Spopola in rete e su LinkedIn la notizia che dal 7 aprile 2025, Satispay introdurrà una commissione dell'1% su tutti i pagamenti inferiori a 10 euro, in presenza, e dell'1,5% sulle transazioni e-commerce.
La commissione sui pagamenti di importo superiore ai 10 euro sul canale e-commerce avrà una commissione dell'1,5% + 0,20 euro.
Per la storica realtà del Fintech italiano si tratta di un cambio radicale, dopo 10 anni improntati allo sviluppo della rete di accettazione e alla crescita della base utenti, applicando un pricing piuttosto generoso: nessuna commissione, infatti, era prevista per i pagamenti sotto i 10 euro.
Un modello che ha conquistato molti piccoli esercenti, soprattutto quelli con uno scontrino medio ridotto come i bar.
Lato utenti, invece, sono note le campagne di cashback sugli acquisti presso alcuni esercenti e i bonus per chi "presentava un amico" e portava un nuovo cliente a Satispay.
Questo modello, che veniva spesso commentato come "poco sostenibile" dalle altre aziende del settore, verrà superato tra circa un paio di mesi, appunto con l'introduzione di una commissione fissa sotto i 10 euro.
Obiettivo profittabilità
La mossa di Satispay viene commentata online come una reazione da un lato alla necessità di generare profitti.
La necessità di dimostrare la capacità di arrivare a un business model sostenibile è evidente. La Fintech esce da un periodo di annunci importanti, dall'ultimo round di finanziamento da 60 milioni, completato a novembre 2024, al lancio dei buoni pasto e delle gift card in app, senza dimenticare l'apertura di una sede a Napoli, con 80 assunzioni, per rafforzare la presenza al sud.
Satispay è notoriamente fortissima in determinate aree, in primis Torino, oltre al Piemonte in generale, e Milano.
Sarà determinante la reazione di consumatori ed esercenti. Per i primi, in realtà, cambia poco. Satispay, come PayPal, conta su una base utenti molto fidelizzata. Difficilmente i clienti smetteranno di usare una app, che per loro resta gratuita, in seguito all'introduzione per gli esercenti di una commissione che, alle orecchie "consumer", suona modesta: l'1% appena.
Lato esercenti, invece, potrebbe anche esserci un liberatorio abbandono di Satispay da parte di quei commercianti più ideologicamente ostili ai pagamenti digitali. Gli stessi, per capirci, che espongono cartelli come "non si accetta Satispay sopra i 10 euro", proprio perché vogliono il gratis sempre e comunque. Esercenti che costano ma non portano ricavi.
Ricordiamoci, poi, che Satispay dovrebbe introdurre nuovi servizi e funzionalità, a fronte della revisione delle commissioni. La fine dell'era del gratis è forse la sfida cruciale per il futuro della Fintech e la sostenibilità del suo nuovo business model.
Le reazioni
L'annuncio di Satispay ha fatto alzare diverse voci di protesta. Assoutenti, rappresentata dal presidente Gabriele Melluso, ha dichiarato che questa scelta rappresenta un "passo indietro" nella promozione dei pagamenti elettronici. Secondo Melluso, l'assenza di commissioni per le piccole transazioni aveva favorito l'accessibilità per i cittadini e le piccole attività commerciali.
Il che è certamente vero, ma resta il problema della sostenibilità economica.
I commercianti temono che l'introduzione di commissioni possa ridurre i margini di profitto, specialmente per le piccole imprese già in difficoltà a causa dei crescenti costi di gestione. Associazioni di categoria, come Confesercenti e Confcommercio, hanno espresso preoccupazione per il rischio che i clienti tornino a utilizzare il contante, vanificando gli sforzi per incentivare l'uso dei pagamenti digitali.
Assoutenti e altre associazioni hanno chiesto a Satispay di rivedere la decisione o di trovare soluzioni alternative che non penalizzino i consumatori e le piccole imprese. Dichiarandosi, se necessario, pronti a coinvolgere le autorità competenti per garantire la tutela degli utenti e la concorrenza nel mercato dei pagamenti digitali.