L’RPA si fa spazio tra i processi delle banche, ma è il capitale umano a fare la differenza. Che va formato per gestire e governare l’automazione.
D’altronde, l’imperativo della digitalizzazione dei processi e la necessità di ridurre i costi operativi è il driver di questa tecnologia, che una volta abbinata a machine learning e intelligenza artificiale riesce a esprimere il massimo dei benefici in termini di efficienza e produttività.
Dove viene usata l’RPA?
Tant’è che gli ambiti di applicazioni aumentano costantemente: dal back office, alla tesoreria, passando per l’assistenza alla clientela in ottica end-to-end.
L’automazione muove inoltre ampi passi nei processi del credito: si apre un conto corrente con un onboarding digitale in pochi minuti, l’estrazione dei dati contenuti nei documenti è automatica, come lo è l’analisi dei dati per la valutazione del merito creditizio.
Ed ecco che l’erogazione di prestiti e mutui può trasformarsi in un processo completamente digitale, veloce ed efficiente.
La capacità di adattamento
L’RPA grazie alla sua capacità di analisi dei dati, inoltre, è particolarmente diffusa all’interno dei processi di controllo di antiriciclaggio e antifrode.
L’obiettivo è rilevare in modo tempestivo comportamenti sospetti o transazioni non autorizzate.
E si adatta rapidamente ai nuovi framework normativi, costantemente in evoluzione, posizionandosi come elemento di automazione anche all’interno dei processi di compliance delle banche.
Uno strumento di supporto
Tuttavia, l’RPA non prende decisioni: ha invece il preciso compito di scovare in tempo reale potenziali anomalie da segnalare al personale bancario.
Al quale spetta l’ultima parola alla insegna di una collaborazione uomo-macchina che premia velocità, efficienza e maggiore qualità di servizio offerto alla clientela finale.
Perché il personale si libera definitivamente di attività ripetitive, di routine, senza alcun valore aggiunto e che richiedono molto tempo.
Le nuove competenze, i nuovi ruoli
E la tecnologia non sostituisce e non sostituirà l’umano, piuttosto lo accompagnerà nel prendere decisioni mirate, magari personalizzate, persino capaci di anticipare i bisogni della clientela.
Ma serviranno di certo nuove competenze per riuscire a governare l’automazione: definire i perimetri di applicazione, le regole che dovranno seguire i processi, avere le capacità di monitorare le attività di queste tecnologie e gestirne le eccezioni.
E il personale bancario è destinato a evolvere nei ruoli e nelle abilità, al fianco dell’automazione.
I CEO puntano all’automazione, in Italia e nel mondo
La maggior parte degli AD in Italia conferma questa duplice necessità: l’investimento nell’automazione è prioritario per il 78% e superiamo la media globale (al 76%), cercando di colmare un gap rispetto ad altri Paesi.
Soprattutto, i CEO vogliono investire nell’upskilling del personale (72%) e si stanno muovendo per trovare anche nuove risorse e competenze necessarie a guidare soluzioni di automazione e data analytics.
Questo articolo è stato pubblicato sul numero di gennaio/febbraio 2024 di AziendaBanca ed è eccezionalmente disponibile gratuitamente anche sul sito web. Se vuoi ricevere AziendaBanca, puoi abbonarti nel nostro shop.