Speciale: il cuore IT della banca

Rinnovare l’IT della Banca: è il momento di scegliere

Rinnovamento dell'IT in Banca

Cloud computing, gestione del dato, automazione, digitalizzazione dei touch point, BaaS e blockchain.

Sono le tante sfumature con cui le banche possono rinnovare il loro IT: una tavolozza di colori da cui attingere, per aggiornare il motore tecnologico del banking e abilitare in futuro nuovi modelli di business, di offerta e di governance.

Tutte le banche aumentano il budget ICT

Secondo il Rapporto ABI Lab 2022, tutte le banche (25 realtà, 13 banche con attivo superiore ai 20 miliardi e 10 realtà minori) mostrano la necessità di investire nell’innovazione. Per questo motivo i budget dedicati all’ICT sono quasi ovunque in crescita rispetto allo scorso anno: la maggior parte delle banche maggiori ha previsto aggiungere un 5% alla somma dedicata agli investimenti. C’è chi resta stabile nel budget, naturalmente, ma a tagliare gli investimenti è solo una banca.

Metà delle banche di minori dimensioni ha confermato il budget dello scorso anno, mentre due su cinque sono pronte ad aumentare la quota di investimenti (per il 33,6% è superiore al 5%). Anche in questo caso, solo una banca ha comunicato di tagliare il budget.

Il cloud è la priorità di investimento

Gli investimenti pianificati vertono in primis sul cloud computing. Nel 2021 era ambito di attenzione, sotto la lente delle indagini e della ricerca da parte delle banche. Nel 2022 invece è la voce segnalata con maggiore frequenza tra le prime 10 priorità d’investimento.

Il cloud viene adottato a diversi livelli, con impatti sui modelli operativi, architetturali e di servizio. Questo perché tutte le banche vogliono proseguire nell’accelerazione portata dal Covid nei percorsi di innovazione delle architetture bancarie, modernizzando il core banking (al secondo posto tra le priorità di innovazione secondo il rapporto ABI Lab) e puntando su nuovi paradigmi: scalabilità, velocità, modelli agile per lo sviluppo di servizi, ma anche resilienza e sicurezza per fronteggiare lo scenario in forte evoluzione.

Il futuro è multi-cloud?

Da qui, la necessità di esplorare un nuovo volto del cloud, quello ibrido, che permette di bilanciare le esigenze di business: ovvero ottenere la scalabilità e la velocità di un cloud pubblico mantenendo il controllo e la sicurezza offerte dal cloud privato.

Secondo l’indagine Cloudera “Enterprise Data Maturity Research Report” il cloud ibrido è il modello dominante nel settore dei financial services, in quanto permette anche di scegliere il fornitore più conveniente a seconda delle necessità. Un’architettura aperta e multi-cloud offre infatti la flessibilità di gestire i carichi di lavoro, con una efficace gestione dei costi, grazie alla distribuzione dei carichi di lavoro sulla base di modelli dai prezzi competitivi.

E con la DORA (il Digital Operations Resilience Act dell’UE) il multi-cloud potrebbe essere una risposta al rischio di concentramento del mercato cloud.

Il potere dei dati

Il cloud permette inoltre di integrare nuovi paradigmi nel DNA della banca, innovando ad esempio la data governance.

Si presta all’ingresso di nuove fonti dati da cui raccogliere ulteriori informazioni per integrarle con quelle interne, offre maggiore potenza di calcolo e l’innesto di tecnologie evolute come l’AI e il machine learning e garantisce, inoltre, un accesso diffuso al dato.

L’obiettivo infatti della data governance è anche quello di monetizzare le informazioni, quindi non utilizzarle unicamente per adempiere ai requisiti normativi ma, piuttosto, capitalizzare il dato per proseguire nell’innovazione digitale.

Queste informazioni possono diventare preziose nelle mani del business e non saranno quindi più destinate unicamente ai data scientist, il framework del futuro è quindi di matrice Agile e DevOps.

Le banche devono però dotarsi dei giusti strumenti, che permettano ai meno esperti di leggere e interpretare i dati, senza dimenticare la governance di queste informazioni, la sicurezza e la privacy, che deve sempre essere al centro di ogni strategia che riguarda i dati.

L’automazione nei processi continua

Si può essere ancora più veloci e precisi nell’innovazione, inoltre, grazie all’automazione.

Una marcia in più in particolare per i processi: tecnologie come la Robot Process Automation, gli strumenti evoluti di Business Process Management e i sistemi di workflow management sono infatti tra le priorità di investimento.

Mobile banking sempre più ricco

Al centro degli investimenti delle banche c’è ancora lo sviluppo dei touch point con la clientela.

I clienti sono cambiati e con loro le abitudini e le esigenze: cercano una relazione digitale o via app, come quella offerta dalle BigTech e le banche rispondono quindi puntando su onboarding più snelli, rapidi e digitali, e continuano ad arricchire i servizi via mobile banking grazie all’apertura alle terze parti e user experience sempre più digitali.

Il modello Banking as a Service

L’apertura alle terze parti, abilitata dalla PSD2 e dalla propagazione delle API, ci porta verso una ulteriore frontiera: quella del Banking as a Service.

Questo modello permette alla banca di creare un nuovo canale distributivo, capace di generare profitti e opportunità nel cross selling: difatti, il BaaS consente a partner terzi, non bancari, di offrire prodotti finance godendo della licenza della banca. Tuttavia, il modello presenta anche dei rischi e in Italia non è ancora molto diffuso.

Sempre attenti alla sicurezza informatica

Una fetta del budget ICT delle banche italiane è anche dedicato alla protezione, alla gestione e alla mitigazione dai rischi cyber. Non poteva mancare, dato che il fenomeno dei cyber attacchi è inarrestabile.

Qui l’analisi dei dati, delle informazioni, anche delle transazioni condotte dagli utenti, offre uno spaccato in tempo reale dell’andamento delle minacce, ma può anche aiutare a simulare e prevenire scenari di attacco.

Le banche sono dunque al lavoro per valorizzare le informazioni dal punto di vista del business e si apprestano a ripensare anche l’IT Governance. Soprattutto quelle di dimensioni minori.

La blockchain e la nascita delle DAO

Infine, la blockchain abbandona il podio delle priorità di investimento delle banche, secondo il Rapporto ABI Lab. È una tecnologia ancora in fase di studio, soprattutto per le grandi banche, e sugli investimenti i numeri registrano una notevole discesa.

Ma la blockchain, applicata al nuovo web3, nel prossimo futuro potrebbe portare le aziende, banche comprese, ad abbracciare un nuovo modello di governance: più democratico e decentralizzato. Si tratta della DAO, o Decentralized Autonomous Organization, che consente alle aziende di amministrarsi senza la presenza di un tradizionale organo di gestione centralizzato: ogni membro della DAO possiede dei token, che stabiliscono un po’ la gerarchia dell’organizzazione e di conseguenza chi ne detiene di più ha maggiore potere decisionale.

Grazie a questi token, i membri della DAO possono avanzare proposte ai partecipanti e, soprattutto, votare le iniziative proposte in modo automatico, tracciato e trasparente, grazie agli smart contract, che vanno in esecuzione al verificarsi di una predeterminata situazione.

In questo modo, l’intervento umano non è più necessario: l’azienda si autogoverna seguendo regole prefissate, in modo democratico e senza la necessità di un tradizionale organo di gestione.

 

Questo articolo è stato pubblicato sul numero di dicembre 2022 di AziendaBanca ed è eccezionalmente disponibile gratuitamente anche sul sito web. Se vuoi ricevere AziendaBanca, puoi abbonarti nel nostro shop