#DEFINE BANKING

Mastercard: tokenizzazione, AI e quantum. Così la tecnologia cambia i pagamenti

Mastercard. Così la tecnologia cambia i pagamenti

Luca Corti, Country Manager di Mastercard per l'Italia

Quando si parla di pagamenti digitali, la maggioranza delle persone pensa ancora a una carta, di debito o di credito che sia. Ma ormai i casi di uso dei pagamenti elettronici spaziano dal negozio all’online fino alla realtà virtuale.

E passano da una pluralità di strumenti e di tecnologie. Ne abbiamo parlato con Luca Corti, Country Manager di Mastercard per l'Italia, in un episodio del nostro podcast #define banking, di cui questo articolo è un adattamento testuale.

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AG. A che punto sono i pagamenti digitali in Italia?

LC. Il 2024 è l’anno in cui i pagamenti digitali arrivano allo stesso livello del contante: 42% delle transazioni ciascuno. Il resto si divide tra bonifici, assegni e altri strumenti.

È una ottima notizia che aspettavamo da tempo: io sono entrato nel settore ormai una ventina di anni fa e vedo finalmente l’Italia arrivare a un traguardo che altri Paesi hanno raggiunto prima di noi.

Quest’anno, i pagamenti digitali crescono del 9%, un po’ meno rispetto all’anno scorso.

Sappiamo che l’infrastruttura italiana, in termini di POS e strumenti di accettazione, era pronta da tempo, ma solo col Covid è avvenuto un cambiamento che ha portato consumatori ed esercenti a digitalizzare il pagamento.

L’obiettivo era evitare il contatto fisico e minimizzare il rischio di contagio: molti negozianti hanno sperimentato il commercio elettronico per continuare a operare. E il contactless, che permetteva di non toccare il POS, si è imposto in modo definitivo per le transazioni in negozio, dove rappresenta ormai 9 transazioni su 10, di fatto diventando uno standard. .

Un trend importante è quello del mobile payment: il contactless ha mostrato al consumatore che si può pagare in modo diverso. E questa esperienza di “tap” si sposta su telefonini, orologi smart e quanto altro, a favore della user experience.

AG. Rispetto al periodo Covid è esplosa la mania dell’intelligenza artificiale, che si basa su una quantità enorme di dati. Come state lavorando su queste tecnologie per trasformare i pagamenti?

LC. Il modello, per le nuove tecnologie, è il contactless. Cioè una soluzione che abbiamo studiato, appreso, portato a scala e poi messo a fattor comune fino a farne uno standard. Questo lavoro Mastercard lo fa in modo costante.

Siamo un’azienda tecnologica e lavoriamo per creare standard che scalano in tutto il mondo, permettendo di pagare allo stesso modo ovunque. Abbiamo un dipartimento di ricerca e sviluppo, chiamato The Foundry, in italiano “la Fonderia”. Un nome che dà l’idea della plasticità del lavoro che svolge.

La ricerca e l’innovazione ci forniscono moltissimi stimoli e cerchiamo di capire se, e come, possono entrare nel mondo dei pagamenti e in quello della sicurezza cyber.

In questa fase stiamo lavorando su intelligenza artificiale, dati e computing. La capacità computazionale è un aspetto chiave: negli ultimi anni è già cresciuta moltissimo ma tutti i settori stanno guardando al quantum computing, che cambierà le regole del gioco.

Avremo una capacità computazionale mai vista prima e questo ci permetterà di scrivere algoritmi per fare cose oggi appena immaginabili. Avere esperienze di shopping immersive, visualizzando in 3D gli oggetti che stiamo per acquistare, ad esempio.

Il computing è alla base dell’intelligenza artificiale, che a sua volta si nutre di dati, di informazioni.

Questi tre trend su cui stiamo lavorando ci fa immaginare una grande evoluzione per i prossimi anni. Ma pone anche dei rischi sul fronte della sicurezza informatica e delle transazioni, minacciando le attuali tecniche di crittografia.

Ecco quindi che stiamo lavorando su questi aspetti. Da un lato, utilizzando il quantum computing per migliorare ulteriormente gli strumenti con cui valutiamo la rischiosità di ogni transazione che passa dal nostro network. Dall’altro preparandoci a garantire la sicurezza anche nel nuovo scenario: abbiamo già rilasciato delle specifiche per le transazioni contactless che riescono a resistere ad attacchi di computer quantistici.

AG. L’equilibrio tra user experience e sicurezza è da anni un aspetto chiave per il successo del commercio elettronico. Quali sono le ultime novità e che ruolo può giocare la tokenizzazione, tecnologia che già molti utenti finali usano ma di cui non sanno nulla?

LC. Esatto: il lavoro della industry è fare andare d’accordo la sicurezza e l’usability. Il Regolatore Europeo, a partire dalla PSD2, ha costretto il sistema dei pagamenti a fare una doppia autenticazione per rendere più sicuri i pagamenti online.

Prima di allora le transazioni sicure erano complicate, mentre quelle semplici erano meno sicure. L’obiettivo è avere pagamenti veloci, sicuri e semplici al contempo.

E la tokenizzazione fa la differenza in questo senso. Per i non esperti, possiamo spiegarne il funzionamento immaginando che il numero della nostra carta sia in un luogo sicuro e protetto.

Quando uso la carta, non viene usato quel numero, che resta custodito, ma dei token, dei “figli” di quella carta che vanno in giro per il mondo per completare quelle transazioni.

Per ogni dispositivo ho un token e se quel dispositivo viene violato dai criminali, allora annullo il token precedente e ne emetto un altro. Senza però dovere riemettere la carta “madre”.

Nel nostro smartphone abbiamo un token e in ogni sito in cui attiviamo il “click to pay” abbiamo un token diverso. Quando salviamo i dati della nostra carta in un sito web, in realtà salviamo un token utilizzabile unicamente da quel commerciante.

Ecco quindi che con la tokenizzazione troviamo una soluzione per mettere insieme sicurezza e semplicità. E lo abbiamo fatto grazie a investimenti importanti che ci hanno permesso di arrivare a una tecnologia molto robusta e scalabile, di cui però il consumatore non si accorge. Pensiamo a tutto noi.

AG. Grazie alla tokenizzazione il pagamento sta arrivando anche in oggetti connessi, come gli smartwatch. E vedremo sempre più integrazione con la cosiddetta Internet delle Cose, con oggetti che si parlano tra di loro. Come state lavorando nell’ambito della mobilità?

LC. Si stima che ci siano oltre 30 miliardi di oggetti connessi nel mondo, che possono diventare strumenti di pagamento.

La mobilità è uno degli ambiti in cui vediamo più casi di uso. Con Eni, ad esempio, abbiamo un progetto che prevede di salvare la propria carta nella app di Eni e di interagire con la stazione di servizio, ovviamente di Eni, direttamente dal cruscotto della tua automobile. Scegli la pompa di benzina, l’importo della benzina o della ricarica elettrica, e completi il pagamento direttamente dall’auto.

Per la mobilità elettrica, il momento della ricarica è ancora critico. Chi può, ricarica a casa. Quando si è in viaggio ci si scontra con colonnine non sempre presenti, alcune delle quali funzionano solo con alcune app. L’esperienza dell’utente è ancora complicata ed è per questo che stiamo lavorando per arrivare a un pagamento con carta, o con la versione tokenizzata nello smartphone o nell’orologio, permettendo di usare qualunque colonnina.

Con alcuni brand, tra cui Mercedes, abbiamo inserito un token all’interno della macchina, che diventa così in grado di interagire con la pompa di carburante, comunicando quanti litri sono necessari per un pieno, oppure quanto ricaricare la batteria.

Nei protocolli di comunicazione tra stazione di servizio e macchina c’è quindi della intelligenza che permette di stimare l’importo, autorizzare il pagamento in anticipo e poi staccare e ripartire, senza consumare ulteriore tempo per fare una transazione.

Abbiamo moltissimi altri esempi di oggetti che possono essere connessi, ormai la tecnologia consente di coniugare sicurezza e usabilità. E l’industry, giustamente, si sta sbizzarrendo per trovare use case sempre più semplici, veloci e sicuri sia per i consumatori e gli esercenti.

Non dimentichiamoci dei merchant: un pagamento veloce e sicuro è un vantaggio enorme anche e soprattutto per loro.