Le nuove sfide dell’AML

Le nuove sfide dell’AML

Nuovo pacchetto AML in arrivo. La data per il nuovo AML Package è fissata al 2028 e vedrà l’istituzione dell’Autorità Antiriciclaggio Europea, detta AMLA (acronimo di Anti-Money Laundering Authority).

Una direttiva che vuole fare fronte ai limiti di una normativa che finora ha prodotto pochi risultati a livello di armonizzazione, introducendo un approccio di vigilanza integrato, capace di superare la attuali frammentazioni che caratterizzano i sistemi nazionali quando si guarda a metodologie di analisi, ambiti di applicazione e persino misure di vigilanza.

I tre pilastri dell’AMLA

Come sottolineato anche dalla Presidente dell’Authority, l’italiana Bruna Szego, la nuova autorità di vigilanza si poggia su tre pilastri fondamentali. Il primo è il completamento e l’attuazione uniforme di un insieme unico di regole AML (il Single Rulebook, NdR).

Il secondo consiste nel rafforzamento della cooperazione tra autorità, sia a livello nazionale sia internazionale. E, infine, sulla supervisione diretta dei soggetti finanziari che risultano più esposti ai rischi. Gli obiettivi sono ambizioni, e richiedono sicuramente una solida cooperazione che tocca vari livelli, ma il ruolo delle autorità di vigilanza nazionali resta centrale: non solo come soggetti che hanno il compito di attuare i controlli, ma proprio come parte integrante nella costituzione del nuovo assetto.

Cosa è stato fatto finora

A sottolineare il ruolo della vigilanza italiana è stato Sebastiano Laviola, Capo dell’Unità di Supervisione e normativa antiriciclaggio della Banca d’Italia, in un documento in cui racconta quanto già fatto in questi anni in ambito AML da parte delle autorità locali e degli istituti bancari.

Mettendone in evidenza, però, anche i limiti attuali, nonostante i solidi presidi attuati, e le sfide future da affrontare insieme all’AMLA, che riguardano il contesto geopolitico ma anche l’evoluzione tecnologica.

I limiti attuali

Negli ultimi anni le banche italiane hanno infatti rafforzato la governance aziendale del rischio di riciclaggio, andando a integrare l’antiriciclaggio nei processi aziendali di vertice: gli istituti hanno risposto all’obbligo (richiesto dall’EBA, NdR) di individuare un esponente responsabile per l’AML all’interno del Consiglio di Amministrazione, che ha una funzione di raccordo tra il CdA e la funzione antiriciclaggio per assicurare l’efficacia del sistema dei controlli AML.

Sempre sul piano organizzativo, inoltre, si è vista la creazione di centri di competenza AML all’interno dei gruppi bancari: modelli che favoriscono la specializzazione e l’uniformità dei controlli sulle potenziali anomalie nell’ambito del monitoraggio transazionale, ma che a volte sono in mano a operatori che non conoscono in modo diretto la clientela.

Gli interventi della vigilanza

E questo è un rischio: non sono mancati casi, infatti, in cui le verifiche condotte dalle banche abbiano messo in luce situazioni di sottostima dell’esposizione al rischio, con presidi aziendali incapaci quindi di mitigare le minacce e la rischiosità connesse al modello di business, alla tipologia di clientela servita e ai canali distributivi che vengono impiegati.

Appare palese, quindi, una forte interconnessione tra il rischio di riciclaggio e gli altri tipici rischi aziendali, in primis quello di credito. Che hanno portato in numerosi casi anche all’intervento da parte di Banca d’Italia, con la rimozione degli esponenti, la nomina di commissari o il divieto di effettuare nuove operazioni. Anche di recente.

 

Questo articolo è stato pubblicato sul numero di settembre 2025 di AziendaBanca. Se vuoi ricevere AziendaBanca, puoi abbonarti nel nostro shop.

 

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