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Modernizzare e gestire la complessità tecnologica: l’osservabilità nell’hybrid cloud

Red Hat Hybrid cloud e osservabilità

Da sinistra: Rodolfo Falcone, Country Manager Italia di Red Hat, Federico Vietti, Partner di Liquid Reply ed Emanuele Cagnola, Regional Director Italy di Dynatrace

Cloud ibrido, ambienti multi-cloud e osservabilità. Sono questi gli elementi su cui si dovranno sviluppare le strategie cloud dei player finanziari: l’obiettivo è evolvere nell’offerta, nel modello di servizio e offrire una user experience da BigTech.

Il finance dovrà però dotarsi di nuovi strumenti per gestire la maggiore complessità tecnologica, rimanere vigile sulla compliance normativa (siamo nell’anno della DORA e dell’INS2, senza dimenticare il GDPR) e offrire al business una chiara visione dei vantaggi che si possono ottenere.

Ecco quanto emerso dall’evento “Dall’Hybrid Cloud alla osservabilità”, organizzato da Red Hat, in collaborazione con Dynatrace e Liquid Reply, e con il supporto di AziendaBanca.

Via ai lavori per l’hybrid cloud

Il primo elemento chiave dell’innovazione è il cloud ibrido, ovvero una infrastruttura che permette di scegliere tra varie tipologie di cloud computing: in modalità privata, per gestire dati e applicazioni in un ambiente governato dalla banca; pubblica, quindi gestita esternamente dal provider; oppure ibrida, ovvero capace di comprendere più tipologie di cloud computing.

In Italia, la maggior parte dei progetti finance riguarda soluzioni on-premises, quindi che sfruttano un cloud privato, ma a tendere l’obiettivo è adottare un approccio ibrido.

Ottenendo anche una serie di vantaggi, primo fra tutti, la possibilità di mantenere l’esistente e salvaguardare gli investimenti fatti.

È anche una opportunità per intraprendere i primi passi verso l’hybrid cloud e iniziare quindi a “spacchettare” e modernizzare singoli workload applicativi.

Così da portare rapidamente sul mercato nuove soluzioni, con un time-to-market accelerato, e rendere le applicazioni portabili, ovvero più facili da spostare anche per esigenze normative.

Erogare servizi digitali

Portabilità e interoperabilità rendono il cloud ibrido lo strumento ideale per arrivare al fine ultimo, ovvero erogare moderni servizi digitali alla clientela finale, in modo rapido e con una migliore UX.

Diverse le possibilità di sviluppo: in house; in public cloud; oppure utilizzando nuove piattaforme ibride di sviluppo, che permettono di gestire e proteggere le applicazioni.

Multi-cloud ed exit strategy

Elemento cruciale per innovare il journey-to-cloud è definire la strategia e il multi-cloud è al centro dell’attenzione.

Si tratta per di più di una esigenza, guidata soprattutto dalle regolamentazioni: tra le più recenti DORA, che richiede anche agli operatori del mercato finanziario una chiara exit strategy, per evitare il rischio di lock-in.

La via d’uscita sostenibile è quella di appoggiarsi a più fornitori cloud e scegliere dove posizionare i workload applicativi, valutando le capacità di ogni singolo provider.

Verso applicazioni cloud native

Alcune realtà, in particolare nel mondo dei pagamenti, hanno iniziato da qualche anno il loro percorso, appoggiandosi a due o più cloud provider, mentre alcune banche hanno spinto maggiormente sull’innovazione, con la chiara idea di adottare il multi-cloud ibrido per arrivare a un maggiore controllo sulle applicazioni sviluppate, possibilmente in-house e già cloud native.

Nuove regole per lo sviluppo

Superare le criticità del legacy non è certo semplice.

L’urgenza è quella di riuscire a scegliere i workload da portare in cloud, iniziando a modernizzare il parco applicativo presente anche sui sistemi legacy, tramite l’adozione di strategie DevOps e l’utilizzo di tecnologie basate sui container.

Alcune banche hanno stabilito delle chiare regole di sviluppo per le nuove applicazioni, adottando un modello di sviluppo cloud-native che si basa sulla modularità dell’architettura (microservizi), sul basso accoppiamento e sull’indipendenza dei servizi.

Ogni microservizio introduce una capacità aziendale, esegue i propri processi e comunica tramite un’interfaccia di programmazione delle applicazioni (API) o un sistema di messaggistica, dal cloud all’edge.

Tutto questo spesso avviene anche affidandosi a società esterne che danno supporto nel percorso di modernizzazione.

Le performance nel cloud: lo chiede il business

A dettare i ritmi dell’innovazione è anche il business, che spinge per un time-to-market rapido, offrire servizi in ottica omnicanale e sfruttare dunque il cloud per ottenere un vantaggio nella creazione di app moderne e scalabili.

Ma ci sono anche altre richieste da soddisfare: controllare le performance, valutare i consumi, i livelli di sicurezza e la compliance alle normative di queste iniziative.

Tracciare, controllare e gestire

Qui entra in gioco la governance delle applicazioni, un processo che deve svilupparsi in modo end-to-end ma che può riscontrare qualche intoppo, dato che spesso non tutte le applicazioni hanno vita propria nel cloud (perché, come detto, possono essere ad esempio on-prem).

E la necessità di tracciare, controllare e gestire è il terzo elemento chiave della strategia ibrida e multi-cloud nei financial services.

Sprigionare il valore dei dati

L’osservabilità è un elemento centrale per affrontare la complessità tecnologica di oggi.

Maggiore è la distribuzione e la dinamicità degli ambienti IT e delle applicazioni, più è sentita la necessità di ottenere una visione end-to-end del loro ciclo di vita, valutando le performance complessive, dall’infrastruttura al servizio erogato al cliente finale.

Il finance deve quindi adottare delle piattaforme per la raccolta e l’analisi dei dati, così da sprigionarne anche il valore che si cela dietro le informazioni che potrebbero essere elaborate e gestite.

Osservabilità e sicurezza del cloud

I CIO e CFO, a livello globale, pensano che gli attuali strumenti presenti sul mercato siano già inadeguati.

La domanda si concentra infatti su soluzioni che si adattano automaticamente ai cambiamenti e che permettano di creare delle mappe grafiche per identificare le dipendenze tra tutte le componenti architetturali a prescindere dalla loro posizione (on-prem o su uno o più cloud provider).

In secondo luogo, puntano alla integrazione dell’AI in questi tool, così da poter trasformare i dati in risposte facilmente interpretabili e attuabili.

Il fine ultimo è ottenere un unico punto di vista per l’osservabilità e la sicurezza del cloud.

Raccogliere quindi le informazioni che arrivano dai diversi punti di ingresso e contestualizzarle, per poi raggrupparle in un’unica fonte di verità, dove le informazioni sono sempre accessibili e possono essere correlate.

Naturalmente utilizzando algoritmi di intelligenza artificiale e analytics.

 

Questo articolo è stato pubblicato sul numero di luglio/agosto 2023 di AziendaBanca ed è eccezionalmente disponibile gratuitamente anche sul sito web. Se vuoi ricevere AziendaBanca, puoi abbonarti nel nostro shop