Mettere mano alla infrastruttura IT e rinnovare le competenze tecnologiche sono due elementi imprescindibili per le banche italiane che vogliono digitalizzare il proprio modello di business e cogliere le opportunità offerte dall’open finance, soprattutto in previsione dell’entrata in vigore della PSD3.
«Con la PSD2 e l’open banking, il Regolatore ha deciso di rompere il monopolio dei dati transazionali in mano alle banche, stimolare la competizione e creare servizi a valore aggiunto personalizzati sulle esigenze del cliente – racconta Andrea Di Filippo, Direttore Divisione Servizi Finanziari di Sopra Steria.
Le banche hanno quindi lavorato per creare infrastrutture aperte alla condivisione dei dati, disaccoppiando le piattaforme di core banking per mettere a disposizione solo le informazioni necessarie. Tuttavia, l’open banking non ha creato la disruption sperata e la vera rivoluzione che tutti si attendevano non è arrivata».
I limiti della PSD2
Secondo una indagine di Sopra Steria, quattro elementi hanno frenato lo sviluppo dell’open banking.
«Il rischio di frode, che è accentuato dall’apertura alle terze parti – elenca Manuele Mason, Consultant Senior Manager di Sopra Steria Italia –; la mancanza di armonia a livello europeo per quanto riguarda l’adozione dell’open banking; funzionalità incapaci di soddisfare le diverse prerogative degli attori di mercato, come banche e IMEL; e, infine, la forte disparità nell’open banking tra banche e PISP».
Cosa cambia con la Terza Direttiva sui pagamenti?
La PSD3 dovrebbe sciogliere quindi i nodi dell’open banking, mettendo a segno una serie di obiettivi.
«Innanzitutto, cercare di contrastare meglio le frodi e integrare obbligatoriamente soluzioni come il CheckIBAN, oppure tecnologie per una SCA più forte, come ad esempio il riconoscimento vocale – prosegue Mason.
La terza direttiva si focalizza molto sulla tutela dei consumatori digitali e per aumentare la trasparenza sulla gestione dei dati ha istituito una “permission dashboard”: banche e PISP devono consentire ai clienti di vedere quali operatori hanno accesso ai loro dati e gestirne il consenso.
Inoltre, anche i commercianti potranno offrire servizi di prelievo del denaro, risolvendo in parte il problema di chiusura degli sportelli bancari».
Infrastrutture moderne e nuove competenze
Inoltre, l’entrata in vigore della terza direttiva sarà accompagna anche dal via della FIDA, che regola l’accesso ai dati finanziari: non solo pagamenti, quindi, ma anche credito, polizze e strumenti di investimento.
Una crescente mole di informazioni che la clientela potrà condividere per ottenere servizi personalizzati.
«L’elemento disruptive, quindi, sarà l’intelligenza artificiale, con motori che permettono di automatizzare l’analisi dei comportamenti del cliente: le banche stanno indirizzando i loro budget sull’AI e ci sono numerosi POC in corso ma la PSD3 darà sicuramente slancio per valorizzare i dati open finance.
Le banche devono quindi superare la attuale rigidità organizzativa e informatica – conclude Di Filippo –, aprendosi al ricambio generazionale per proseguire convinte verso la digitalizzazione e la personalizzazione dei servizi».
Questo articolo è stato pubblicato sul numero di maggio 2024 di AziendaBanca ed è eccezionalmente disponibile gratuitamente anche sul sito web. Se vuoi ricevere AziendaBanca, puoi abbonarti nel nostro shop.