In uno scenario di bassi tassi, è necessaria una strategia chiara e condivisa per riportare i margini bancari a crescere. Un percorso che passa da tecnologia, dati e commissioni

Analizzare i dati, puntare sulla digital transformation e sulla multicanalità e, infine, spingere su quei prodotti che presentano commissioni capaci di riportare la voce dei ricavi a crescere. Sono queste le strategie che le banche devono mettere in campo per superare questo momento di tassi di interesse negativi che stanno erodendo i margini finanziari.
Nessun cambiamento per i prossimi 5 anni
A proporre questa via è McKinsey & Company, nel report “How banks can ease the pain of negative interest rates”. Il quadro è ormai noto ai più: i tassi di interesse negativi promossi dalle banche centrali stanno lasciando i loro strascichi sui bilanci bancari. E per almeno altri 5 anni non si vedrà alcuna luce all’orizzonte, anzi gli analisti prevedono una ulteriore riduzione dei margini per le banche europee fino a 8 punti base. Certo, si tratta di proiezioni e dati riferiti a prima della crisi generata da Covid-19. Ma anche se i numeri magari saranno diversi, la metodologia indicata resta valida.
Strategie condivise
McKinsey individua infatti una luce in fondo al tunnel, capace di mitigare questo andamento negativo e riportare i ricavi a crescere, fino a ben 10 punti base (sempre al netto dell’impatto della crisi generata dal Coronavirus, NdR), grazie a una serie di azioni strategiche che le banche possono mettere in campo. Certo, non sarà una cosa facile per tutte: le realtà medio-piccole infatti stanno già soffrendo molto più rispetto alle banche di grandi dimensioni, che diversificano al meglio i loro investimenti e le loro entrate. Ma con una strategia ben definita e condivisa tra le diverse aree di business il ritorno ai ricavi non è impossibile.
Gestire i rischi con una migliore analisi dei dati
Partiamo dal primo elemento critico che permetterà alle banche di riportare il segno positivo nei loro bilanci: la gestione del rischio. Un primo passo che richiede in primis la capacità di sfruttare le nuove tecnologie di data analysis per creare framework previsionali sulle diverse tipologie di rischio finanziario e non: quindi oltre al classico rischio di credito, di mercato, operativo e sistemico, anche l’utilizzo di nuovi insight che identificano gli eventuali rischi reputazionali. Con finestre temporali alquanto estese (almeno 5 anni). Per mettere in piedi queste previsioni è fondamentale che le banche si mettano all’opera sui loro sistemi IT, che devono essere più efficienti e capaci di elaborare una mole di dati sempre più complessa e varia. Un lavoro che vede andare a braccetto dipartimento IT e risk manager.
I margini della multicanalità
Rimaniamo sull’onda lunga della tecnologia. La digital transformation è ormai un mantra ripetuto più e più volte dal mondo bancario, con la sua promessa di maggiore efficienza, minori rischi operativi e capacità di liberare risorse da riversare su consulenza e servizi alla clientela a maggiore valore aggiunto. Ecco, digitalizzare i sistemi bancari per portare la tradizionale offerta al di fuori delle filiali a favore di nuovi touch point, ovvero internet e mobile banking, è un’altra strategia efficace per fare crescere i margini bancari. Non si tratta, quindi, di limitarsi alla creazione della banca paperless, ma di portare tutta la catena di vendita (pre e post compresi) di un prodotto sui canali digitali. Come ad esempio i prestiti personali: alcune banche italiane lo hanno già fatto, o lo hanno annunciato, e la clientela bancaria può quindi seguire un iter completamente digitale per richiedere e ottenere un prestito. Tempi rapidi, rischi ben calcolati, user experience efficace. E quindi ritorno per la banca non solo economico ma anche reputazionale.
Commissioni fisse...
Il pricing è naturalmente un elemento cruciale: senza commissioni è impossibile vedere i conti economici crescere. Ma bisogna identificare bene quali siano i prodotti su cui porre l’accento: forse non è più il momento dei mutui, che in questo momento di tassi bassi, se non vicini allo zero, risultano certamente prodotti competitivi ma a basso margine. E allora è meglio guardare al corollario di servizi che gravitano attorno ai prodotti più classici, come le polizze assicurative associate al finanziamento, ad esempio. E magari anche proporre dei pacchetti standardizzati, con commissioni fisse, su prodotti standard come i conti correnti e i depositi.
... e servizi ad alto valore
Assistiamo dunque a una commoditizzazione di molti servizi bancari, che sì porta a qualche ricavo ma garantisce solo una stabilizzazione dei margini netti. La crescita significativa e duratura dei ricavi passa da altri prodotti che, per altro, iniziano ad attirare anche l’attenzione dei nuovi competitor del mondo bancario, ovvero i GAFA. Che fortunatamente, per ora, non sono ancora riusciti a conquistare la fiducia della clientela italiana ma hanno ben compreso che i margini più alti provengono dal business del credito al consumo e delle carte di pagamento. Ma le banche hanno un’arma in più a loro disposizione: ovvero la capacità di offrire valore aggiunto tramite la consulenza. È giusto quindi continuare a spingere l’acceleratore su servizi commissionali, come le attività di consulenza, la gestione patrimoniale, le piattaforme di deposito, i fondi, i piani di risparmio e anche la bancassicurazione.
Allinearsi per cambiare
Ecco, questa è una strada che, se percorsa in modo strategico, potrebbe portare a una crescita dei margini di interesse netti fino a 10 punti base. Ma (e c’è sempre un ma) è necessario che queste strategie siano comprese e condivise tra le diverse unità di business e dal top management, magari utilizzando anche la tecnologia per semplificare l’allineamento e la comunicazione per l’attuazione di tutte le nuove misure strategiche.