierà il mercato delle monete elettroniche, per usare la terminologia europea?

AP. Credo che il cambiamento sarà profondo. Stiamo entrando in un contesto in cui diverse monete di banca commerciale, quella di PayPal ma anche di altri soggetti bancari che dovessero lanciare un EMT, entrano in concorrenza tra loro. E questo per regolare, in un primo momento, rapporti fra soggetti all’interno di circuiti che possiamo definire “chiusi”.

Ma, in futuro, anche in circuiti aperti: potremo quindi regolare i rapporti di pagamento con un dato token oppure, alternativamente, con un altro token tra quelli riconosciuti all’interno dell’ecosistema bancario. Possiamo quindi immaginare uno scenario con una vera e propria concorrenza tra monete, e non tra strumenti o circuiti di carte, dando molta vitalità al mercato della moneta elettronica.

Questa è, naturalmente, una mia previsione. Considerando poi che il DLT Pilot Regime, relativo alla tokenizzazione degli strumenti finanziari, prevede che le transazioni si possano regolare con token di moneta elettronica di banca commerciale, si apre lo spazio per un utilizzo degli EMT sui mercati di capitale. Parliamo, quindi, di volumi davvero significativi. Insomma, ci sono molte opportunità in diversi settori per usare questi strumenti.

AG. A rendere ancora più interessante lo scenario è il progetto, in divenire, di un Euro Digitale. Il condizionale è d’obbligo: come potrebbe relazionarsi questo strumento con le monete elettroniche tokenizzate delle aziende private?

AP. Paradossalmente è uno scenario ancora una volta un po’ competitivo, nel senso che i token di moneta elettronica di fatto operano in un contesto istituzionale e bancario. È chiaro che un token di moneta elettronica di banca commerciale, come mezzo di pagamento, si pone in alternativa rispetto a una moneta centrale.

Nelle attuali proposte, poi, i limiti quantitativi all’utilizzo dell’Euro digitale sono piuttosto modesti. Non ci sono invece limiti all’uso di token di moneta elettronica privati e questo è un loro indubbio vantaggio. È anche chiaro che un eventuale Euro digitale, così come altre monete centrali, necessitano probabilmente di presidi di garanzie e di chiusura del circuito e questo ne limita fortemente l’uso.

La Bank of International Settlement ha da poco annunciato un nuovo progetto, in fase di test, per creare un ecosistema tecnologico per lo scambio e il regolamento tra diverse CBDC, coinvolgendo Europa, Svizzera e Singapore. Un progetto molto interessante che vuole proprio creare interoperabilità tra diversi sistemi valutari e, probabilmente, anche tra diversi circuiti di regolazione e gestione di questi token.

L’interoperabilità è, quindi, un limite importante delle CBDC. Che non si pone, invece, per i EMT come quello di PayPal, basato su Ethereum e che ha quindi un’interoperabilità massima.

 

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