SmartPOS e terminali unattended. PAX Italia vede in queste due tipologie di dispositivi le soluzioni più adatte a intercettare i trend in atto sul mercato italiano.
«L’edizione 2022 del Salone dei pagamenti ha confermato la voglia di relazioni umane delle persone – osserva Andrea Zucchiatti, co-founder e General Manager di PAX Italia Srl – e questo trend si riflette anche nei consumi. Le persone sono tornate ad acquistare nei negozi fisici, ma sono alla ricerca di un’esperienza nuova: ecco quindi che tra i prodotti che attirano maggiore interesse c’è l’IM30, un terminale Android per l’unattended, ad esempio chioschi o postazioni di self checkout. E che, con l’aggiunta di un touch screen e pochi elementi, può diventare una vera e propria unità operativa, capace di generare valore».
SmartPOS e vendita assistita
La trasformazione dell’esperienza di acquisto in negozio favorisce anche la diffusione di terminali che abilitano la vendita assistita. Questi permettono, ad esempio, di farsi accompagnare da un commesso negli acquisti e di pagare la merce senza fare coda in cassa: un’opzione particolarmente gradita dai clienti dei marchi dell’abbigliamento o della tecnologia di fascia alta, ad esempio.
«Le esigenze in store cambiano – conferma Zucchiatti – e ci sono diversi modelli di smartPOS che rispondono a questi bisogni, e su cui il gruppo PAX punterà molto, integrando in alcuni casi anche tecnologie come il lettore di codici a barre, oppure una stampante. In generale, sono molto popolari i terminali con display da 5,5”, come l’A920Pro, più maneggevoli per l’interazione con la clientela in negozio».
Il legacy resiste
Sul fronte del banking tradizionale, invece, gli smartPOS rappresentano ormai oltre la metà dei dispositivi di nuova installazione e sostitutivi.
«Il terminale legacy, però, resiste – commenta Zucchiatti – e questa è una caratteristica che accomuna l’Italia ai Paesi dell’area mediterranea e dell’Europa orientale. Il modello di POS entry level resta un’esigenza in questi mercati, per una serie di ragioni, e nelle preferenze di merchant e banche i terminali legacy resistono alla concorrenza di mPOS e softPOS. Certo, la quantità di dispositivi Android è in continuo aumento, anche grazie allo scadere delle certificazioni e all’aggiornamento dei terminali, ma la sostituzione completa richiederà ancora tempo».
Manutenzione più efficiente
Per banche e fornitori di servizi di pagamento, il passaggio dai terminali POS allo smartPOS significa adottare un terminale solo apparentemente più costoso.
«Il TCO su 5 anni di vita è molto simile – spiega Zucchiatti – perché lo smartPOS compensa i maggiori costi del dispositivo con una gestione da remoto molto efficiente, che permette di fare assistenza in modo più puntuale e riducendo gli spostamenti. Questo valore aggiunto è stato colto dal mercato: abbiamo clienti B2B che hanno raggiunto tassi di successo dell’aggiornamento remoto dei terminali pari al 100%, o molto vicini».
Il potenziale di trasporti e petrol
In particolare, ci sono settori in cui lo smartPOS potrebbe essere funzionale anche al rinnovamento dei servizi offerti alla clientela e al personale.
«Un primo esempio sono i trasporti – elenca Zucchiatti – dove a oggi sono in uso dispositivi obsoleti per la biglietteria, che invece potrebbero migrare su terminali di nuova generazione. Nel mercato petrol due primarie compagnie hanno già adottato la tecnologia Android. C’è grande interesse per questa tecnologia e riteniamo che la maggior, se non l’intera, parte dei terminali legacy sarà sostituita da smartPOS nei prossimi anni».
I marketplace “su misura” funzionano
Qualche passo in avanti anche per i marketplace di servizi accessibili da terminali Android. L’offerta è in aumento, anche se restano i nodi burocratici e contrattuali legati allo sviluppo, da parte di un’azienda terza, di un’applicazione che viene fruita su un terminale di proprietà della banca o del PSP e non sul proprio smartphone personale. Questi ultimi si troverebbero de facto a gestire lamentele e richieste di assistenza per un servizio che non controllano e pertanto il processo di validazione è più lungo.
«Vediamo invece ecosistemi ben funzionanti – precisa Zucchiatti – in quei casi in cui ci sono progetti mirati, magari su ambiti specifici, e quindi con un perimetro ben definito anche a livello di accordi».
I cambiamenti all’obbligo di POS non fermeranno i pagamenti digitali
L’indietro tutta sull’obbligo di POS non è un buon segnale in termini di coerenza, ma non è detto che si traduca in uno stop alla crescita delle transazioni con carta.
«In Italia c’è un problema culturale – afferma Zucchiatti – che riguarda diversi aspetti. Ad esempio, non c’è consapevolezza della complessità tecnologica e di attori coinvolti in ogni transazione elettronica, anche in termini di requisiti di sicurezza. E poi ci sono molte attività commerciali che hanno margini di profittabilità ridotti, anche per modelli di business antiquati o non ottimali, e che quindi vivono come un’imposizione il dovere rinunciare a una percentuale dei loro incassi. Per favorire l’adozione tecnologica bisogna lavorare sui servizi e i benefici della digitalizzazione del paese, non sulle multe».
Questo articolo è stato pubblicato sul numero di dicembre 2022 di AziendaBanca ed è eccezionalmente disponibile gratuitamente anche sul sito web. Se vuoi ricevere AziendaBanca, puoi abbonarti nel nostro shop.