L'Osservatorio del PoliMi

La Blockchain verso la maturità (e il digital euro)

18 casi d’uso, investimenti che valgono 23 milioni di euro e finance in testa per la quota di spesa dedicata. La blockchain è una tecnologia matura, anche in Italia. Secondo i risultati della ricerca dell'Osservatorio Blockchain & Distributed Ledger della School of Management del Politecnico di Milano “Blockchain: the hype is over, get ready for ecosystems”, il mercato della blockchain, rispetto al 2019, ha registrato un calo (-23% a livello di investimenti): l’emergenza sanitaria infatti ha limitato il lancio di nuove iniziative e ha spinto le aziende a concentrarsi su progetti già attivi.

blockchain grafica viola cubi

Mercato maturo, finance in testa

Tuttavia, oggi stiamo guardando a un mercato maturo: il 60% della spesa riguarda progetti operativi, il 28% progetti pilota, solo l’11% proof of concept e appena l’1% formazione. La finanza è il settore più rappresentato, con il 58% della spesa, e l’unico ad aver aumentato gli investimenti (+6%), seguito da agroalimentare (11%), utility (7%) e P.A. (6%).

Oltre la costruzione della piattaforma

Con il 2020 è iniziata una fase di maggiore maturità delle piattaforme abilitanti. Molte sono già operative e il mercato si sta orientando quindi sullo sviluppo di applicazioni basate su piattaforme esistenti. Ci si concentra quindi sullo sviluppo delle applicazioni. Quelle attualmente in uso sono prevalentemente di due tipologie: Application Specific, che si concentrano su una specifica applicazione o un limitato ambito applicativo e sono generalmente sviluppate da un consorzio di aziende dello stesso settore allo scopo di sviluppare una singola applicazione; e General Purpose, che possono essere sfruttate dalle aziende di qualsiasi settore per la creazione di applicazioni diverse e si dividono in piattaforme General Purpose Permissionless e piattaforme General Purpose Permissioned. 

Diatriba permissionless e permissioned

Quale è la differenza? Chiunque può accedere alle piattaforme Permissionless e svolgere qualsiasi attività, inoltre il loro contenuto è pubblico. Sono utilizzate da un numero sempre maggiore di aziende, nonostante presentino problemi di scalabilità, privacy e affidabilità che non le rendono ancora adatte a qualsiasi tipo di applicazione. Per accedere alle piattaforme Permissioned, di solito promosse da governi o consorzi nazionali o internazionali, è invece necessario registrarsi e identificarsi e quindi essere autorizzati da un ente centrale o dalla rete stessa.

Le applicazioni di business

La maggior parte dei progetti sviluppati su piattaforme blockchain e distributed ledger nel 2020 è ancora focalizzata su applicazioni legate a processi esistenti (ad esempio riconciliazione dei pagamenti e tracciabilità di filiera). In molti casi le aziende scelgono di partire da un’applicazione semplice che possa raccogliere numerosi partecipanti per poter in seguito sviluppare soluzioni più innovative. La maggior parte dei progetti sviluppati da aziende e PA usa piattaforme Application Specific, rendendo ancora difficile l’interoperabilità tra le applicazioni e riducendo le potenzialità offerte dagli ecosistemi blockchain.

Coordinamento dei dati in testa

Le applicazioni più numerose sono realizzate per facilitare la condivisione e il coordinamento dei dati fra diversi attori (59% dei progetti lanciati dal 2016 a oggi). Quasi un quarto ha l’obiettivo di migliorare la verificabilità dei dati da parte di altri attori dell’ecosistema o di terzi (24%). Il 13% utilizza i crypto asset abilitati dalle piattaforme blockchain per scambiare denaro o altri asset. Il 4%, infine, è dedicato alla realizzazione di processi affidabili e verificabili.

Le condizioni per creare un ecosistema blockchain

Secondo l’Osservatorio ci sono 5 fattori importanti da seguire per la creazione di un ecosistema:

  1. Questi ecosistemi per definizione non possono nascere chiusi;
  2. Bisogna lavorare sulle performance e soprattutto le blockchain Permissioned stanno lavorando verso questo tema;
  3. Necessaria integrazione con sistemi legacy aziendali;
  4. Necessità di una normativa chiara. Si sono fatti grandi passi in avanti ma bisogna declinarla paese per paese per capire cosa è realmente fattibile;
  5. Lavorare sui servizi abilitanti: dagli smart contract leggibili da tutti al cash on chain.

Focus sul quadro normativo

In ambito europeo, è stato presentato il Digital Finance Packageelaborato dalla Commissione Europea con lo scopo di stimolare il FinTech, regolare i crypto-asset e tutelare i consumatori che vogliono usare queste tecnologie. Questo aggiornamento normativo (che sarà un regolamento direttamente applicabile in tutta l’UE) imporrà agli stati nazionali una fase di raccordo o armonizzazione rispetto alle legislazioni vigenti. Il legislatore europeo ha previsto che sia necessario ottenere un’autorizzazione da parte delle autorità competenti per poter operare sui mercati di crypto-asset, come una sorta di FinTech sandbox. Questa normativa potrebbe aumentare la complessità sia per progetti di stablecoin, come Diem di Facebook, sia per eventuali Central Bank Crypto Currency proposte da banche centrali straniere, come il digital yuan, e darebbe all’Europa il tempo per sviluppare il Digital Euro, annunciato dalla BCE lo scorso ottobre.

Dopo EBSI, arriverà IBSI (con Poste)

Durante la presentazione dei dati dell’Osservatorio, Emiliano Vernini, Responsabile ICT Innovation Strategy di Poste Italiane ha presentato un importante progetto in ambito blockchain, una infrastruttura che vede la presenza ai tavoli di lavoro di soggetti pubblici e privati: IBSI. Un unicum nel panorama italiano, che al momento presenta due gruppi di lavoro impegnati, da una parte, sulla evoluzione della infrastruttura, dall’altro sulla creazione di nuove applicazioni per l’infrastruttura. L’obiettivo è creare un nuovo ecosistema italiano. Il modello di riferimento è quello di EBSI: si parte dai core services (come la notarizzazione), mentre con gruppo dedicato si creano casi d’uso sulla specificità di ogni organizzazione, ad esempio sul settore energy per quanto riguarda la certificazione filiera dei combustibili, la certificazione su titoli di studio. Poste Italiane, nel dettaglio, è particolarmente interessata a casi d’uso che coinvolgono più temi: finanziari, logistici e assicurativi. Ma la grande novità sono i possibili casi d’uso legati alla identità digitale. Poste Italiane, infatti, in questi anni ha attivato un ingente numero di identità digitali tramite SPID e c’è spazio per creare un nuovo modello di identità digitale (la famosa SSI, Self Sovereign Identity), attorno al quale costruire una servizi di servizi a valore aggiunto.

Spunta sarà internazionale...

Altre novità annunciata durante l’Osservatorio riguardano l’ABI Lab Chain, utilizzata per il famoso Spunta Banca, che vede già 98 banche operative tutti i giorni nella riconciliazione. Presto vedremo la piattaforma sbarcare al di fuori dei confini nazionali: il processo Spunta Banca, infatti, è in fase di rimodellazione per adattarsi alle esigenze di banche estere, proseguendo nel modello di co-creazione che ha caratterizzato l’iniziativa italiana. Non solo, un altro ambito sul quale ABI si sta concentrando è l’utilizzo della blockchain per la Cessione del Quinto dello stipendio e della pensione, andando a cambiare la modalità di interazione tra i datori di lavoro e le banche nello scambio dei flussi informativi.

... e si punta all’Euro digitale

In queste settimane, come ha annunciato Silvia Attanasio, Responsabile Ufficio Innovazione di ABI, è iniziata la sperimentazione sull’Euro digitale. Nessuna volontà di sostituirsi alla Banca Centrale, anzi: l’infrastruttura blockchain di ABI, essendo già in vigore ed estesa a tutte le banche, anche le più piccole, può essere una ottima infrastruttura sulla quale testare l’Euro digitale.