La crisi dei cinque anni colpisce il manifatturiero

crisiL’onda lunga della crisi ha colpito anche il settore manifatturiero: dal 2007 al 2011, su 22 comparti manifatturieri del made in Italy, solo 5 hanno registrato una variazione positiva del loro fatturato, 6 stanno facendo i conti con una contrazione di media entità (inferiore al 10%) e i restanti 11 hanno accusato un profondo calo dei ricavi, con una flessione a due cifre.

A rivelarlo è l'analisi effettuata dall'Ufficio Studi della Banca Popolare di Vicenza, che ha sottolineato che a soffrire maggiormente della lunga crisi sono il settore macchinari e fabbricazioni metalli, tra i più importanti per il comparto manifatturiero italiano, il tessile, legno e mobili.

Positivo, al contrario, l’andamento del settore alimentare e bevande, per sua natura anticiclico e quindi meno penalizzato dai periodi di crisi economica, insieme a quello relativo alla fabbricazione di coke e derivati del petrolio che beneficia dell’incremento dei prezzi delle materie prime, oltre che al settore della pelletteria, delle altre industrie manifatturiere (gioielleria, giocattoli, articoli sportivi e musicali e forniture medico dentistiche) e degli altri mezzi di trasporto (tra cui la nautica).

Il fatturato positivo di questi settori è strettamente legato alla dinamica delle esportazioni: tanto più sono cresciute le esportazioni e tanto meno il fatturato ha complessivamente risentito degli effetti della crisi.

Tuttavia, il credito bancario destinato al comparto manifatturiero è significamente diminuito tra la fine del 2010 e l’inizio del 2013, con una contrazione degli impieghi del 12,4%, che non ha risparmiato neppure i settori più propensi all’esportazione e all’innovazione.

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