KYC: imparare dagli ultimi trend per affrontare le nuove sfide legate anche al PNRR

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In questo episodio di Define banking next, il podcast sulla banca del futuro che AziendaBanca realizza insieme a CRIF, parliamo di un tema fondamentale per il settore bancario: il Know Your Customer o KYC.

Ne abbiamo parlato con Luca D’Amico, Senior Director di CRIF e Direttore Generale di CRIF Ratings.

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AG. Allora, iniziamo ad avvicinarci al tema del KYC, partendo da uno dei fenomeni che dovrebbe aiutare a combattere, cioè le frodi. È uscito da poco l’ultimo osservatorio di CRIF con i dati aggiornati sulle Frodi Creditizie. Che cosa emerge?

LDA. Emerge che le frodi creditizie realizzate tramite furto d'identità continuano ad avere un notevole impatto sulle famiglie italiane. I dati personali e finanziari vengono usati illecitamente per ottenere credito, per poi non rimborsarlo o acquistare beni per poi non pagarli.

Ovviamente il tutto usando l'identità di un'altra persona.

Dagli ultimi dati dell'Osservatorio sulle frodi creditizie e furti d'identità realizzato da CRIF che abbiamo pubblicato pochi giorni fa, osservando il 2021, i casi di questo tipo rilevati in Italia sono cresciuti del 31,1% rispetto al 2020 e hanno superato il numero di 28.600. Queste frodi continuano a crescere, anche perché crescono gli acquisti online del 18% nel 2021 e tipicamente sui canali virtuali le verifiche antifrode possono essere meno efficaci.

AG. E questa crescita delle frodi non è un fenomeno solo italiano. Giusto?

LDA. Sì, esatto. Le frodi creditizie sono in crescita in molti Paesi. Negli Stati Uniti, per esempio, sono aumentate del 50% secondo la Federal Trade Commission, mentre nel Regno Unito del 22%.

È intuitivo che il più frequente ricorso all'e-commerce, l'accelerazione nell'utilizzo delle carte di pagamento e la digitalizzazione di molti processi possano determinare un innalzamento di questi rischi e un'ulteriore impennata dei casi anche nei prossimi anni.

AG. Finora abbiamo parlato genericamente di frode. Ma quali sono le tipologie di credito più colpite? E ci sono anche delle nuove minacce emergenti?

LDA. La tipologia di credito in cui c'è il maggior numero di frodi con furto d'identità sono sicuramente i prestiti finalizzati, quindi acquisto di auto, moto, arredamento, elettronica, elettrodomestici e così via, con il 34,4% dei casi. Come detto prima, un bene viene comprato con un finanziamento intestato alla vittima inconsapevole della frode, mentre il frodatore non lo paga e, anzi, spesso lo rivende quasi subito.

Al secondo posto ci sono i casi di frode sui prestiti personali, che l'anno scorso sono cresciuti del 56%. Se invece guardiamo che cosa si compra con un prestito finalizzato ottenuto in modo fraudolento, osserviamo che il 40,77% dei casi ha per oggetto l'acquisto di elettrodomestici, con una crescita del 25,3%.

Dobbiamo poi notare anche alcuni trend minori, ma comunque da tenere sotto controllo. Per esempio, iniziano a emergere casi di frode creditizia sulla rateizzazione di acquisti e-commerce, le cosiddette formule compra subito, paga dopo o buy now pay later.

AG. Spesso quando sentiamo parlare di frodi si pensa a persone con scarse competenze oppure non giovanissime. E invece i dati possono rivelarci qualcosa di interessante. Qual è il profilo delle vittime e quanto ci mettono a scoprire che sono state frodate?

LDA. Dalle nostre analisi emerge che la maggioranza delle vittime sono uomini, con una percentuale del 63,5%, e peraltro con un trend di crescita rispetto al 2020.

La fascia di età nella quale si rileva il maggior incremento percentuale è quella degli under 30, che cresce dell'8%, forse un po’ a sorpresa, mentre diminuiscono gli over 60.

Per quanto riguarda le regioni in cui sono state rilevate queste frodi troviamo in testa la Campania, con un peso di circa il 17% sul totale, seguita da Sicilia, Lombardia e Puglia. Se analizziamo gli alert sui documenti identificativi, ci conferma che nell'80% dei casi i truffatori hanno utilizzato una carta d'identità falsa come documento di identificazione.

Ma un aspetto positivo da evidenziare è che i tempi in cui ci si accorge della frode sembra si stiano accorciando. Infatti, il 42,4% dei casi viene scoperto entro i primi sei mesi.

AG. Collegato al tema del KYC c’è anche l’antiriciclaggio, e quindi le misure per contrastare il riciclaggio di denaro proveniente da attività criminali. L’Europol stima che l’1% del prodotto interno annuo lordo dell’Unione Europea è coinvolto in attività finanziarie sospette. Quali sono i dati sull’Italia?

LDA. Nel 2021 l'Unità di informazione finanziaria per l'Italia ha ricevuto oltre 139mila casi di segnalazioni di operazioni sospette, con un aumento del 23% rispetto al 2020.

Grazie all'ecosistema di dati CRIF, quindi oltre 40 fonti informative e più di 100 algoritmi, abbiamo analizzato i principali trend che emergono dai processi, quasi,che supportiamo ogni giorno. Sicuramente i casi sono in aumento. C'è, ad esempio, un + 8% di casi di privati che hanno ricevuto una sanzione o un provvedimento da Banca d'Italia o Consob.

Andiamo a vedere alcune casistiche più in dettaglio. La normativa richiede di analizzare, quando si apre un rapporto con un cliente, la presenza di comportamenti anomali legati all'operatività creditizia. È uno degli aspetti che, come CRIF, siamo in grado di intercettare tempestivamente. Nello specifico, abbiamo rilevato un +48% di casi rispetto al 2020 in cui il volume delle operazioni creditizie dei clienti potrebbe non essere in linea con la categoria di appartenenza del cliente stesso. Per esempio, abbiamo riscontrato soggetti privati che risultano intestatari di oltre dieci finanziamenti attivi a loro nome.

Anche Banca d'Italia chiede peraltro di fare attenzione a casi di questo tipo perché potrebbero essere legati a potenziali situazioni di utilizzo di prestanome o simili. Altra tipologia di anomalia attenzionata dal regolatore è l'estinzione anticipata. E qui vediamo che l'incidenza di casi in cui il cliente accelera più piani di rimborso è più che raddoppiata rispetto al 2020. Ci sono anche situazioni in cui un soggetto ha estinto anticipatamente oltre dieci finanziamenti, restituendo prima le somme residue. Ultimo esempio di aspetti che i sistemi CRIF rilevano automaticamente è l'esistenza di collegamenti tra un soggetto privato e alcune imprese, magari nemmeno dichiarati alla banca. Nel 2021, il 6% dei soggetti analizzati ricopre almeno una carica in un'azienda appartenente a settori particolarmente esposti al rischio riciclaggio: edilizia, raccolta rifiuti, smaltimento rifiuti, produzione, energie rinnovabili, fondi pubblici, eccetera.

AG. A proposito di fondi pubblici: come abbiamo già detto anche in altre occasioni, le somme stanziate con il PNRR vanno sicuramente monitorate con attenzione. Che dati ci arrivano sui controlli relativi ai titolari effettivi delle imprese?

LDA. I controlli antiriciclaggio sono essenziali per prevenire i rischi di infiltrazione criminale dei fondi pubblici, come quelli, per esempio, del PNRR.

È fondamentale intercettare subito eventuali dirottamenti delle risorse rispetto all'obiettivo per cui sono state stanziate. I processi KYC adottati da istituzioni finanziarie giocano sicuramente un ruolo chiave.

Uno dei temi a cui fare attenzione è quello dell'opacità delle imprese e della complessità nel ricostruire la catena partecipativa. Nel 2,5% dei casi l'indagine appunto della catena partecipativa si estende su tre o anche più livelli. E se consideriamo i gruppi con collegamenti esteri, questa percentuale di casi complessi sale fino quasi al 10%. Per questo servono strumenti di analisi intelligenti e rapidi per ricostruire la catena e risalire al titolare effettivo.

CRIF ha realizzato un motore proprietario che analizza in tempo reale anche catene molto complesse e che si estendono su più paesi, coprendo più di 450 milioni di aziende nel mondo. Questo motore è compliant alla normativa italiana e gestisce le peculiarità societarie tipiche della nostra realtà nazionale, oltre a fornire una vista completa sulle aziende estere. In questo particolare momento storico, la capacità di intercettare collegamenti con paesi come la Russia, per esempio, è importante anche alla luce delle sanzioni dell'Unione Europea.

AG. Le aziende del settore finanziario spendono moltissimo denaro per ottimizzare i loro processi KYC che vanno sempre tenuti aggiornati rispetto alle strategie della criminalità finanziaria. Come stanno evolvendo gli strumenti a disposizione delle banche?

LDA. L'adeguata verifica antiriciclaggio è sicuramente un processo molto complesso e oneroso. Gli istituti finanziari e le aziende devono fare investimenti elevati per affrontare la complessità regolamentare sempre crescente e i possibili rischi sanzionatori, ma anche reputazionali.

Un'efficace verifica KYC diventa ancora più importante con la digitalizzazione dei processi, che impone di gestire volumi di richieste molto elevate in tempi veloci e senza una relazione diretta con il cliente. Questo contesto è ovviamente più vulnerabile per possibili comportamenti illeciti.

Per molte banche l'automazione dei processi KYC, che oggi rappresenta un fattore di successo per rilanciare la redditività, contenendo i costi operativi e il rischio reputazionale nel pieno rispetto della compliance.

In questa direzione va il supporto di CRIF con la piattaforma “As a Service”, che abbiamo menzionato poco fa, e che fornisce in un unico report l'esito di oltre 300 controlli automatici: poteri di firma, adeguata verifica della clientela, ricostruzione del titolare effettivo, evidenza di opacità dell'assetto finanziario, analisi dei legami societari, presenza di liste internazionali, antiriciclaggio, eccetera.

Se prendiamo, per esempio, l'analisi della bad press, cioè la presenza di articoli di stampa su soggetti condannati o coinvolti in una indagine in corso, abbiamo automatizzato i controlli arrivando a ridurre del 40% circa i falsi positivi.

Questa tecnologia viene poi valorizzata anche da una componente umana che approfondisce i casi che non sono gestibili totalmente in automatico. E qui abbiamo un team di operatori dedicati e specializzati che mantengono alti livelli di efficienza. In questo modo CRIF serve oltre 450 player in Italia che hanno ottenuto non solo il pieno rispetto della normativa, ma anche un onboarding automatico e più veloce del 50% e una riduzione dei costi operativi che arriva fino al 40%. E, infine, l'armonizzazione del profilo di rischio all'interno dei gruppi bancari.

Per approfondire le ultime analisi e trend del KYC contatta gli esperti CRIF

 

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