La sala per la sessione plenaria dei keynote speaker si riempie lentamente. Alle 8.55 c'è forse una cinquantina di persone. Poi l'affluenza aumenta ma in sala resta ancora qualche decina di sedie vuote: forse le aspettative sulla partecipazione al NFC & Mobile Money Summit sono state disattese. Forse sono abituato (male) a eventi con una partecipazione massiccia, ma pensavo che ci sarebbe stata molta, molta più gente, in tutti i giorni della manifestazione. Magari è solo un impressione, ma forse a mancare sono soprattutto gli italiani.
Opportunità nei paesi in via di sviluppo
Infatti guardando i volti di chi entra in sala mi rendo conto di quanti stranieri ci siano. Decine di visi con tratti somatici chiaramente asiatici o africani: d'altronde, già nella prima giornata in tutti gli interventi si ricordava l'importanza dei paesi in via di sviluppo per questo settore. Paesi in cui Mobile Money non significa virtualizzare le carte di pagamento sperando di intercettare le microtransazioni e sviluppare servizi di loyalty: lì significa sviluppare un intero mondo di servizi finanziari basati sul cellulare. Che è come dire che l'operatore di telefonia si mette a fare la banca: magari con qualche partner finanziario, ma assumendo in prima persona il controllo della relazione con il cliente.
Ma anche un rischio (per le banche) in Europa
Un pericolo che è concreto anche in Italia e in Europa, come emerge da qualche chiacchierata con altri partecipanti. Se un operatore internet o telco (tanto per nominare due settori a caso) dovesse sbarcare in Italia con una piattaforma pronta per abilitare i pagamenti in mobilità, permettendo ai merchant di "farsi un sistema di loyalty" direttamente da un portale online, inviando coupon sconto ai propri clienti più fedeli, questo nuovo sistema di pagamento potrebbe incontrare un certo successo, e il passo verso l'offerta di un qualche servizio finanziario di base (un prestito per comprare un bene, una assicurazione quando compri un viaggio e così via) sarebbe molto breve.
I ricavi non arrivano subito
Intanto, però, persino Angel Dobardziev, Practice Leader Emerging Markets di Ovum e moderatore di questa sessione d'apertura della terza giornata, sottolinea che fare "Mobile Money" non significa soldi facili in poco tempo. Anzi, il modello di business resta un problema, persino nei tanto promettenti mercati emergenti. Bisogna investire nel lungo termine, seminare e aspettare l'arrivo dei ricavi.
Le telco al centro?
Xavier Drilhon, CEO di Oberthur Technologies, ribadisce l'importanza di servizi convergenti, del coinvolgimento di partner, di una user experience semplice e di una sicurezza adeguata, che non comprometta l'usabilità dello strumento. Poi ripete che con l'NFC gli operatori mobili possono essere al centro di un ecosistema molto più ampio, in cui la "killer application" non è certo il pagamento. Gli operatori mobili, appunto, o chiunque si muoverà per primo.
Il modello di business è l'orchestra
Dopo una ricognizione rapida delle ultime iniziative NFC di China Telecom, finalmente parla una banca. Tomasz Smilowicz, Global Head of Mobile Solutions di Citi Transaction Services. Se non vi è già venuto in mente ve lo dico io: Google Wallet. "Il modello di business da adottare è quello del direttore d'orchestra", sostiene Smilowicz. "Il mercato è frammentato e la banca deve coordinare il lavoro di diversi attori: ma per lavorare bene insieme è essenziale definire da subito delle regole chiare".
"It takes time", anche con Google
E ancora, "prima nei pagamenti si puntava ai profitti dalle commissioni sulle transazioni, oggi possiamo puntare soprattutto sui business data". Un cambio di paradigma non da poco, soprattutto perché poco dopo Smilowicz ammette "a qualche mese dal lancio di Google Wallet abbiamo visto che i volumi e il numero di transazioni non erano saliti in modo vertiginoso. Questo è un business a lungo termine, richiede tempo".
Da 1 a 14,6 miliardi in otto mesi
Ma il potenziale c'è. Di tutti i dati snocciolati da Smilowicz ne riporto uno solo. A febbraio 2012 le transazioni effettuate attraverso il mobile banking di Citi avevano un controvalore di 1 miliardo di dollari. A ottobre 2012, dopo 8 mesi, siamo a 14,6 miliardi di dollari.
Prototipi di digital wallet
Dopo l'ultima presentazione su un progetto di microbanking da mobile nelle Filippine (esempio perfetto del vero potenziale del Mobile Banking nei paesi in via di sviluppo), faccio un salto allo stand di Accenture. La società di consulenza presenta un prototipo di digital wallet, da cui gestire pagamenti (NFC o QRcode), carte fedeltà, coupon e così via. Grafica accattivante (l'estetica può anche contribuire all'usabilità) e facile da usare. Ma quello che mi sorprende sono le funzioni per il merchant, che da un portale online può definire offerte personalizzate per determinati target. Per liberarsi di stock in magazzino, o per attirare un certo segmento di clientela, o per farsi conoscere. Evitando di mandare una offerta a persone non interessate (quanti siti di coupon inviano offerte su cerette e manicure a un pubblico maschile che le giudica, appunto, inutili, se non fastidiose?).
Mancano i servizi. Intanto c'è la carta
Il prototipo è, appunto, solo un prototipo, un esempio di ciò che si potrebbe fare. L'idea conclusiva di questi tre giorni di Summit è che le soluzioni software ci sono, la diffusione dei cellulari NFC incomincia a farsi significativa, il numero di POS contactless installati cresce. Mancano, per ora, i servizi, o forse la volontà di lanciarli su grande scala. Gli annunci di progetti e test invece abbondano, e ancora una volta sembra che l'avvento nell'NFC sia imminente, senza arrivare mai. Intanto, il cellulare NFC che ho in una tasca contiene un wallet sperimentale che al momento serve a poco, non posso neppure ricaricare il credito della carta prepagata virtuale che contiene. Per fortuna, nell'altra tasca ho ancora il bancomat.
Opportunità nei paesi in via di sviluppo
Infatti guardando i volti di chi entra in sala mi rendo conto di quanti stranieri ci siano. Decine di visi con tratti somatici chiaramente asiatici o africani: d'altronde, già nella prima giornata in tutti gli interventi si ricordava l'importanza dei paesi in via di sviluppo per questo settore. Paesi in cui Mobile Money non significa virtualizzare le carte di pagamento sperando di intercettare le microtransazioni e sviluppare servizi di loyalty: lì significa sviluppare un intero mondo di servizi finanziari basati sul cellulare. Che è come dire che l'operatore di telefonia si mette a fare la banca: magari con qualche partner finanziario, ma assumendo in prima persona il controllo della relazione con il cliente.
Ma anche un rischio (per le banche) in Europa
Un pericolo che è concreto anche in Italia e in Europa, come emerge da qualche chiacchierata con altri partecipanti. Se un operatore internet o telco (tanto per nominare due settori a caso) dovesse sbarcare in Italia con una piattaforma pronta per abilitare i pagamenti in mobilità, permettendo ai merchant di "farsi un sistema di loyalty" direttamente da un portale online, inviando coupon sconto ai propri clienti più fedeli, questo nuovo sistema di pagamento potrebbe incontrare un certo successo, e il passo verso l'offerta di un qualche servizio finanziario di base (un prestito per comprare un bene, una assicurazione quando compri un viaggio e così via) sarebbe molto breve.
I ricavi non arrivano subito
Intanto, però, persino Angel Dobardziev, Practice Leader Emerging Markets di Ovum e moderatore di questa sessione d'apertura della terza giornata, sottolinea che fare "Mobile Money" non significa soldi facili in poco tempo. Anzi, il modello di business resta un problema, persino nei tanto promettenti mercati emergenti. Bisogna investire nel lungo termine, seminare e aspettare l'arrivo dei ricavi.
Le telco al centro?
Xavier Drilhon, CEO di Oberthur Technologies, ribadisce l'importanza di servizi convergenti, del coinvolgimento di partner, di una user experience semplice e di una sicurezza adeguata, che non comprometta l'usabilità dello strumento. Poi ripete che con l'NFC gli operatori mobili possono essere al centro di un ecosistema molto più ampio, in cui la "killer application" non è certo il pagamento. Gli operatori mobili, appunto, o chiunque si muoverà per primo.
Il modello di business è l'orchestra
Dopo una ricognizione rapida delle ultime iniziative NFC di China Telecom, finalmente parla una banca. Tomasz Smilowicz, Global Head of Mobile Solutions di Citi Transaction Services. Se non vi è già venuto in mente ve lo dico io: Google Wallet. "Il modello di business da adottare è quello del direttore d'orchestra", sostiene Smilowicz. "Il mercato è frammentato e la banca deve coordinare il lavoro di diversi attori: ma per lavorare bene insieme è essenziale definire da subito delle regole chiare".
"It takes time", anche con Google
E ancora, "prima nei pagamenti si puntava ai profitti dalle commissioni sulle transazioni, oggi possiamo puntare soprattutto sui business data". Un cambio di paradigma non da poco, soprattutto perché poco dopo Smilowicz ammette "a qualche mese dal lancio di Google Wallet abbiamo visto che i volumi e il numero di transazioni non erano saliti in modo vertiginoso. Questo è un business a lungo termine, richiede tempo".
Da 1 a 14,6 miliardi in otto mesi
Ma il potenziale c'è. Di tutti i dati snocciolati da Smilowicz ne riporto uno solo. A febbraio 2012 le transazioni effettuate attraverso il mobile banking di Citi avevano un controvalore di 1 miliardo di dollari. A ottobre 2012, dopo 8 mesi, siamo a 14,6 miliardi di dollari.
Prototipi di digital wallet
Dopo l'ultima presentazione su un progetto di microbanking da mobile nelle Filippine (esempio perfetto del vero potenziale del Mobile Banking nei paesi in via di sviluppo), faccio un salto allo stand di Accenture. La società di consulenza presenta un prototipo di digital wallet, da cui gestire pagamenti (NFC o QRcode), carte fedeltà, coupon e così via. Grafica accattivante (l'estetica può anche contribuire all'usabilità) e facile da usare. Ma quello che mi sorprende sono le funzioni per il merchant, che da un portale online può definire offerte personalizzate per determinati target. Per liberarsi di stock in magazzino, o per attirare un certo segmento di clientela, o per farsi conoscere. Evitando di mandare una offerta a persone non interessate (quanti siti di coupon inviano offerte su cerette e manicure a un pubblico maschile che le giudica, appunto, inutili, se non fastidiose?).
Mancano i servizi. Intanto c'è la carta
Il prototipo è, appunto, solo un prototipo, un esempio di ciò che si potrebbe fare. L'idea conclusiva di questi tre giorni di Summit è che le soluzioni software ci sono, la diffusione dei cellulari NFC incomincia a farsi significativa, il numero di POS contactless installati cresce. Mancano, per ora, i servizi, o forse la volontà di lanciarli su grande scala. Gli annunci di progetti e test invece abbondano, e ancora una volta sembra che l'avvento nell'NFC sia imminente, senza arrivare mai. Intanto, il cellulare NFC che ho in una tasca contiene un wallet sperimentale che al momento serve a poco, non posso neppure ricaricare il credito della carta prepagata virtuale che contiene. Per fortuna, nell'altra tasca ho ancora il bancomat.