Anticorruzione e antiriciclaggio, cibersecurity, ambiente e sostenibilità, e salute e sicurezza.
Sono le aree maggiormente impattate dalla conformità normativa, secondo la recente indagine di PwC “Glabal Compliance Survey 2025”, che porterà la maggior parte delle aziende italiane ad aumentare gli investimenti digitali in compliance.
Cresce la complessità della compliance
Negli ultimi tre anni, il 93% delle aziende italiane ha riscontrato un aumento della complessità normativa e la tecnologia è l’ambito che risulta essere maggiormente impattato.
In particolare, l’implementazione e la manutenzione dei sistemi IT sono tra gli aspetti più colpiti dalla regolamentazione, con l’87% degli intervistati italiani e l’89% a livello mondiale che segnalano difficoltà in questo ambito.
Oltre alla complessità normativa, le aziende italiane individuano anche altri fattori interni che ostacolano una gestione efficace della compliance. La cultura aziendale (54%), la complessità organizzativa (49%) e la consapevolezza dei dipendenti (46%) sono elementi critici che richiedono attenzione.
A livello globale, invece, la principale difficoltà è rappresentata dalla crescente regolamentazione (47%).
Il connubio tra tecnologia e compliance
Per affrontare le sfide della conformità normativa, molte aziende stanno proprio investendo nella tecnologia: l’80% degli intervistati in Italia ritiene fondamentale il ruolo della compliance nelle iniziative di trasformazione digitale aziendali previste nei prossimi tre anni e il 73% delle aziende del Paese prevede di aumentare gli investimenti in soluzioni digitali per ottimizzare le attività di compliance.
La formazione (76%), la valutazione dei rischi (76%) e la due diligence dei clienti (70%) costituiscono le prime tre aree di utilizzo a livello italiano in cui l’automazione e la tecnologia stanno avendo il maggiore impatto, contribuendo a migliorare l’efficienza e a ridurre il rischio di non conformità.
Seguono la valutazione di terze parti e dei fornitori (69%) e il rilevamento delle frodi (65%).
AI e compliance: opportunità e rischi
L’intelligenza artificiale rappresenta un’opportunità significativa per la compliance, ma anche una fonte di preoccupazione.
I principali timori a livello globale riguardano l’uso improprio, la disinformazione e la perdita di controllo (90%), seguiti dalla preoccupazione per l’affidabilità delle informazioni fornite (83%), per la privacy dei dati (78%) e per la governance dell’IA (78%).
Se a livello globale l’area in cui le aziende stanno maggiormente utilizzando o pianificando di utilizzare l’AI è l’analisi dei dati e l’analisi predittiva (46%), in Italia solo il 27% degli intervistati ha dichiarato che la propria azienda sta testando o usando l’AI in tale ambito. Seconda, a livello globale per lo sviluppo e utilizzo dell’AI, è l’area riguardante l'intercettazione delle frodi (36%), mentre le aziende italiane restano indietro anche in tale settore (19%).
L’AI rischia di essere penalizzata
Per il 57% degli intervistati italiani i requisiti di compliance stanno inoltre limitando l'adozione dell’AI, considerata fondamentale per innovare.
«La regolamentazione è un aspetto fondamentale in un ecosistema aziendale sano, ma non deve diventare un ostacolo per la crescita del business – commenta Giuseppe Garzillo, Partner e Risk Private Coordinator PwC Italia.
Secondo la nostra Global Compliance Survey, il 93% dei risk manager italiani ritiene che i requisiti di compliance stiano diventando più complessi, ponendo limiti alla creazione di valore. Occorre quindi comprendere la complessità e affrontare gli impatti negativi che da essa derivano, cogliendo le opportunità che nuove tecnologie come l’Intelligenza Artificiale possono apportare per semplificare le attività di raccolta e gestione dei dati, automatizzare i processi ripetitivi e ridurre i margini di errore.
Il nostro sondaggio ha rilevato che il 44% degli intervistati a livello italiano (vs. 32% a livello globale) non sta testando né utilizzando l'AI per nessuna attività di compliance e che solo il 7% degli intervistati in Italia considera la propria organizzazione leader nella gestione della compliance. C'è quindi ancora molto lavoro da fare per far sì che la compliance possa ricoprire un ruolo strategico all’interno delle organizzazioni, contribuendo in maniera fattiva alla creazione di valore».
Nuove competenze emergenti
Per rispondere alle nuove sfide normative, le aziende italiane stanno puntando sullo sviluppo di competenze strategiche.
Le più richieste sono nel campo del risk management, legal e audit (78%), seguite dalla capacità di comunicazione e collaborazione (61%) e dal pensiero critico (49%).
Inoltre, le competenze in pianificazione strategica e analisi dei dati stanno diventando sempre più essenziali per gestire la compliance in modo proattivo.
Metodologia della survey
La ricerca, condotta su 1.802 responsabili di funzioni di controllo in 63 Paesi (con 41 referenti per l’Italia), analizza le sfide e le priorità in materia di regolamentazione in aziende di numerosi settori, tra cui i servizi finanziari (29%). Il 54% delle aziende intervistate sia a livello globale che italiano ha un fatturato annuo superiore a 1 miliardo di dollari.