Quasi la metà dei consumatori digitali in Italia usa l’open banking e ha autorizzato l’accesso ai propri conti correnti.
Nel primo semestre del 2024, secondo il market outlook di CRIF sul tema, la platea di utenti che ha utilizzato l’open banking è aumenta di 1,7 punti percentuale, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, raggiungendo quota 49,2%.
Chi usa l’open banking?
Anche le generazioni meno giovani stanno dando fiducia al paradigma open: la quota di utenti appartenenti alla Generazione X e ai Baby Boomers è cresciuta, rispettivamente, del +4,8% e del +6,5% nel primo semestre dell’anno.
Inoltre, aumenta il numero di utenti già titolari di un finanziamento e attivi sul mercato del credito (+15%) ma l’analisi del profilo di rischio dei consumatori digitali che utilizzano l’open banking nel 2024 evidenzia anche uno spostamento verso profili meno rischiosi (-9,9% gli utenti a rischio alto).
«Il fenomeno dell’Open Banking è in evoluzione anche in Italia, seppur a ritmi inferiori rispetto ai mercati dove è più maturo come il Regno Unito. Anche nel primo semestre di quest’anno cresce la fiducia e il tasso di accesso ai conti, che ormai si completa per un utente su due. Dall’analisi del nostro outlook sulle caratteristiche e peculiarità dei consumatori digitali italiani che utilizzano l’Open Banking emerge che non appartengono solo alle generazioni più giovani, native digitali, anzi crescono quest’anno maggiormente Generazione X e Baby Boomers. Coerentemente, rileviamo uno spostamento verso utenti con classi di reddito più alte e una crescita tra coloro che sono già attivi nel mercato del credito», commenta Simone Capecchi, Executive Director di CRIF.
Conto primario o secondario: la differenza c’è, per il rischio
L’analisi CRIF evidenzia inoltre una significativa disparità di rischio tra utenti che autenticano l’accesso con un conto corrente principale e quelli che utilizzano conti secondari.
I clienti associati a conti secondari presentano un profilo di rischio peggiore del 57% rispetto a chi collega un conto principale. E ciò sottolinea l’importanza di identificare e classificare la tipologia di conto corrente utilizzato per garantire una valutazione del rischio accurata e completa.
Solo i dati provenienti da conti principali, caratterizzati da transazioni recenti e accrediti regolari, offrono infatti un’immagine precisa del comportamento finanziario dell’utente e possono essere utilizzati efficacemente nei processi decisionali.
Cosa accadrà con l’open finance: accesso ai dati e nuovi attori
L’era open banking sta per finire e a partire dal 2025, con la versione finale del Regolamento europeo FIDA (Financial Data Access), che prevede l’accesso regolamentato per tutti i servizi finanziari, sarà il turno dell’Open Finance.
L’Open Finance guarda oltre l’Open Banking, prevedendo la condivisione e l’accesso a un numero ancora maggiore di dati e prodotti bancari tramite API.
In particolare, si propone di ampliare ulteriormente l’accesso ai dati finanziari, superando i confini dell’Open Banking e abbracciando un’ampia gamma di prodotti e servizi, tra cui: credito, mutui, risparmi, pensioni, tasse, assicurazioni, investimenti.
Attraverso la condivisione sicura di questi dati, l’Open Finance mira a creare un ecosistema finanziario più integrato e collaborativo, dove clienti, banche, istituzioni finanziarie e nuovi attori (come i FISP, ovvero i Fornitori di Servizi di Informazioni Finanziarie) possono interagire per offrire soluzioni innovative e personalizzate.
«L’implementazione dell’Open Finance dovrà affrontare le stesse sfide che, ad oggi, hanno in parte frenato la diffusione dell’Open Banking, in particolare: garantire la sicurezza e la privacy dei dati; definire standard comuni e armonizzati a livello nazionale e internazionale; promuovere l’educazione finanziaria dei consumatori; gestire i rischi associati all’aumento della concorrenza – spiega Antonio Deledda, Executive Director di CRIF. Queste sfide rappresentano anche l’opportunità per creare un ecosistema finanziario più sicuro, trasparente e competitivo. La collaborazione tra tutti gli attori in gioco sarà fondamentale per il successo dell’Open Finance e per la realizzazione del suo pieno potenziale».
Campione della ricerca
Il campione rappresentativo alla base dello studio è di circa 180mila controparti e quasi 240mila conti correnti, con circa 74 milioni di transazioni, estratto dai servizi di account aggregation di CRIF.