#DEFINE BANKING

Axyon AI: ora tutti parlano di AI, la nostra storia è un vantaggio competitivo

Axyon: ora tutti parlano di AI, la nostra storia è un vantaggio competitivo

Giacomo Barigazzi, Chief Operation Officer di Axyon AI

L’intelligenza artificiale nell’asset management: è la specializzazione di Axyon AI, realtà italiana che ha iniziato a lavorare su questa tecnologia, oggi al centro dell’attenzione, già nel 2016.

Abbiamo intervistato Giacomo Barigazzi, Chief Operation Officer dell’azienda, per farci raccontare come stanno utilizzando l’AI in questo ambito in un episodio del nostro podcast #define banking, di cui questo articolo è un adattamento testuale.

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AG. Giacomo, l’hype del momento è l’intelligenza artificiale generativa. Facciamo chiarezza da subito: ci spieghi che cosa fa Axyon AI e quale tipologia di AI utilizzate?

GB. Axyon AI usa l’intelligenza artificiale predittiva, non quella generativa, per prevedere il comportamento di titoli sui mercati finanziari. Sfruttiamo una tecnologia di AI che è diversa da quella utilizzata di recente per generare contenuti: tra l’altro, anche la GenAI è disponibile da diverso tempo, ma non veniva sfruttata.

AG. E questo in un ambito specifico: l’asset management. In che ambiti lavorate e che risultati avete ottenuto? E ci saranno novità dopo l’ultimo round di investimento?

GB. Abbiamo chiuso un round a marzo di quest’anno e ci sono quindi non solo tante novità, ma anche molte aspettative, giustamente, da parte degli investitori.

Noi siamo specializzati nel settore azionario, utilizziamo quindi metodi e tecnologia di machine learning e deep learning per prevedere il comportamento di titoli azionari scambiati sui mercati finanziari.

Il nostro focus sono i mercati sviluppati: Stati Uniti, Europa e Italia. Quello che facciamo è prevedere se un determinato titolo azionario performerà meglio o peggio degli altri che appartengono allo stesso indice.

AG. Parliamo, quindi, di intelligenza artificiale che supporta l’elemento umano, quindi il fund manager o comunque chi deve assumere decisioni di investimento. Quando vi siete confrontati con i clienti, che accoglienza ha trovato il vostro approccio? Avete riscontrato più interesse, più curiosità, forse anche un po’ di resistenza?

GB. I primi anni per noi sono stati difficili. Negli incontri con potenziali clienti, ci sentivamo chiedere che cosa volesse dire quella sigla “AI” in fondo al nostro brand. Nessuno sapeva cosa fosse davvero l’intelligenza artificiale e come poteva essere utile in azienda.

Oggi è cambiato tutto e, forse, siamo all’estremo opposto: anche chi non usa l’intelligenza artificiale dice di farlo, per non apparire fuori dal mercato.

Questi ultimi anni, per noi, sono stati molto belli perché abbiamo continuato a fare ricerca e ad acquisire esperienza. E questo ci ha permesso di ottenere un vantaggio competitivo importante.

Essere partiti molto presto, quindi, è stato sfidante dal punto di vista commerciale, perché nessuno capiva bene l’AI. Poi abbiamo visto una fase in cui è emersa la paura di essere sostituiti dall’intelligenza artificiale, ma vedo che finalmente sta diminuendo perché le persone capiscono che si tratta di una nuova tecnologia dirompente, come ce ne sono state altre in passato.

AG. La vostra intelligenza artificiale è predittiva e siete specializzati in mercati maturi, come gli Stati Uniti. Siamo in una situazione geopolitica molto instabile e incerta, anche nella UE e negli USA. Questa imprevedibilità, che mette in difficoltà i giornalisti e l’opinione pubblica, come la gestite, anche dal punto di vista dei dati con cui alimentate l’AI?

GB. Inizio col dire che, in generale, i momenti di alta volatilità dei mercati sono anche quelli in cui si riesce a fare più risultato, più “alfa”. Certo, si tratta anche di momenti in cui è maggiore il rischio di prendersi dei momenti particolarmente negativi, non c’è modo di evitarli.

Lato nostro, cerchiamo di utilizzare molte fonti, compresi anche i dati alternativi. Negli ultimi mesi c’è stata molta volatilità sui titoli americani e sul S&P.

Avere a disposizione uno strumento basato su AI che identifica quali dati performeranno meglio del benchmark consente agli investitori di tutelarsi rispetto a queste grandi fluttuazioni. Nello specifico, abbiamo fatto molto bene dopo gli annunci dei dazi da parte di Trump. E questo dimostra che l’AI può minimizzare i momenti di downside del mercato.

AG. E questo sembra confermare la possibilità che l’intelligenza artificiale possa analizzare meglio moltissimi dati per integrare le analisi di quella “umana”. Arriveremo mai a una AI capace di prendere in autonomia decisioni corrette, o comunque migliori, senza un intervento umano? E quando?

GB. È una domanda molto difficile. Oggi posso dire con certezza che una intelligenza artificiale non sostituirà un umano, ma un umano che usa l’AI sostituirà un umano che non la utilizza.

Ma è già successo in passato. Probabilmente, quando sono stati introdotti i computer qualcuno avrà pensato che la macchina l’avrebbe sostituito. In realtà, non è stato così: ma l’umano che non ha imparato a usare un PC è stato sostituito da una persona con quella competenza. La stessa cosa vale per internet.

Credo che l’intelligenza artificiale avrà un impatto analogo.