Minimo storico per il risparmio delle famiglie italiane

Secondo l’Indagine sul Risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani, oltre la metà delle famiglie (61,3%) non riesce più a risparmiare e aumenta la percentuale di chi reputa di avere un reddito insufficiente al mantenimento di uno standard di vita adeguato (12,5%). Tra le motivazioni al risparmio perde terreno l’acquisto della casa, mentre quasi il 20% delle famiglie si preoccupa di mettere qualcosa da parte per i propri figli
Non si è ancora conclusa la crisi dei bilanci familiari: in questi primi mesi del 2012 i redditi si sono ulteriormente abbassati e il risparmio è risultato sempre meno accessibile. Una situazione che ha portato le famiglie a seguire una politica attendista nei confronti di qualunque tipo di investimento, nell’attesa di tempi migliori, secondo l’Indagine sul Risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani, progetto di Intesa Sanpaolo e Gruppo Einaudi sulla base di un sondaggio Doxa.

La crisi economica ha avuto forti ripercussioni sul tenore di vita e sulla capacità di risparmio degli italiani e a soffrirne maggiormente le conseguenze sono stati i ventenni, con entrate diminuite di 21,4 punti percentuali rispetto al 2011, le donne (-8,9%), gli esercenti e gli artigiani (-10,3%). Nuovo picco per chi reputa il proprio reddito insufficiente al mantenimento del tenore di vita, una percentuale che sale al 12,5% nel 2012. Ma la crisi ha colpito anche quell’87,5% di chi dichiara entrate sufficienti: infatti, solo il 15,2% non ha risentito dei contraccolpi della crisi. Il risultato è una diminuzione dei consumi, soprattutto sulle spese per le vacanze (67,2%), per il tempo libero e per i weekend (68,3%), che ha portato più di una famiglia su quattro a intaccare i risparmi (46,2%) e a rinunciare o rinviare alcuni acquisti, come quello dell’automobile. Il 24,3%, inoltre, si è messo in cerca di un nuovo lavoro o di una fonte di entrate integrativa, avendo successo solo in un caso su tre (6,7% del campione).

L’accesso al risparmio nel 2012 tocca il minimo storico: i non risparmiatori sono il 61,3% (52,8% nel 2011). Influenzati da una situazione economica che ostacola l’accumulo dei risparmi, gli italiani che reputano la pratica del risparmio indispensabile sono diminuiti di almeno dieci punti percentuali, dal 71,1% nel 2011 al 61,5% nel corso di questo anno. In maggiore difficoltà i ventenni (69,4% i non risparmiatori), i residenti del sud Italia (67,5%) e quelli delle grandi città (66,7%), oltre alle famiglie con un reddito mensile inferiore ai 1.600 euro (77,3%). Scende, di conseguenza, anche la percentuale media ponderata della propensione al risparmio, dal 4,2% del 2011 al 4,1% nel 2012 (il valore era 7,2% nel 1994).

Risparmiare per i figli

Con la crisi cambiano anche le motivazioni che spingono le famiglie italiane a risparmiare. Perde terreno l’acquisto della casa, che se nel 2011 pesava per il 12,7%, oggi si contrae al 5,5%, mentre si risparmia per lasciare qualcosa ai figli: il 19,5% delle famiglie, difatti, risparmia per dargli una mano, pagare loro gli studi o lasciargli un’eredità. Negli anni, in più, si sta assistendo a una lenta crescita della necessità di integrare anche la pensione, una motivazione che pesa per il 12,8%, in buon aumento rispetto al 2005, in cui la percentuale era ferma al 9,3%. Ciò nonostante, coloro che sottoscrivono un fondo pensione, negoziale o aperto, sono solo il 10,5% delle famiglie italiane. Maggiore tasso di adesione fra chi ha un reddito superiore ai 2.500 euro (19,6%), a cui seguono i residenti del nord ovest (15,1%), i cinquantenni (14,3%) e i trentenni (13,6%). Gestioni monetarie, mirate a salvaguardare il capitale, e Tfr sono gli strumenti preferiti dagli italiani (rispettivamente utilizzati dal 53,2% delle famiglie e dal 50,2%), utilizzati in primis per il mantenimento dei figli (38%) o per avere un reddito integrativo (19,2%).

Il mattone, l’investimento preferito dagli italiani

L’atteggiamento degli italiani nei confronti degli investimenti muta nel tempo: di primaria importanza diventa la sicurezza (53% nel 2012, rispetto al 34% nel 1988), a cui segue il rendimento immediato (16,6%) e la liquidità (15,8%). Inoltre, quasi la metà delle famiglie (47,3%) reputa sempre più difficili gli investimenti ed evitano investimenti di capitale a medio-lungo termine (scelto solo dal 7% del campione), mossi da un atteggiamento di maggiore prudenza. Le obbligazioni, sebbene sembrino soddisfare la maggior parte degli investitori (73,7%), non sono più considerate un investimento sicuro per le famiglie italiane, scelte solo dal 21,7% del campione (in riduzione rispetto al 2011, in cui il 23,7% delle famiglie le riteneva un investimento sempre sicuro), mentre salgono al 28,5% coloro che lo giudicano un investimento molto rischioso.

Stabile da cinque anni la percentuale di chi preferisce investire nell’azionario (12,5%). Si tratta di esperti che amministrano personalmente l’esposizione al rischio, più numerosi tra i laureati (32%), imprenditori e liberi professionisti (31,2%), oltre che tra chi ha un reddito superiore ai 2.500 euro mensili (30,8%). Per ridurre i rischi degli investimenti e affidare i propri risparmi nelle mani di esperti del settore, poco più di una famiglia italiana su dieci (10,9%) ha deciso di affidarsi al risparmio gestito, che può contare tra le sue fila almeno il 18,3% di nuovi sottoscrittori.

E’ il mattone, però, l’investimento preferito dagli italiani: il 77,1% degli italiani abita in una casa di cui è proprietario, una percentuale slegata da criteri come quelli del reddito (il 67,6% delle famiglie con reddito mensile inferiore ai 1.600 euro possiede una abitazione) ed elevata anche tra i ventenni (52,8%), aiutati probabilmente nell’acquisto dalla famiglia. Per quanto riguarda gli ultimi mesi, l’8,9% delle famiglie ha comprato un immobile e il 6,4% ha trattato l’acquisto per la prima casa, mentre il 31,7% sta rimborsando il mutuo sottoscritto per una abitazione.

Fedeli alla propria banca

Il credito al consumo resta uno strumento marginale per le famiglie italiane, tanto che solo il 18,5% sta rimborsando una rata per acquisti finanziati a credito, principalmente per l’automobile (49%) e l’arredamento o la ristrutturazione della casa (16,5%). Il rapporto degli italiani con le banche, tuttavia, è caratterizzato da un atteggiamento di fedeltà: l’82,1%, infatti, si affida a una sola banca, mentre solo il 6,1% si avvale almeno di due istituti finanziari. A possedere una carta Bancomat è il 92,9%, la stragrande maggioranza, che fa un uso sempre maggiore anche dei servizi on line, in aumento dal 26,3% del 2011 al 30,7% nel 2012. Aumenta, inoltre, la percentuale di famiglie che preferiscono lasciare sul conto corrente l’intero patrimonio (dal 9,1% del 2011 al 15% nel corso di questo anno) e coloro che, invece, prediligono avere almeno metà delle proprie disponibilità in forma liquida (dal 9% nel 2011 al 12,3% nel 2012).
 

La Rivista

Atlas of Fintech 2026

La nostra selezione di Fintech 

Tutti gli altri numeri