Pseudo-ATM: il rischio riciclaggio è allo sportello

Pseudo-ATM: il rischio riciclaggio è allo sportello
Elisabetta Mercaldo, Segretario Nazionale della FABI (Federazione Autonoma Bancari Italiani)

Rischio riciclaggio all’ATM indipendente. A luglio, l’Unità di Informazione Finanziaria (UIF) di Banca d’Italia ha posto la sua attenzione sul tema delle Automatic Teller Machine (ATM) indipendenti, facendolo rientrare a piano titolo all’interno del dibattito europeo sull’antiriciclaggio.

I rischi sono legati alla incapacità di tracciare il contante presso questi pseudo-ATM, ma il nuovo AML Package porterà maggiore controllo e trasparenza, come racconta Elisabetta Mercaldo, Segretario Nazionale della FABI (Federazione Autonoma Bancari Italiani).

D. Dottoressa Mercaldo, tema caldo di questa estate sono stati gli pseudo-ATM, ma facciamo chiarezza: che cosa sono per l’esattezza queste automatic teller machine indipendenti e quali caratteristiche le differenziano dagli sportelli automatici di banche e Poste?

EM. Gli ATM indipendenti, o pseudo-ATM, sono dispositivi – non gestiti da banche – che forniscono servizi finanziari, quali prelievo di contante, versamento e, in diversi casi, servizi aggiuntivi come ricariche telefoniche o pagamenti di utenze.

Sono installati da operatori privati, spesso società estere non finanziarie, che offrono servizi in Italia senza una succursale o filiale fisica e senza un marchio e/o licenza bancaria, e si collocano in luoghi ad alta frequentazione: come aeroporti, stazioni ferroviarie o in prossimità di punti vendita commerciali dove alla clientela viene fornito un accesso apparentemente conveniente ad alcuni servizi bancari self-service, quali prelievi e versamenti contante.

La differenza rispetto ad un bancomat tradizionale non è nell’interfaccia ma nell’operatività, ovvero, nella tipologia di operazioni concesse all’utente e nel contesto regolamentare. Gli ATM operano in un contesto normativo diverso, meno definito, e consentono anche operazioni che non rientrano tra quelle ordinariamente concesse alla clientela bancaria in Italia, quali l’acquisto e vendita di valute digitali.

D. A oggi, le attività di prelievo e versamento presso gli sportelli non bancari non sono vigilate dagli organi di vigilanza italiani: con quali rischi?

EM. L’assenza di vigilanza diretta e strutturata del proprietario o del gestore indipendente dell’ATM non bancario espone a diversi rischi riconducibili al riciclaggio di capitali e al finanziamento del terrorismo, in funzione della natura “non bancaria” dell’ATM, alle circostanze precise in cui avvengono le transazioni e dell’assenza di una relazione diretta con il cliente che utilizza lo sportello.

Dal punto di vista del sistema dei pagamenti e delle norme antiriciclaggio, le società o gestori privati che gestiscono questa tipologia di ATM operano al di fuori del circuito bancario tradizionale. E la mancanza di regole comuni sull’utilizzo del contante e di presidi di supervisione comuni rende più complesso il controllo dei flussi di denaro in entrata ed uscita e l’intercettazione tempestiva di operazioni sospette. In questo modo si indebolisce uno dei cardini dell’impianto AML/KYC, ovvero la capacità di garantire che ogni movimentazione avvenga entro un perimetro di regole comuni.

Per la clientela, infine, vi è una minore certezza sulla trasparenza delle condizioni economiche: le commissioni possono essere più alte o poco chiare, senza l’obbligo di informativa dettagliata che grava invece sulle banche ai sensi del Testo Unico Bancario e delle disposizioni di trasparenza di Banca d’Italia.

D. La desertificazione bancaria di certo non aiuta a limitare il diffondersi di ATM gestiti da società estere e, spesso, questi ATM si trovano in aree turistiche molto frequentate da stranieri: quali potenziali rischi di riciclaggio vedete in questo preciso fenomeno, legato alle attività di cittadini esteri in Italia?

 

Questo articolo è stato pubblicato sul numero di settembre 2025 di AziendaBanca. Se vuoi ricevere AziendaBanca, puoi abbonarti nel nostro shop.

 

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