
La pandemia di Covid-19, contrariamente a quanto ci si poteva immaginare, sembra non fermare le rimesse che i lavoratori stranieri presenti in Italia inviano ai propri familiari rimasti nel paese di origine.
Questo è quanto emerge dai dati di Banca d’Italia che ha recentemente diramato il report “Le rimesse verso l’estero degli immigrati in Italia” con valori aggiornati al secondo semestre del corrente anno. La Banca d'Italia estrae le informazioni che popolano il report da banche residenti e istituti di pagamento italiani che prestano il servizio di rimessa di denaro tramite la matrice dei conti e, di conseguenza, tratta solamente le rimesse formali, ossia quelle effettuate per il tramite dei canali ufficiali (posta, banche, money transfer).
In particolare, i dati di Banca d’Italia si riferiscono alle transazioni transfrontaliere tra due persone fisiche, effettuate tramite un istituto di pagamento o altro intermediario autorizzato, senza transitare su conti di pagamento intestati all’ordinante o al beneficiario (regolamento in denaro contante).
Nel primo semestre del 2020 il flusso di rimesse fuoriuscito dall’Italia ha superati i 3,3 miliardi di euro, cifra questa che, se paragonata allo stesso periodo dell’anno precedente, quando il volume delle rimesse inviare fu di oltre 2,8 miliardi di euro, registra un aumento del 17%.

La domanda che viene spontanea è la seguente: possibile che la recessione causata dal dilagare dell’epidemia nella prima parte dell’anno non abbia avuto conseguenze negative anche sul volume delle rimesse inviate dall’Italia?
Apparentemente no, almeno questo emerge dalla lettura dei dati forniti da Banca d’Italia. Provando ad azzardare un’ipotesi, la causa della crescita delle rimesse potrebbe essere individuata nel fatto che una parte cospicua delle rimesse informali, quelle cioè fatte pervenire nel paese di origine per il tramite di amici, parenti o altri sistemi, potrebbe essere confluita in quelle formali (monitorate da Banca d’Italia) in quanto il lockdown ha impedito per diverso tempo gli spostamenti, specie quelli oltreconfine, delle persone e quindi anche di coloro che potevano essere il mezzo per far giungere il denaro a destinazione.
E pensare che nel primo trimestre 2020, quindi con il solo mese di marzo interessato dal lockdown, sono state inviate dalla penisola rimesse per oltre un miliardo e 281 milioni di euro, quasi 100 milioni di euro in meno rispetto allo stesso periodo del 2019, quando venne oltrepassata quota un miliardo e 382 milioni di euro (https://www.aziendabanca.it/notizie/rimesse-italia-covid-19).
Il paese che ha ricevuto il flusso più consistente di rimesse dall’Italia nei prime sei mesi del 2020 è stato la Romania con € 368.640.000 (nel primo semestre 2019 furono € 311.310.000). A seguire Bangladesh con € 288.990.00 (€ 361.860.000) e Senegal con € 219.810.000 (€ 171.471.000).

Da registrare la decrescita del flusso verso Bangladesh e Filippine, peraltro già evidenziata sin dai primi mesi dell’anno, mentre in crescita, oltre a Romania, Senegal, Marocco e soprattutto Ucraina che da poco più di 85 milioni di euro ricevuti nei primi sei mesi del 2019 passa a oltre 201 milioni.

Chissà cosa ci aspetta nella seconda parte dell’anno!