Intervista a Enterprise

Il pagamento ai tempi dell’open banking

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Marisa Casale, Founder & CEO di Enterprise

Un ecosistema aperto, dove confluiscono più piattaforme digitali, capace di innovare l’approccio al mondo dei pagamenti. «Dopo aver consolidato le soluzioni di open banking nella sfera di primissima adozione, ovvero i sistemi di pagamento diretto, ci siamo impegnati a replicare quel modello su altri prodotti – racconta Marisa Casale, Founder & CEO di Enterprise. Così è nata l’idea di creare un Open Ecosystem, costituito da una famiglia di piattaforme digitali, interconnesse e autoconsistenti, in grado di ripercuotere il paradigma open (Digital, API, Strong Authentication) in un contesto ancora più ampio in termini di servizi, industry verticali e stakeholder».

Sul filone di un modello open

La Piattaforma Merchant di Microfinance realizzata da Enterprise, ad esempio, consente di integrare al momento del pagamento di un bene o un servizio l’attivazione di una operazione di microcredito, grazie proprio all’open banking. «Così come la Piattaforma Logistico-Finanziaria WTE (World Trade Ecosystem) – aggiunge Casale – che si pone come un innovativo strumento “open cross-industry”, in cui l’operatività bancaria delle corporate, dall’open account fino ai crediti documentari, è accompagnata e armonizzata dall’inclusione di molti altri verticali dell’industria: information & data provider, facilitatori del commercio internazionale (come servizi logistici e assicurativi), esperti della compliance globale, etc».

Distinguersi nell’innovazione

L’innovazione quindi non si ferma, ma deve portare a un’offerta distintiva, «che sarà la chiave per emergere in un mercato sempre più competitivo in cui però, paradossalmente per via dell’open banking, l’offerta sarà sempre più standardizzata e livellata verso l’alto – commenta Casale. I termini di servizio sono regolamentati e quindi comuni per tutti: l’instant payment deve necessariamente concludersi entro 10 secondi, ad esempio. Non è qui che si gioca dunque la competizione. Ma su un’offerta distintiva, che si snoda su alcuni fondamentali segmenti del processo: primo su tutti, l’evoluzione della user experience».

Come ripensare la user experience

La creazione di un’esperienza d’uso efficace e inclusiva richiede di ripensare i processi e le tecnologie utilizzate per implementarla. «A nostro parere, non è corretto avviare una riprogettazione della user experience partendo dalla selezione di una tecnologia e cercando conseguentemente di adattarne l’esperienza al processo richiesto – osserva Casale. Eppure, le banche tendono ad avere un approccio conservativo sui canali di origination della clientela, perché sanno che, man mano che ci si allontana da approcci familiari e auto-esplicativi, si esce dalla comfort zone degli utilizzatori. E si approda su un territorio in cui ci sono meno convenzioni accettate e gli utenti hanno inoltre meno familiarità con i paradigmi d’interazione».

Investire in ricerca e sviluppo

Enterprise si pone quindi l’obiettivo di accompagnare le banche clienti in questa transizione tecnologica investendo in ricerca e sviluppo. «Vogliamo creare piattaforme web o mobile intuitive, capaci di offrire un miglioramento sostanziale e che risultino quanto più autodidattiche possibile – conclude Casale. Questo è il risultato di tecniche di progettazione innovative, come il pensiero progettuale, che incoraggiano una considerazione ad ampio raggio degli obiettivi e dello scopo della rivisitazione di un processo o dell’interazione uomo-macchina».

 

Questo articolo è stato pubblicato sul numero di ottobre 2021 di AziendaBanca ed è eccezionalmente disponibile gratuitamente anche sul sito web. Se vuoi ricevere AziendaBanca, puoi abbonarti nel nostro shop