Primo salvataggio nel credito cooperativo. La BCC di Roma incorpora la BCC Padovana di Campodarsego, da tempo in amministrazione straordinaria. Mica tutta, però: degli almeno 650 milioni di sofferenze si farà carico il Fondo di Garanzia del sistema BCC. Che salverà anche i circa 1.200 clienti con in mano obbligazioni subordinate. Capitale azzerato invece per i 9mila soci azionisti.

Una BCC più grande e forte
Restando all’operazione, ci sono diverse cose da notare. Primo. La BCC di Roma, la banca di credito cooperativo con le spalle più larghe a livello di sistema (150 sportelli tra Lazio e Abruzzo, 30mila soci, 300mila clienti, 2.280 collaboratori, impieghi e raccolta da banca regionale) esce dal territorio tradizionale di attività per fare quello che forse nessun altra BCC era in grado di fare. Mettere soldi e risorse per salvarne un’altra. Ma questo ne fa la prima banca di credito cooperativo ad avere una dimensione non ancora nazionale, ma certamente ben più che interregionale. Con una significativa presenza (Banca Padovana ha 28 filiali, 60mila clienti, depositi per 1,3 miliardi e 800 milioni di impieghi) in un territorio economicamente importante come il Veneto. Come confermato dal Presidente Francesco Liberati, sul territorio padovano arriveranno nel 2016 risorse per almeno 200 milioni di nuovo credito. L’utile netto della nuova realtà a fine 2015 è atteso a 18,2 milioni di euro.
Ci rimettono solo gli azionisti. E i soldi li mette il FIG
Secondo elemento. Viene confermato il modello “quasi bail in”, che non richiede un centesimo di soldi pubblici, penalizza gli azionisti ma salva i correntisti e, cosa inedita rispetto ai quattro salvataggi delle popolari, anche i possessori di obbligazioni subordinate. Queste ultime peseranno per almeno 29 milioni di euro sul Fondo di Garanzia, strumento interno del credito cooperativo. Il FIG assorbe anche i 650 milioni di sofferenze della banca, come visto: li gestirà attraverso un apposito veicolo, e resta da vedere quanti verranno recuperati. In salvo anche la maggioranza dei dipendenti: 215 resteranno nella banca, qualcuno nelle strutture regionali del credito cooperativo, una minoranza collocata a carico del Fondo di Solidarietà del Credito Cooperativo.
Un messaggio di unità. Aspettando la riforma
Si direbbe che le BCC hanno imparato bene la lezione del salvataggio delle 4 banche e delle polemiche che ne sono seguite. Oggi il mondo del credito cooperativo può vantarsi di avere tutelato depositanti, clientela e dipendenti. Non gli azionisti, certo: e non mancheranno le sacrosante polemiche sulla abitudine (perché tale era, in molte banche fino almeno all’altroieri) di piazzare azioni ai clienti in cambio della concessione di linee di credito. Ma questa volta il sistema delle BCC si è mosso compatto per respingere l’equazione “banca piccola = banca fragile”. Tutte le banche, le 15 Federazioni Locali, le diverse banche di II livello che non si sono certo risparmiate in polemiche negli scorsi mesi. Proprio quando la riforma delle BCC sembra quasi arrivata alla fase finale, il sistema si compatta e dà prova di poter lavorare insieme in modo solido e responsabile.
Già si parla di Teramo per la BCC di Roma
Intanto per la BCC di Roma si parla di una possibile nuova acquisizione. Questa volta la BCC di Teramo, vicino a quell’Abruzzo “interno” dove la banca è già presente. Anche qui, in salvataggio di una banca locale gravata da almeno 40 milioni di sofferenze. Una situazione ben diversa da quella di Banca Padovana, e che infatti permette al sistema (l’alternativa all’acquisizione da parte di BCC Roma sarebbe un intervento di Iccrea) di attendere chiarimenti sulla riforma.