Un wallet per tutti. Con la diffusione dei pagamenti digitali alcuni metodi di pagamento, come il contactless, sono stati eletti a standard di questo mercato: il tap&go ha conquistato le transazioni instore, anche per micropagamenti, con carta e wallet su smartphone e wearable, grazie a casi d’uso di successo che toccano il mondo TPL e quello delle utility.
Intanto, prosegue l’evoluzione del POS, da strumento di accettazione a ecosistema di servizi per il merchant. Ma la vera killer application, nel mondo dei pagamenti, deve ancora arrivare e richiederà un’azione di sistema da parte degli operatori del mondo finanziario, che potrebbero finalmente diventare protagonisti di questo mercato attraverso la creazione di un wallet comune e di uso sistemico, come del resto già ipotizzato dall’Unione Europea nell’ambito dell’Identità Digitale.
Dotato di AI per personalizzare i servizi e innalzare i presidi di sicurezza, e capace di integrare più metodi di pagamento e servizi a valore aggiunto.
«Nell’attuale scenario di mercato, le banche hanno poco spazio: sono le BigTech a guidare infatti l’avanzata dei mobile proximity payments, insieme ai circuiti internazionali che promuovono i vari modelli di acquiring – racconta Paolo Gatelli, Senior Research Manager Cetif, Università Cattolica del Sacro Cuore. Questo non vuol dire che le banche siano lasciate fuori da questo business, ma che il mercato ha semplicemente dettato le regole del gioco: gli utenti, per velocità, immediatezza e sicurezza hanno preso dimestichezza con i pagamenti c-less ed NFC in generale, che oggi presentano una curva di crescita irrefrenabile. Lasciando nell’ombra altre innovazioni, come ad esempio la carta di pagamento dotata di autenticazione biometrica, che permette di autorizzare ogni transazione poggiando il dito sulla carta, ad esempio».
La seconda chance
In particolare, oggi si sono imposte due tipologie di wallet di pagamento: «quelli pass-trough, ovvero i vari Amazon Pay, Apple Pay, Samsung Pay, Google Wallet, che si occupano di iniziare il pagamento e che richiedono dei costi alla banca; e gli staged wallet, come PayPal o Satispay, collegati a una carta di pagamento o alimentati con accrediti ricorrenti, che tuttavia consentono transazioni solo tra utenti dello stesso servizio. Proprio questo ultimo modello è l’idea di partenza con cui le banche si sono affacciate inizialmente al mondo dei wallet, senza trovare tuttavia una applicazione concreta, per via delle difficoltà a lavorare tra di loro e a integrare i sistemi – osserva Gatelli. Una seconda chance è però in arrivo: l’Euro digitale, che richiederà alle banche di fare sistema, di definire gli attori e i loro ruoli all’interno di un nuovo ecosistema dei pagamenti».
Pagamenti A2A e instant payment da wallet
Ma wallet non è per forza sinonimo di mobile proximity payments. «In realtà su un wallet di sistema si possono abilitare numerosi metodi di pagamento, in primis le transazioni Account to Account, anche in più valute, o gli instant payment, con la stessa esperienza alla quale gli utenti sono già abituati. Ma disintermediando i vari attori e i circuiti oggi presenti – aggiunge Gatelli. Un risparmio sui costi delle banche, che dovranno però lavorare sulla ideazione di nuovi metodi di autenticazione software based integrati nelle applicazioni mobile».
Non solo pagamenti: l’ecosistema di servizi
Il wallet di sistema può trasformarsi così in un unico punto di accesso per evolvere anche l’offerta di servizi legati al pagamento delle aziende.
«Grazie a una logica a piattaforma, oltre a consentire varie tipologie di pagamenti, anche B2B, può diventare uno strumento per gestire l’operatività quotidiana: il magazzino scorte, il pagamento dei fornitori, la fatturazione elettronica delle PMI clienti delle banche. Inoltre, può essere collegato alla app di softPOS sullo smartphone via API, a sua volta integrato con il sistema di cassa, così da registrare anche le transazioni commerciali – precisa Gatelli. Una serie di dati che permettono di ampliare i servizi che hanno un valore conoscitivo per il merchant, con la possibilità di condurre comparazioni a livello locale, basandosi su vari criteri, come lo scontrino medio in una definita area commerciale, oltre che con benefici diretti sull’operatività quotidiana dell’impresa».
La personalizzazione del customer journey e la sicurezza
Naturale l’impiego dell’AI nell’analisi dei dati, con l’obiettivo già comune di personalizzare i servizi, in questo caso nell’ambito dei pagamenti. Persino sul fronte della sicurezza, integrata nel customer journey.
«Grazie all’intelligenza artificiale è possibile individuare possibili livelli di anomalie durante una transazione, che attivano alert e ulteriori passaggi di autenticazione per l’autorizzazione del pagamento – evidenzia Gatelli. Da sempre il mercato dei pagamenti lotta contro il fenomeno delle frodi e strumenti come l’instant payment presentano benefici e rischi: la possibilità di transare somme di denaro in 10 secondi, in modo irrevocabile, sta attirando i criminali finanziari e gli attacchi di phishing».
La banca sarà l’attore principale
È oggi che bisogna iniziare a ragionare sul futuro, su «un wallet che non si limita a gestire la tecnologia di pagamento, ma che apre a un ecosistema integrato e funzionale alle necessità e agli obiettivi del cliente, per gestire le proprie finanze – conclude Gatelli. Le banche saranno l’attore principale ma devono iniziare ora a investire sulla integrazione e abbandonare l’approccio imitativo, ovvero non fare concorrenza a modelli già consolidati come il contactless o lo staged wallet, per collaborare in ottica di sistema, arricchendo l’esperienza, i servizi e la sicurezza nella gestione dei pagamenti grazie all’AI. Lo dice il mercato: il wallet sarà la nuova killer application».
BNPL: con la CCD II, si apre la stagione di open innovation
L’arrivo della nuova direttiva sul credito al consumo (CCD II) cambierà gli equilibri di un mercato oggi in crescita, quello del Buy Now Pay Later.
«La normativa non avrà alcun impatto sulle banche che già applicano l’analisi creditizia alle richieste di BNPL, ma certo non spingerà nuovi istituti a dotarsi di un apposito reparto compliance per la gestione del credit risk – premette Gatelli. Lo scenario possibile è che si assisterà a maggiori collaborazioni in ottica di open innovation tra le capacità digitali del fintech e le competenze di scoring della banca».
Questo articolo è stato pubblicato sul numero di giugno 2025 di AziendaBanca ed è eccezionalmente disponibile gratuitamente anche sul sito web. Se vuoi ricevere AziendaBanca, puoi abbonarti nel nostro shop.