Arrivano le RegTech: obiettivo Compliance per le start up

Le RegTech sono le ultime nate della famiglia di startup che promette (minaccia?) di scalzare i big dell’IT dai sistemi aziendali nel nome di un nuovo paradigma “agile” portato da cloud e big data. Il “Reg” sta chiaramente per Regulation: queste startup vogliono infatti snellire l’adeguamento a requisiti normativi in continua evoluzione. Una questione famigliare, per le aziende del Finance.

RegTech startup deloitte

Che cosa è una RegTech

In un paper di Deloitte, “RegTech is the new FinTech”, emerge tutta la necessità di definire con esattezza i contorni del nuovo “mercato”. Ma la logica a monte è chiara: ogni cambiamento normativo impone alle aziende di implementare nuove soluzioni, adeguare i processi, formare il personale. Per non parlare della mastodontica fase preliminare di comprensione delle richieste del Regulator e dei relativi impatti sull’organizzazione. Che cosa fanno le RegTech? Intervengono in una qualsiasi di queste fasi portando un approccio “agile” e appoggiandosi ai sistemi esistenti della azienda/banca, legacy compresi.

Perché sono innovative

Non è tanto il “cosa”, quindi, a caratterizzare le RegTech, quanto il come:

  • agilmente, organizzando e dando senso alla massa caotica e aggrovigliata di dati aziendali, grazie a tecnologie ETL (Extract, Transfer, Load);
  • rapidamente, per la generazione e configurazione in tempi brevi di reportistica;
  • in modo integrato, i tempi di implementazione sono così particolarmente brevi;
  • appoggiandosi agli analytics, per estrarre i big data esistenti e svilupparne il vero potenziale, per esempio riutilizzando lo stesso dato per più analisi/obiettivi.

La rivoluzione sta nella possibilità di fare leva su dati e sistemi esistenti per soddisfare i requisiti normativi, anche in termini di reportistica, in modo efficiente, flessibile e rapido senza andare a toccare i sistemi legacy. Nessun impegnativo e rischioso progetto di rinnovamento delle infrastrutture, quindi. O, almeno, non per l’adeguamento normativo.

I vantaggi del vendor tradizionale…

Tutto troppo semplice, all’apparenza. Perché la Compliance è un tema delicato e un fornitore tradizionale offre pur sempre la garanzia di una soluzione robusta, per quanto spesso poco flessibile e con tempi di implementazione anche significativi. Per non parlare della vendita di soluzioni modulari (che, va da sé, richiedono quindi anche altri moduli) e costi non da sottovalutare.

… e quelli della start up RegTech

D’altro canto, le RegTech mancano di quella “storia” alle spalle, esperienza compresa, che permette a una azienda bancaria di farvi affidamento, ma si fanno avanti con soluzioni avanzate, sicure, basate sul cloud. E con un modello commerciale “as a service” in cui si paga ciò che si usa con la garanzia di una forte scalabilità e flessibilità.

I player già esistenti

Come per le FinTech, l’effettiva portata di queste iniziative andrà controllata sul campo nei prossimi anni. Dell’attuale sciame di startup resterà magari qualche player indipendente di nicchia, sopravvissuto alle prevedibili acquisizioni (da parte di giganti IT o di realtà finanziarie, è tutto da vedere) e uscite dal mercato. Ma tra i player già attivi, il report di Deloitte ne segnala alcuni:

  • Trustev, che si occupa di fraud prevention online con una analisi real time delle transazioni;
  • Vizor, fornitrice di un software per permettere la supervisione di una azienda da parte delle autorità competenti, che siano banche centrali, regulator o autorità fiscali;
  • Corlytics, software per l’analisi del rischio di compliance in banche e realtà finanziarie;
  • AQMetrics, fornitrice di soluzioni per la gestione del rischio da compliance.