NPE. Stop all’emergenza. Ma il mercato non si ferma

Il momento critico è passato. Ma le banche sono ancora impegnate in attività di deleveraging: d’altronde, con un NPE ratio aggregato ben superiore alla media UE (8,7% vs 3%), gli istituti di credito sono nel mirino del regolatore.

PwC Another Brick in the Wall

Un mercato che va avanti

A evidenziarlo è il report PwC “Another Brick in the Wall” sugli NPL.

«Il trend dei volumi delle transazioni NPL porta molti a domandarsi cosa ci si possa aspettare da un mercato che ha segnato il suo livello più basso degli ultimi 3 anni – afferma Pier Paolo Masenza, Financial Services Leader di PwC – e che per la prima volta dal 2013 ha registrato un calo rispetto all’anno precedente. Bene, a nostro avviso, più di quanto potrebbe sembrare».

Lo stato dell’arte

I volumi lordi di NPE sono comunque diminuiti significativamente: da un picco di 341 miliardi di fine 2015 a 165 miliardi a giugno 2019. D’altronde, le operazioni di cessione sono state numerose e oggi le sofferenze sono più che dimezzate: da 200 miliardi a 88 miliardi nello stesso arco temporale. E di quei 200 miliardi di NPE lordi, circa 69 sono stati perfezionati tramite cartolarizzazione con GACS.

Previsioni per il futuro

Il 2019 si chiuderà quindi con circa 38 miliardi di transazioni NPE. Soprattutto perché le principali banche del Paese puntano a una ulteriore riduzione del NPLE ratio lordo entro 2-3 anni: e potrebbe aumentare in caso di jumbo deals, ovvero grandi operazioni studiate per offrire soluzioni sistematiche al problema dello stock di crediti deteriorati.

L’ondata di UtP e il ruolo delle Sgr

Le soluzioni jumbo potrebbero inserirsi anche nel mercato UtP, in stile Project M di Intesa Sanpaolo, e le previsioni vedono quindi un un aumento delle transazioni. Le Sgr, insieme alle challenger banks, avranno anche loro un ruolo di primo piano nell’estrazione di valore dagli UtP, potendo far leva sulla possibilità di erogare nuova finanza senza particolari vincoli, e disponendo delle expertise di turnaround necessarie per guidare le imprese in un percorso di profonda ristrutturazione, che possa condurle con successo a preservare la continuità aziendale.

«Il rinnovo della GACS continuerà a favorire la vendita degli NPL, così come dimostrato dalla significativa pipeline di operazioni in fase di strutturazione, a cui stanno lavorando alcuni primari istituti di credito italiani, mentre sempre più Sgr di nuova costituzione si stanno specializzando nell’acquisto e nella gestione di crediti UtP – commenta Gabriele Guggiola, Regulatory Deals Leader di PwC. D’altronde, l’appetito degli investitori per non‑core e non‑performing assets non manca».

Il mercato secondario crescerà

L’industria del NPL Servicing si andrà anche a consolidare, con opportunità di nuove aggregazioni.

«Tutto ciò senza dimenticare che gran parte dei 200 miliardi di NPL venduti dalle banche negli ultimi 5 anni deve essere ancora recuperata da servicer e investitori – conclude Masenza. In tale contesto, prevediamo che il mercato secondario possa incrementare la propria quota in termini di volumi di transazioni, conquistando lo spazio che non è finora riuscito a ritagliarsi».