Il sesto appuntamento con la tavola rotonda paylab ha affrontato un punto chiave per il decollo dei pagamenti mobili e dell’accettazione di transazioni elettroniche in mobilità con gli mpos: la revisione dei modelli di offerta, ma anche l’apertura di un dialogo fattivo con i merchant teso a sviluppare servizi a valore aggiunto in linea con le nuove esigenze dei commercianti. Senza dimenticarsi l’importanza di standard di sistema e dell’aggiornamento di infrastrutture e normative
Rinnovamento dei modelli di offerta e di business, con lo sviluppo di servizi a valore aggiunto che arricchiscano l’esperienza di pagamento. Educazione e comunicazione costante con cliente finale e merchant, con un dialogo capace di abilitare una reale innovazione dei servizi di pagamento. Un’azione di sistema per collaborare nella definizione dei nuovi standard indispensabili per il decollo dei pagamenti in mobilità e per il superamento di alcuni ostacoli strutturali presenti nel nostro Paese, come una normativa e una infrastruttura digitale che non si sono adeguate all’evoluzione tecnologica. Al recente appuntamento con PayLab, la tavola rotonda permanente sull’innovazione nei sistemi di pagamento avviata nel 2011 da AziendaBanca e Ingenico Italia, non si è parlato solo di carte contactless, tecnologia NFC e mobile POS: dietro questi strumenti c’è infatti un ecosistema in ridefinizione, con nuovi player in ingresso e attori tradizionali che devono ripensare il loro ruolo con un inedito dialogo tra settori che, dopo aver riunito (anche ai precedenti tavoli di lavoro) banche e operatori telefonici, impone ora un maggiore coinvolgimento del mondo retail.
Una prospettiva di sistema
Perché in ballo non ci sono soltanto i nuovi standard per i pagamenti elettronici: questi, da soli, non bastano a imporre una nuova tecnologia sul mercato, né lato consumatori né lato merchant. La posta in gioco è lo sviluppo, a partire dal momento del pagamento, di una serie di servizi collaterali a disposizione del merchant (pensiamo a CRM, loyalty, couponing e altri strumenti di marketing e di analisi delle vendite) e del consumatore (scontistica, offerte e così via) ma anche di una esperienza di acquisto completamente nuova, capace di dare risposta alla necessità di nuovi modelli di distribuzione e offerta dopo che il boom dell’e-commerce ha già messo a dura prova alcuni settori. Il punto centrale è sempre la transazione al POS, da cui scaturiscono una serie di informazioni indispensabili per lo sviluppo dei nuovi servizi. E quella transazione può avvenire con una carta chip&PIN, con una carta contactless o con un cellulare NFC.
L’NFC resta la tecnologia di riferimento
Nonostante i dubbi espressi da una parte dell’industria e amplificati, spesso in maniera errata, dai mass media, la Near Field Communication resta la tecnologia più promettente per i pagamenti in prossimità. Secondo Alessandro Perego, Ordinario di Logistica e Supply Chain Management – Dipartimento di Ingegneria Gestionale del Politecnico di Milano, è proprio a partire dall’NFC che si stanno sviluppando scenari integrati di servizi a valore aggiunto basati sul pagamento. «A differenza di quanto alcuni osservatori, anche a livello internazionale, stanno ipotizzando, l’NFC non è una tecnologia destinata a morire in qualche anno, ma andrà anzi a consolidarsi, offrendo molto più che il solo pagamento in prossimità – dichiara. Tuttavia, per l’NFC, dopo il problema tutto tecnologico della disponibilità dell’hardware e una volta ottenuto l’engagement dei player dei vari settori, rimane il tema di fondo: creare una massa critica per il decollo di questo standard, anzitutto sul fronte dei consumatori».
Centinaia di migliaia di SIM NFC
Il successo dell’NFC passa infatti dalla possibilità di utilizzare quotidianamente la tecnologia contactless, fino a farla diventare una abitudine. E se l’ecosistema dei pagamenti senza contatto sta prendendo forma, con una base installata di POS importante e una emissione di carte c-less ormai standard per i gruppi bancari, guardando ai mobile payments resta il bisogno di una ulteriore spinta. Nei prossimi mesi prenderà il via il progetto di TIM Wallet, un “portafoglio” di servizi che conterrà la carta prepagata su SIM card NFC creata da TIM, Visa e Intesa Sanpaolo. Dopo una sperimentazione interna, tra i dipendenti, in primavera partirà il lancio commerciale, con un centinaio di migliaia di SIM NFC in distribuzione entro la metà del 2014 in sostituzione delle vecchie card dei clienti. Sulle SIM sarà installato un wallet aperto, in cui trovano spazio una carta virtualizzata per i pagamenti contactless su circuito Visa emessa da Intesa Sanpaolo e, nel tempo, anche carte di pagamento di altri istituti finanziari e funzionalità aggiuntive.
«Un progetto che guarda a un orizzonte piuttosto vicino: quello dell’Expo 2015, per cui verrà sfruttato l’asse Milano-Torino per dare una spinta all’innovazione nell’ambito dei pagamenti c-less, grazie all’adeguamento delle infrastrutture – raccontano Margherita Miali, Responsabile progetto NFC e Mobile Payment di Telecom Italia Mobile, e Andrea Leggeri, Marketing Manager di Telecom Italia. Inoltre, ancor prima del lancio commerciale, abbiamo avviato dei trial nell’ambito dei trasporti per testare l’inclusione nel wallet di altri applicativi, così da essere pronti a offrire un parco servizi articolato».
La sperimentazione in mano a chi venderà il prodotto
Oltre a questo lancio, in ambito NFC i trial stanno proseguendo e acquisendo importanza, con un numero crescente di consumatori coinvolti. Come racconta anche Banca Mediolanum, che a fine anno concluderà la prima fase di un pilota condotto con i partner SIA, MasterCard, CartaSi e Vodafone. «Ad oggi possiamo ipotizzare la commercializzazione della nostra soluzione nel secondo trimestre del 2014 ma, intanto, abbiamo deciso di fare diventare i nostri Family Banker dei veri promotori dei mobile payments, facendo loro sperimentare in prima persona gli strumenti e il servizio, per fare in modo che domani possano mostrare ai clienti i vantaggi e la semplicità di questa tecnologia – spiega Roberto De Agostini, Marketing Manager & Mobile Payments di Banca Mediolanum. Perché ormai la tecnologia è pronta, ma bisogna fornire dei casi di uso concreti per convincere il cliente che utilizzare la soluzione NFC permette di ottenere dei vantaggi».
«Nel corso delle nostre sperimentazioni abbiamo registrato una forte richiesta da parte dei nostri clienti e dei Family Banker di servizi di pagamento in mobilità legati direttamente al conto corrente. Naturalmente stiamo esplorando il mondo dell’NFC, abilitando la tecnologia contactless sulla nostre carte e vogliamo procedere con uno sguardo a 360 gradi mantenendo il conto corrente al centro di servizi, dai wallet all’invio di denaro P2P, da proporre a un pubblico sempre più ampio, che magari oggi si è affidato in prima battuta a player del mondo internet».
Consapevolezza tecnologica
L’esempio di Banca Mediolanum ribadisce l’importanza di comunicare alla clientela, offrendo esempi tangibili, di come l’innovazione possa trovare spazio in situazioni di vita quotidiane, con vantaggi legati alla semplicità o alla rapidità delle transazioni di pagamento. Un discorso analogo vale anche per i merchant, che
vanno resi più consapevoli delle potenzialità della tecnologia contactless e dei servizi a valore aggiunto connessi ai mobile payments NFC. «Noi addetti ai lavori compiamo spesso l’errore di sovrastimare la competenza tecnologica di titolari ed esercenti, li dotiamo di nuovi dispositivi e nuove tecnologie senza porci il problema di informarli e formarli adeguatamente – avverte Marco Torri, Responsabile Business Development di CartaSi. Pur essendone dotati, molti esercenti non sono consapevoli di avere tra le mani un POS contactless, oppure non sanno come utilizzarlo se si trovano davanti a un cliente che vuole pagare con uno smartphone».
Continuare a formare
Eppure l’educazione del merchant all’utilizzo del contactless è sempre stata oggetto di attenzione fin dalle prime sperimentazioni di carte c-less, come ricorda Beatrice Bettini, Responsabile Sistemi di Pagamento del Credito Valtellinese. «Noi continuiamo ancora oggi a promuovere la formazione dei commercianti a questi nuovi strumenti – afferma Bettini. E lo facciamo dal 2008, con la sperimentazione della nostra prima carta contactless, proseguendo poi l’anno successivo con la nostra prima soluzione di m-payments. Progetti formativi certamente facilitati dal fatto che i nostri test sono avvenuti in aree geografiche piuttosto circoscritte, ma anche a distanza di tempo l’educazione dei merchant non può venire meno, anzi, deve essere rafforzata per stare al passo con l’evoluzione degli strumenti e dei servizi offerti».
Offrire dei benefici ai commercianti
Una strategia di stimolo all’utilizzo del contactless (e dell’NFC) che passa anche per gli incentivi ai commercianti. Setefi, ad esempio, nel 2010 (al lancio della prima sperimentazione contactless a Milano) aveva ottenuto un discreto successo con iniziative mirate, con alcuni store arrivati a superare il 70% di transazioni c-less su quelle effettuate con carte abilitate a questa tecnologia. «Eppure, questa strategia di stimolo del merchant non ha portato a risultati tangibili sulle abitudini dei consumatori – precisa Maurizio Manzotti, Amministratore Delegato e Direttore Generale di Setefi, società del Gruppo Intesa Sanpaolo. Sarebbe molto più utile, invece, sviluppare delle azioni mirate per spiegare che cosa è una carta contactless e come funziona non solo al merchant, ma soprattutto anche al cliente».
Il cliente deve poter scegliere
L’attenzione si sposta quindi sul cliente. Molte catene della grande distribuzione hanno già fatto proprie le novità portate da contactless e NFC, rivedendo il layout di cassa e collocando il POS in una nuova posizione, di fronte al cliente, il quale interagisce personalmente con il terminale inserendo la carta (o “tappandola” nel caso di una carta c-less) e digitando il PIN se richiesto. Un primo passo verso una autonomia nell’interazione con lo strumento POS che mira a rendere il cliente più consapevole della scelta di una determinata tecnologia di pagamento anziché di un’altra. «Da un anno e mezzo abbiamo deciso di porre il terminale di fronte al cliente – racconta Manzotti – permettendo al consumatore di scegliere in totale autonomia il metodo di pagamento, senza dover cedere la carta nelle mani del cassiere». E dando degli incentivi anche al consumatore, dai gadget omaggio agli sconti. «MasterCard ha promosso degli accordi con importanti retailers italiani in tutta Italia per diffondere questa nuova modalità di pagamento, a partire da Milano, dove ha lanciato i pagamenti contactless nel 2009 – come raccontato da MasterCard. Auchan, Esselunga, Media World, Saturn, Chef Express e Roadhouse Grill sono degli esempi di importanti retailers che, insieme a un numero crescente di banche, hanno deciso di investire in innovazione accettando i pagamenti con carte MasterCard contactless e telefoni NFC. Nell’ambito degli accordi sono state sviluppate iniziative di co-marketing e promozioni buy and get per promuovere e incentivare i pagamenti contactless e NFC. E ora, la progressiva disattivazione di queste promozioni sarà un importante barometro per capire quanto questa tecnologia sia penetrata nell’uso quotidiano».
Ha preso il via il 2 dicembre la distribuzione del “kit mobile POS”, frutto della collaborazione di Intesa Sanpaolo e Vodafone: si compone di uno smartphone o tablet Vodafone di ultima generazione con connessione internet e dal mobile POS “Move and Pay Business” (modello Ingenico iCMP) fornito da Setefi. Il mercato potenziale è di oltre 1 milione di partite IVA non provviste di POS, per un volume di transato di 90 miliardi di euro.
Carte e device: due strumenti integrati
Una “navigazione in mare aperto”, senza azioni promozionali, che ha visto per ora una diminuzione percentualmente poco rilevante delle transazioni contactless. Il che fa ben sperare in vista delle molte sfide dei prossimi due anni: l’attivazione dei molti terminali POS c-less “dormienti”; la fine della sperimentazione degli m-payments con i primi lanci commerciali; il nuovo contesto normativo che da gennaio 2014 dovrebbe imporre ai commercianti e ai professionisti di accettare pagamenti con moneta elettronica e il grande banco di prova dell’Expo 2015, con il progetto di Milano città contactless che completerà la convergenza tra due strumenti che sono parte del nostro quotidiano. «Carta e device mobile stanno convergendo – afferma Davide Steffanini, Direttore Generale di Visa Europe in Italia – non solo a livello nazionale ma europeo, tanto che in tutto il vecchio continente abbiamo già stretto quattro partnership con i principali operatori telefonici (Vodafone, TIM, Telefonica, Orange) per rafforzare l’ecosistema NFC, in collaborazione con le banche».
mPOS: se il modello USA qui non può funzionare. L’approccio “europeo”
L’accettazione dei pagamenti sarà sempre più mobile. L’offerta di mobile POS, strumenti capaci di interagire con smartphone e tablet permettendo di accettare pagamenti con carta o con cellulare ovunque, si sta strutturando anche nel nostro Paese, sull’onda del travolgente successo ottenuto negli Stati Uniti. L’esperienza americana, però, non deve trarre in inganno, perché il contesto europeo e quello nazionale presentano caratteristiche – competitive e normative – totalmente differenti. «L’interesse per il mobile POS è molto forte e nasce con l’idea di cercare di replicare il modello di Square e dei dongle commercializzati da altri player negli USA – commenta Luca Grampioggia, Responsabile Acquiring di Banca Sella – un modello che, però, non è replicabile in Europa e che è necessario rivedere, anche in termini di obiettivi, per adattarlo al meglio alle esigenze di business dei nostri merchant nel rispetto delle stringenti normative di sicurezza europee. Anche in questo caso, infatti, il fattore chiave per il successo è l’offerta di benefici tangibili».
App per gestire il business
Proprio in ambito mPOS è partita a inizio dicembre un’iniziativa per il lancio commerciale di una soluzione sperimentata negli ultimi mesi da Setefi, in collaborazione con Ingenico Italia, che ha permesso innanzitutto di rivelare alcune delle potenzialità e dei possibili usi di questo strumento. «Ad esempio, una società di delivering ci ha chiesto di implementare una applicazione che permettesse di scansionare il codice a barre del pacco da consegnare per poi abilitare il pagamento – illustra Manzotti. Quindi l’mPOS si può trasformare in qualcosa di più che un tradizionale terminale di accettazione, costruendo delle app lato utente per semplificare la gestione del business».
Attivazione rapida e meno costi di manutenzione
L’mPOS del Gruppo Intesa Sanpaolo, come detto, è già sul mercato: distribuito per ora in 340 filiali di Intesa Sanpaolo tra Milano e provincia e dal 16 dicembre su tutta la rete della banca. «Uno degli aspetti vincenti del nostro nuovo modello di offerta per l’mPOS è che il cliente all’atto di sottoscrizione del contratto riceve dalla filiale il device e nel giro di un’ora la mail da parte di Setefi con le credenziali per la sua attivazione – aggiunge Manzotti. Per il cliente, infatti, è sufficiente scaricare la app sul proprio dispositivo mobile e inserire le credenziali dell’account per attivare l’mPOS: il tutto richiede pochi minuti di tempo e con estrema semplicità. Questo nuovo approccio alla vendita consentirà al Gruppo Intesa Sanpaolo di proporre l’mPOS a costi molto più convenienti rispetto a un POS tradizionale, potendo eliminare i costi di uscita del tecnico per la prima installazione e limitando, inoltre, le spese di manutenzione rispetto a un POS tradizionale. Uno strumento competitivo che potrebbe incontrare, quindi, le esigenze di quei merchant finora restii ad accettare l’uso del POS ma che dovranno comunque adeguarsi al nuovo quadro normativo».
Alla ricerca di una strategia mobile...
Un adeguamento al Decreto Sviluppo che però si potrà tradurre in un boom del mobile POS anche nel nostro Paese solo a determinate condizioni. Il problema è, di nuovo, l’informazione del grande pubblico – di consumatori e di merchant – sui nuovi strumenti di pagamento. Come ricorda Perego, la conoscenza tra i clienti delle tecnologie contactless è sostanzialmente ferma e anche i piccoli merchant non ne conoscono i potenziali vantaggi. Analogamente, anche l’mPOS per imporsi nello scenario dei pagamenti elettronici dovrà dimostrare di offrire di più rispetto al tradizionale servizio di accettazione. «È la catena dell’offerta che deve portare a una svolta definitiva nella diffusione di questi strumenti, con l’adozione di un modello ad hoc – sostiene Perego. Finora solo i grandi merchant hanno impostato una vera e propria strategia mobile, che comprenda anche il pagamento ma che va oltre, con una visione più ampia».
... con soluzioni smart
«Un vero e proprio cambio di paradigma» per la catena dell’offerta, come afferma Giovanni Sordello, Chief Operating Officer di Banca Popolare di Milano. «La soglia di resistenza degli utenti alle nuove tecnologie verrà abbattuta, probabilmente, nel giro di un paio di anni – commenta Sordello. Ma nel frattempo bisogna trovare una modalità di offerta capace di assicurare ai commercianti l’accesso a qualcosa di più che a un mero servizio di pagamento, altrimenti per le banche si presenterà il rischio di essere disintermediate da altri player, capaci invece di proporre soluzioni avanzate in questo ambito».
Una nuova segmentazione dei merchant?
Perché il pagamento è solo l’anello di una catena molto più ampia e le necessità dei merchant sono estremamente variabili, aprendo la strada a una notevole differenziazione nell’offerta di servizi collegati alle transazioni elettroniche. «Da una nostra analisi risultano almeno una trentina di potenziali tipologie di merchant ipoteticamente interessati a dotarsi delle nuove tecnologie di pagamento e di servizi aggiuntivi, ma tutti con esigenze diverse – spiega Perego. È abbastanza intuitivo che la GDO ha necessità diverse da quelle di un negozio di elettronica, di conseguenza anche l’uso dei dispositivi mobili sarà differente. Per alcuni merchant sarà più importante e utile mantenere il POS al punto cassa mentre altri preferiranno portarlo direttamente al cliente al momento dell’acquisto, come parte di una esperienza utente in cui il servizio è in grado di fare la differenza».
Personalizzare le applicazioni per l’mPOS
Una delle chiavi di volta per lo sviluppo del nuovo modello di offerta è quindi una elevata possibilità di personalizzazione. In questa direzione stanno lavorando Sinergia e Coopersystem, in collaborazione con ICCREA Banca, società che erogano servizi al mondo del Credito Cooperativo. Sono in fase di chiusura alcuni pilot che avevano l’obiettivo di arrivare a un “prodotto mPOS” completo e semplice da vendere. «Abbiamo lavorato, in collaborazione con alcune Banche di Credito Cooperativo, con categorie di professionisti, con aziende di trasporto locale e agenzie di assicurazione, che hanno bisogno di creare dei progetti specifici – spiega Lorenzo Torcini, Responsabile Area Commerciale di Coopersystem. Abbiamo lavorato per proporre alle nostre banche una soluzione di mPOS “finita” e stabile, ma anche facilmente personalizzabile e quindi vendibile; e il prodotto adesso si può considerare finito e disponibile».
Comunicazione chiara verso i merchant
Ci vogliono nuove proposte tecnologiche, quindi, per rendere l’mPOS ancora più utile trasformandolo in uno strumento capace di abilitare nuove modalità di gestione del business, ad esempio sfruttando i dati che questi dispositivi raccolgono per elaborarli in strumenti di business analytics e di CRM da proporre ai commercianti. «Funzionalità che vanno però spiegate e illustrate ai merchant, utilizzando un linguaggio estremamente comprensibile – chiarisce Stefania Gentile, Responsabile Prodotti Transazionali Privati di Intesa Sanpaolo. Spiegando ad esempio che possono monitorare l’affluenza dei propri clienti in certi giorni precisi, controllare gli incassi e così via, tematiche e informazioni cui tutti i commercianti, indipendentemente dalle loro dimensioni, si dimostrano sensibili».
Lavorare sul check out
Ma allungando lo sguardo al di fuori dei confini nazionali, sono molte le best practice europee da cui trarre ispirazione per l’offerta di servizi integrati. «Bisogna pensare anche
all’esperienza del cliente, cercando di ottenere un trade-off tra efficienza per tutti gli attori della filiera e lo sviluppo dei servizi che siano ugualmente vantaggiosi per il merchant e il cliente stesso – sottolinea Davide Rigamonti, Vice President Head of Cards & Payments Italy di Deutsche Bank. Si potrebbero ad esempio sviluppare delle nuove funzionalità che rendano più attrattivi gli strumenti di pagamento affiancando al mero pagamento servizi a valore aggiunto in grado di aumentare le occasioni di contatto proattive tra merchant e cliente che in una situazione di margini decrescenti come acquiring possano rappresentare una linea di business alternativa anche per la stessa banca. In un mercato sempre più orientato alle economie di scala la possibilità di trarre beneficio da una presenza paneuropea potrà divenire un futuro fattore critico di successo».
Semplificare l’operatività
In tutte queste formule di offerta dovrà sempre essere presente un requisito fondamentale per il successo di qualunque iniziativa di innovazione: la semplicità. «Mobile payment, wallet ed mPOS devono garantire la semplicità operativa – commenta Marco Pantaleoni, Direttore Generale di BNL Positivity. MOBO, il nostro mPOS, è in fase di sperimentazione da settembre presso i piccoli esercenti, dopo un primo pilot a livello internazionale, e agli inizi del 2014 dovremmo passare al lancio ufficiale. Ma prima di investire in servizi a valore aggiunto dobbiamo conoscere i merchant in maniera chiara, aprendo i nostri tavoli di discussione anche a loro».
Cooperare e competere...
L’obiettivo è rendere semplice l’offerta modificando l’approccio verso il mercato per creare un nuovo ecosistema dei pagamenti, che punti all’aumento delle transazioni elettroniche con una azione di sistema. «Cooperando si può competere – garantisce Cinzia Grassi, Marketing Retail e Private, Daily Banking Coordinatore Small Business e Imprese di BNL BNP Paribas. Ci siamo mossi insieme per definire gli aspetti primari, ovvero tutto ciò che riguarda le transazioni, ma forse è giunto il momento di cambiare il nostro modello di incontro con il mercato, entrando nel merito dell’esperienza del cliente, affrontando anche una nuova prospettiva dal punto di vista della segmentazione dei merchant».
... ascoltando le associazioni di categoria
A livello locale, ad esempio, Banca Popolare dell’Emilia Romagna ha già avviato alcune iniziative per l’ascolto diretto dei commercianti. «Il modello di servizio deve necessariamente essere differente per ogni merchant e garantire un certo livello di personalizzazione – racconta Fabrizio Zanetti, Responsabile Promozione Sistemi Incasso e Pagamenti del Gruppo BPER. E per questo motivo abbiamo iniziato a coinvolgere a livello locale i merchant, ascoltandoli per conoscere le loro necessità, semplificare le soluzioni e ottimizzandole per portare un maggiore afflusso di clientela nei loro punti vendita».
Far conoscere la tecnologia contactless e facilitare l’individuazione dei punti vendita in cui pagare con la propria carta c-less. Sono gli obiettivi che hanno portato BPER a inserire un QR Code sul retro delle proprie carte. «In questo modo i clienti non devono far altro che inquadrare il codice bidimensionale per conoscere lo strumento che hanno tra le mani e utilizzare la geolocalizzazione per individuare i punti vendita abilitati ai pagamenti NFC – racconta Zanetti. Inoltre, proseguiamo con la formazione dei commercianti sia sulla tecnologia contactless sia sui mobile payments, comprese le prime esperienze con gli mPOS».
Obiettivi: cliente soddisfatto e vendita
Per il mondo retail, infatti, in una situazione di mercato come quella attuale non importa tanto se il pagamento avvenga con una carta tradizionale o con un cellulare NFC, quanto il riuscire a concludere la vendita. «Ma questo non vuol dire che non si senta il bisogno di un adeguamento tecnologico, anzi, nelle catene più importanti il pagamento inizia a essere visto con maggiore importanza, nell’ottica di massimizzare la soddisfazione del consumatore – sottolinea Francesco Ventura,
Amministratore Unico di DeNStore e Rappresentante di Federmoda. E anche se è il cliente stesso a sentire a volte il bisogno di essere rassicurato sulla sicurezza della carta di pagamento, il “passaparola” e l’uso quotidiano dei nuovi strumenti può certamente favorire la fiducia dei consumatori verso i pagamenti elettronici, permettendo il raggiungimento della massa critica necessaria alla diffusione del nuovo ecosistema».
Il commerciante vuole più clienti
I pagamenti del futuro, nelle loro molteplici forme, saranno quindi il risultato di due cambiamenti in atto nell’ecosistema: da un lato l’ottimizzazione del processo di pagamento in sé, dall’altro la capacità di sviluppare servizi in grado di generare valore a partire dalle transazioni. «Il pagamento rappresenta un piccolo tassello per l’attività di un esercente – ribadisce Steffanini – e in futuro potrebbe diventare sempre più una commodity . La sfida per gli attuali fornitori di servizio sarà di sviluppare una nuova offerta integrata capace soprattutto di assicurare al commerciante informazioni e soluzioni che portino un numero maggiore di clienti e benefici concreti, sia di tipo economico ma anche relativi all’efficienza e al marketing del proprio prodotto o punto vendita».
Semplificare l’interazione con gli strumenti
È sentita la necessità di fare sistema per offrire ai commercianti nuovi strumenti di pagamento orientati a una operatività semplice e senza intoppi. E per farlo bisognerà rimuovere alcuni ostacoli legati alla tecnologia e alla normativa. «In Italia alcuni POS si “attivano” ancora strisciando la carta e questo non aiuta certo i commercianti che devono accettare i pagamenti contactless – spiega Gentile – oppure pensiamo a messaggi di errore di difficile interpretazione che compaiono sullo schermo del POS e che possono fare da deterrente all’uso dei nuovi strumenti. Semplificare l’interazione con i nuovi strumenti di pagamento (carte contactless e cellulari NFC) e rendere uguale lato merchant l’esperienza di accettazione (con e senza contatto) rimuoverebbe la necessità di affrontare il tema della formazione dei merchant, perché si disegnerebbero delle prassi che diventerebbero dei veri e propri standard».
Uno standard per cassa e POS
E addentrandosi nella questione tecnologica, la situazione si complica. La revisione del layout di cassa, ad esempio, sta prendendo piede nei grandi merchant ma risulta complessa per gli operatori più piccoli, che mantengono il controllo del POS in quanto non integrato con la cassa. «Al momento sono attive decine di protocolli differenti per mettere in comunicazione il POS e i diversi modelli di cassa sul mercato – precisa Luciano Cavazzana, Presidente e Amministratore Delegato di Ingenico Italia. Mentre sarebbe molto più semplice se finalmente si creasse un protocollo unico e adottato da tutti i fornitori, capace di mettere in comunicazione la cassa e il POS evitando al commerciante di dover digitare l’importo da pagare: il terminale di pagamento, a quel punto, potrebbe essere sempre collocato di fronte all’utente, permettendogli di pagare con moneta elettronica in piena autonomia».
L’ultimo miglio del pagamento
È l’innovazione stessa a imporre la definizione di regole basilari del nuovo ecosistema dei pagamenti. Banche ed operatori telefonici hanno lavorato insieme intensamente e dalla loro collaborazione sono nati una serie di documenti che faciliteranno ed orienteranno l’adozione su larga scala delle nuove modalità di pagamento. «Nell’ultimo anno abbiamo creato insieme una serie di linee guida per la coesistenza di wallet telefonici e bancari sulla stessa SIM – racconta Gentile. A queste è seguito un ulteriore documento di disegno dei processi utile per il funzionamento dei TSM. Infine abbiamo disegnato un modello di “payment frame” condiviso affinché l’esperienza dei consumatori sia sostanzialmente omogenea con riferimento all’ultimo miglio del pagamento vero e proprio».
Verso l’m-commerce lavorando con l’esercente
Una necessità, quella della standardizzazione, che si riflette anche sulla nuova frontiera dei pagamenti offerta dai dispositivi mobile: l’m-commerce. «Perché i semplici pagamenti finanziari ancora non sono stati pienamente adeguati all’interfaccia mobile, eppure lo smartphone è una evoluzione logica del web che permette di aprire nuovi orizzonti di iterazione tra pagamento e servizi – aggiunge Andrea Keller, Amministratore Delegato di Edenred Italia. Di conseguenza, oltre a integrare il wallet sul telefonino e a presentare una serie di servizi a valore aggiunto utili alla soddisfazione dei diversi bisogni presenti su un mercato sempre più segmentato, i merchant devono realizzare delle applicazioni adeguate alle potenzialità degli smartphone: con percorsi semplici e intuitivi, motivando il cliente a scegliere quello strumento di pagamento piuttosto che un altro per via di una serie di benefici raggiunti. Ma questo, a volte, non basta. Serve un motivo forte che crei un valore unico associato al wallet. Nel nostro progetto di virtualizzazione del buono pasto sullo smartphone, ad esempio, tutti gli attori coinvolti avevano un interesse strumentale forte, ovvero quello di pagare il pasto e ottenere il pagamento. A questo abbiamo aggiunto ulteriori servizi che hanno completato la user experience del beneficiario del nostro servizio Ticket Restaurant e che hanno reso la sperimentazione di grande successo, dimostrando che il mobile va contestualizzato nella diversità di realtà ed esigenze, comunicando con il merchant per identificare i benefici reali, soprattutto in relazione alle tecnologie di pagamento già installate in precedenza».
L’innovazione entra in negozio
Da alcuni settori merceologici in particolare, giunge già un forte interesse per l’innovazione tecnologica. E non a caso le aziende aderenti ad Assintel hanno varato un gruppo di lavoro “Innovazione nel Retail”, in cui mettere a fattor comune le soluzioni più innovative nelle diverse fasi del processo di acquisto in-store, dalla cattura dell’attenzione del cliente al check-out. «Esperienze di innovazione relative alle nuove tecnologie, nel commercio e nei pagamenti (ma non solo), possono portare ricchezza a tutto il territorio, con il coinvolgimento delle Associazioni di Categoria – dichiara Giorgio Rapari, Presidente di Assintel. Lavoreremo nei prossimi anni sul progresso tecnologico di tutta la catena del valore legata all’acquisto, con una ricaduta positiva sul sistema Italia e sulla filiera dell’offerta in tutti i settori».
Infrastrutture e normative da aggiornare
Resta il problema di un contesto nazionale caratterizzato da infrastrutture digitali non ancora all’altezza della sfida tecnologica e del confronto con altri mercati. La copertura del segnale di telefonia mobile, ad esempio, in alcune aree del Paese non risulta sufficiente a garantire una buona diffusione dei pagamenti in mobilità. «Stiamo cercando di innescare qualcosa di innovativo in un contesto regolamentare e infrastrutturale che è esattamente lo stesso di 10 anni fa – ricorda Francesco Imposimato, Responsabile Service Delivery di Poste Italiane. Quello dell’evoluzione delle regole del gioco e delle infrastrutture è un problema concreto che incontriamo quotidianamente, ad esempio, nel nostro progetto di pagamenti in mobilità tramite i postini, dove riscontriamo non poche difficoltà nel gestire transazioni di pagamento in mobilità a causa della scarsa qualità del segnale 3G in aree extraurbane».
L’azione di sistema funziona
Una situazione difficile in cui l’azione condotta a livello di sistema sta comunque proseguendo, ottenendo una serie di risultati. «I progetti di mobile payments che abbiamo avviato sono molteplici e i tavoli di collaborazione aperti stanno dando risultati molto positivi: tutto questo ci sprona a individuare e definire nuove soluzioni e standard. Banche, operatori telefonici, circuiti internazionali e società del settore hanno trovato un accordo comune a beneficio dell’innovazione nei pagamenti – assicura Nicola Cordone, Vice Direttore Generale di SIA. In Italia stiamo costruendo un modello di successo orientato a migliorare l’esperienza di acquisto del consumatore. I buoni risultati delle sperimentazioni, l’avvio commerciale del servizio nel primo semestre del 2014 e l’elevato numero di POS contactless già disponibili e che verranno presto attivati ci rendono ottimisti anche in vista della sfida di Expo 2015».
Grazie all’NFC e ai POS Ingenico con lettore c-less a bordo, a gennaio del 2013 Edenred ha dato il via alla sperimentazione della app Ticket Restaurant Mobile, in collaborazione con il Politecnico di Milano. I buoni pasto sono stati dematerializzati e “spostati” sui telefoni cellulari: circa 80 utenti di un importante campus milanese, dotati di smartphone BlackBerry Curve 9380 hanno potuto sperimentare per sei mesi la nuova applicazione all’interno di una rete di 60 esercizi commerciali (bar, ristoranti e market) convenzionati con l’ateneo e attrezzati con POS Ingenico iCT250 con lettore contactless iST150.