Digital banking? Sì, ma anche senza il FinTech

Open digital banking

Open Banking? Sì, purché ci sia la banca. Un recente studio di Simon-Kucher & Partners ci racconta che agli italiani i servizi innovativi piacciono, se a offrirli è la banca.

Servizi digitali? Meglio se 100% bancari

Solo il 25% dei clienti si dichiara infatti interessato a servizi innovativi sviluppati con “terze parti”. E forse il problema è proprio in questi “terzi” sconosciuti. La clientela italiana sembra sì molto affezionata all’idea di un rapporto esclusivo con il proprio istituto. Ma se 6 clienti su 10 dichiarano di preferire soluzioni innovative sviluppate al 100% dalla propria banca, è evidente che c’è un problema di fiducia. E una soluzione potrebbe essere lavorare “dietro le quinte”, integrando cioè i servizi di terze parti sotto l’ombrello forte del brand della banca.

I multibancarizzati e l’aggregatore

Un buon 60% degli intervistati, ad esempio, apprezza la possibilità di aggregare diversi conti correnti in un’unica app. Uno use case che è ormai un classico dell’open banking, anche se secondo dati di KPMG risalenti al 2017 i multibancarizzati erano poco più della metà della clientela bancaria. E, come sanno bene nel Private Banking, non sempre chi utilizza i servizi di più banche è interessato a condividere le proprie informazioni.

I risparmi “automatici”

Un altro 40% di clienti è interessato al prelievo e al deposito in automatico di somme dal conto corrente a strumenti di risparmio e investimento. Questa sorta di “risparmio automatico” viene guardata con interesse dall’industria del risparmio gestito, con alcune esperienze interessanti (pensiamo a Gimme5) già in atto anche sul mercato italiano.

Questione di sicurezza

Più che i servizi in sé, quindi, il problema è da cercarsi nella sicurezza. Del proprio denaro, in primis, ma anche delle informazioni sensibili. Sempre l’indagine di Simon-Kucher mostra infatti che gli intervistati che si dicono disponibili a condividere i propri dati personali con terze parti conservano comunque qualche timore sulla sicurezza e sulla riservatezza. La maggioranza sarebbe “più sicura” se i dati restassero nel perimetro della banca.

«L’analisi mostra vari dati interessanti ma credo vi sia una rilevazione particolarmente significativa collegata al tema della protezione dei dati personali e delle implicazioni derivanti dall’entrata in vigore della GDPR – dichiara Enrico Trevisan, Managing Partner di Simon-Kucher & Partners. Le banche si trovano di fronte a una grande sfida e opportunità: fare leva sulla fiducia che i clienti ancora riconoscono per proporsi come provider di servizi innovativi e intelligenti, in modo ancora più marcato per la fascia di clienti più giovani. Agendo in questa direzione, le banche potranno da un lato modificare la percezione che solo le FinTech siano in grado proporsi sul mercato come leader nell’offerta di servizi innovativi e dall’altro potrebbero riconsolidare l’asset strategico e imprescindibile della fiducia dei clienti».