Quanto costa il ritardo dello Stato

Una attesa che arriva fino a 180 giorni: è l’arco di tempo che impiega la Pubblica Amministrazione per il saldo dei debiti alle imprese. Una situazione che influenza anche il sistema economico del nostro Paese, che nel corso del 2011 avrebbe potuto ottenere un beneficio pari a 5,3 miliardi di euro (+0,33% del PIL), secondo le stime di Finest
I ritardi nei pagamenti alle imprese da parte dello Stato costano lo 0,33% del PIL italiano, secondo Finest (Financial intermediation european studies), un network che riunisce docenti di tutta Europa, diretto da Franco Fiordelisi, Professore presso l’Università di Roma Tre e University of Bangor UK, che studia le imprese e l’intermediazione finanziaria.

Finest ha infatti calcolato che se i pagamenti dei debiti commerciali da parte della Pubblica Amministrazione nel 2011 fossero avvenuti in modo puntuale, avremmo ottenuto un beneficio pari a 5,3 miliardi di euro, lo 0,33% di PIL in più rispetto allo 0,50% raggiunto, operando una stima che tiene conto sia dell’effetto diretto del ritardo sulle imprese creditrici, sia del costo costo sociale per l’intera economia, legato principalmente a due fattori: un effetto“indotto”, costituito dai minori redditi per le famiglie; e un effetto “dinamico”, costituito dal fallimento di alcune delle imprese creditrici a causa dei problemi di liquidità generati dal ritardato incasso dei loro crediti.

“Finest ha stimato che il beneficio complessivo per il sistema economico italiano (la somma dei tre effetti: diretto, indotto e dinamico) nel 2011 sarebbe stato pari a 5,3 miliardi di euro e il PIL sarebbe cresciuto dello 0,83% invece che dello 0,50% qualora lo Stato avesse pagato i propri debiti commerciali a 30 giorni, afferma Alessandro Carretta, Ordinario di Economia degli Intermediari Finanziari presso l’Università di Roma - Tor Vergata e Segretario Generale di Assifact. Nel caso in cui invece la Pubblica Amministrazione fosse stata in grado di pagare senza ritardi, nei termini di pagamento attualmente in uso (90 giorni), il beneficio complessivo sarebbe stato comunque notevole: 3,2 miliardi di Euro, pari allo 0,20% del PIL”.

Un ritardo, quello da parte della Pubblica Amministrazione, che ha sempre superato i termini dei 90 giorni, arrivando anche a 180 giorni nel corso del 2011, dilatando i tempi impiegati negli anni scorsi: nel 2010, infatti, il ritardo era stato in media di 86 giorni, nel 2009 di 52 giorni e nel 2008 di 40 giorni. Una lungaggine che si associa anche a un elevato volume di debiti generati dalla P.A., pari a 168,23 miliardi di euro nel 2011 (10,6% del PIL), mentre l’ammontare dei crediti esistenti alla fine dell’anno era stimabile in 84,11 miliardi di euro.

Per rimediare al cronico ritardo nei pagamenti alle imprese da parte della Pubblica Amministrazione, Assifact, l’associazione che raggruppa gli operatori del factoring, lancia un pacchetto di 10 proposte. Misure che, se adottate, potrebbero liberare un’ulteriore quota di risorse per le imprese (circa 70 miliardi di euro), in aggiunta all’oltre 30% già acquisito oggi dalle società di factoring. Un primo gruppo di proposte ha come obiettivo l’utilizzo di strumenti volti a migliorare la tempistica degli incassi da parte delle imprese, fornendo contemporaneamente alla P.A. la possibilità di gestire, in modo più razionale e sfruttando economie di scala, i propri debiti commerciali; un secondo gruppo riguarda forme di liberalizzazione della cessione dei crediti vantati dalle imprese verso la P.A. con l’obiettivo di favorire lo smobilizzo dei crediti e dunque di contribuire alla risoluzione dei problemi finanziari delle imprese; e un ultimo gruppo di proposte riguarda la necessità di rimuovere alcune anomalie che costituiscono le ragioni dei ritardati pagamenti da parte della Pubblica Amministrazione.
 

Image: Grant Cochrane / FreeDigitalPhotos.net

 

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