Pensione: italiani preoccupati, ma solo uno su quattro pianifica il futuro previdenziale

Solo un italiano su quattro pianifica il futuro previdenziale
Mario Romano, Amministratore Delegato di Sella Sgr

Solo un italiano su quattro ha già pianificato il proprio futuro pensionistico e meno del 10% conosce davvero la propria situazione contributiva.

Eppure la preoccupazione per la pensione accomuna più di otto italiani su dieci, ancora poco attivi e che ricercano, per la maggior parte, una consulenza personalizzata per iniziare a pianificare il futuro previdenziale.

Metà degli italiani lascia il TFR in azienda

I dati della ricerca sulla previdenza sostenibile di Sella Sgr, realizzata in collaborazione con Research Dogma su un campione di 2mila italiani tra i 25 e i 65 anni, equamente divisi per genere, età geografica e condizione lavorativa, mostra come quasi la metà dei lavoratori dipendenti mantiene ancora il TFR in azienda.

Questa scelta è considerata più sicura per quasi un italiano su tre e uno su cinque dichiara di non fidarsi dei fondi pensione.

Il 18%, tuttavia, non è nemmeno consapevole della possibilità di investire il proprio TFR, mentre l’11% non ha mai ricevuto informazioni su soluzioni alternative.

Una percentuale minore ritiene inoltre che il TFR lasciato in azienda sia più liquido o presenti maggiori vantaggi fiscali, evidenziando un divario informativo significativo.

La sfiducia verso il sistema pensionistico pubblico

C’è tuttavia consapevolezza sulla necessità di iniziare a investire ora per il proprio futuro pensionistico (avvertito dall’88%) e poco più di quattro intervistati su cinque è preoccupato sul ruolo della pensione pubblica.

La sfiducia verso il sistema pensionistico pubblico risulta più marcata tra le donne (60%), tra i non occupati e tra chi ha un basso livello di istruzione (57%).

E fra coloro che pensano che la pensione pubblica sarà insufficiente, oltre la metà (58%) non sa come colmare il divario o teme che non ci siano soluzioni e il 40% circa non ha quindi intrapreso alcuna azione per affrontare la questione.

Il 34% conta su risparmi e investimenti e l’11% sull’aiuto dei familiari.

Le soluzioni previdenziali più diffuse

Tra coloro che si sono invece già attivati, un quarto del campione dichiara di avere scelto forme previdenziali integrative, mentre il 17% ha optato per forme di accumulo degli investimenti diverse da quelle previdenziali.

Risultano meno diffuse altre soluzioni come il riscatto della laurea o del servizio militare.

Nell’ambito delle forme previdenziali, il 52% degli aderenti ha scelto un fondo pensione chiuso, il 44% un fondo pensione aperto, mentre i restanti hanno optato per piani individuali pensionistici (PIP) o polizze vita.

La previdenza è un argomento tabù?

In famiglia e tra gli amici, si parla poco di previdenza, tanto che il 65% dichiara di non aver mai affrontato l’argomento con nessuno.

Tra coloro che lo hanno fatto (35%), la maggior parte si è rivolta alla propria banca (13%), al proprio consulente finanziario (11%) o a un agente assicurativo (9%). Nella maggior parte dei casi (84%), le informazioni sono state utili.

Tuttavia, il livello di informazione rimane basso: il 53% degli italiani dichiara di conoscere solo in modo superficiale le soluzioni di previdenza integrativa, mentre il 19% ammette di non saperne nulla (percentuale che sale al 34% tra i non occupati e al 26% tra le donne).

Soltanto il 28% considera adeguata la propria conoscenza, ma l’interesse potenziale è ben più elevato: l’81% considera interessanti le soluzioni di previdenza integrativa, pur sentendo la necessità di ulteriori informazioni per prendere una decisione.

Il restante 19% che considera la previdenza integrativa poco o per nulla interessante afferma di non fidarsi o di essere stato contattato solo per scopi commerciali (“me ne hanno parlato solo per vendere un prodotto”): ciò conferma ulteriormente quanto sia necessario instaurare un rapporto consulenziale basato sulla fiducia e sulla personalizzazione.

Banche in testa per la consulenza. Ancora meglio se in presenza

Secondo i dati raccolti, il 32% degli intervistati preferirebbe ricevere consulenza da parte della banca, il 22% dai consulenti finanziari o banker di riferimento, ma un numero significativo vorrebbe riceverla anche da soggetti istituzionali quali CAF/patronato (30%) e INPS (22%).

L’argomento di maggior interesse è la valutazione della pensione pubblica, seguita dalle opzioni per migliorarla o integrarla.

Questi risultati evidenziano come la popolazione italiana sia orientata prima a comprendere la propria posizione previdenziale prima di assumere decisioni come l’investimento.

Inoltre, la necessità di orientamento emerge anche nella preferenza dei canali formativi: il 34% predilige la consulenza personalizzata in presenza (15% a distanza), mentre il 26% opta per video tutorial con esperti. Poco interesse per eventi, brochure e social media.

Fiducia nel futuro e desiderio di stabilità

Nonostante la preoccupazione, il 61% degli italiani si dice fiducioso di poter realizzare i propri progetti nel medio-lungo termine.

La priorità resta la solidità finanziaria: quasi la metà vuole “accumulare risparmi per garantirsi stabilità economica”, mentre il timore principale è “riuscire a mettere da parte risorse per un futuro sereno”.

Il 31% sogna di viaggiare, ma il 37% teme di non poterselo permettere.

Sul fronte lavorativo, emerge un forte bisogno di stabilità: il 63% preferisce mantenere la propria posizione lavorativa invece che puntare su carriera o formazione.

«La previdenza va ormai considerata come un aspetto che influenza e si integra profondamente nel tessuto sociale del nostro Paese e non solo una questione economica – afferma Mario Romano, Amministratore Delegato di Sella Sgr. I dati della nostra ricerca, che ci restituiscono un Italia ancora poco informata su questi argomenti, evidenziano l’urgenza di rafforzare la consapevolezza e favorire l’accesso a strumenti di pianificazione previdenziale in grado di offrire alle persone stabilità e tranquillità nel lungo termine. La maggior parte degli italiani sa, infatti, delle complessità future legate alla previdenza, ma spesso ignora la reale portata del problema o da dove iniziare ad affrontarlo, con la conseguenza di rimandare ogni decisione. La sfida di chi come noi opera nel settore consiste nel trasformare l’incertezza in conoscenza e quest’ultima in azione concreta, aiutando così le persone a pianificare il proprio futuro con strumenti concreti e sostenibili nel tempo».

 

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