Solo un italiano su quattro ha già pianificato il proprio futuro pensionistico e meno del 10% conosce davvero la propria situazione contributiva.
Eppure la preoccupazione per la pensione accomuna più di otto italiani su dieci, ancora poco attivi e che ricercano, per la maggior parte, una consulenza personalizzata per iniziare a pianificare il futuro previdenziale.
Metà degli italiani lascia il TFR in azienda
I dati della ricerca sulla previdenza sostenibile di Sella Sgr, realizzata in collaborazione con Research Dogma su un campione di 2mila italiani tra i 25 e i 65 anni, equamente divisi per genere, età geografica e condizione lavorativa, mostra come quasi la metà dei lavoratori dipendenti mantiene ancora il TFR in azienda.
Questa scelta è considerata più sicura per quasi un italiano su tre e uno su cinque dichiara di non fidarsi dei fondi pensione.
Il 18%, tuttavia, non è nemmeno consapevole della possibilità di investire il proprio TFR, mentre l’11% non ha mai ricevuto informazioni su soluzioni alternative.
Una percentuale minore ritiene inoltre che il TFR lasciato in azienda sia più liquido o presenti maggiori vantaggi fiscali, evidenziando un divario informativo significativo.
La sfiducia verso il sistema pensionistico pubblico
C’è tuttavia consapevolezza sulla necessità di iniziare a investire ora per il proprio futuro pensionistico (avvertito dall’88%) e poco più di quattro intervistati su cinque è preoccupato sul ruolo della pensione pubblica.
La sfiducia verso il sistema pensionistico pubblico risulta più marcata tra le donne (60%), tra i non occupati e tra chi ha un basso livello di istruzione (57%).
E fra coloro che pensano che la pensione pubblica sarà insufficiente, oltre la metà (58%) non sa come colmare il divario o teme che non ci siano soluzioni e il 40% circa non ha quindi intrapreso alcuna azione per affrontare la questione.
Il 34% conta su risparmi e investimenti e l’11% sull’aiuto dei familiari.
Le soluzioni previdenziali più diffuse
Tra coloro che si sono invece già attivati, un quarto del campione dichiara di avere scelto forme previdenziali integrative, mentre il 17% ha optato per forme di accumulo degli investimenti diverse da quelle previdenziali.
Risultano meno diffuse altre soluzioni come il riscatto della laurea o del servizio militare.
Nell’ambito delle forme previdenziali, il 52% degli aderenti ha scelto un fondo pensione chiuso, il 44% un fondo pensione aperto, mentre i restanti hanno optato per piani individuali pensionistici (PIP) o polizze vita.
La previdenza è un argomento tabù?
In famiglia e tra gli amici, si parla poco di previdenza, tanto che il 65% dichiara di non aver mai affrontato l’argomento con nessuno.
Tra coloro che lo hanno fatto (35%), la maggior parte si è rivolta alla propria banca (13%), al proprio consulente finanziario (11%) o a un agente assicurativo (9%). Nella maggior parte dei casi (84%), le informazioni sono state utili.
Tuttavia, il livello di informazione rimane basso: il 53% degli italiani dichiara di conoscere solo in modo superficiale le soluzioni di previdenza integrativa, mentre il 19% ammette di non saperne nulla (percentuale che sale al 34% tra i non occupati e al 26% tra le donne).
Soltanto il 28% considera adeguata la propria conoscenza, ma l’interesse potenziale è ben più elevato: l’81% considera interessanti le soluzioni di previdenza integrativa, pur sentendo la necessità di ulteriori informazioni per prendere una decisione.
Il restante 19% che considera la previdenza integrativa poco o per nulla interessante afferma di non fidarsi o di essere stato contattato solo per scopi commerciali (“me ne hanno parlato solo per vendere un prodotto”): ciò conferma ulteriormente quanto sia necessario instaurare un rapporto consulenziale basato sulla fiducia e sulla personalizzazione.
Banche in testa per la consulenza. Ancora meglio se in presenza
Secondo i dati raccolti, il 32% degli intervistati preferirebbe ricevere consulenza da parte della banca, il 22% dai consulenti finanziari o banker di riferimento, ma un numero significativo vorrebbe riceverla anche da soggetti istituzionali quali CAF/patronato (30%) e INPS (22%).
L’argomento di maggior interesse è la valutazione della pensione pubblica, seguita dalle opzioni per migliorarla o integrarla.
Questi risultati evidenziano come la popolazione italiana sia orientata prima a comprendere la propria posizione previdenziale prima di assumere decisioni come l’investimento.
Inoltre, la necessità di orientamento emerge anche nella preferenza dei canali formativi: il 34% predilige la consulenza personalizzata in presenza (15% a distanza), mentre il 26% opta per video tutorial con esperti. Poco interesse per eventi, brochure e social media.
Fiducia nel futuro e desiderio di stabilità
Nonostante la preoccupazione, il 61% degli italiani si dice fiducioso di poter realizzare i propri progetti nel medio-lungo termine.
La priorità resta la solidità finanziaria: quasi la metà vuole “accumulare risparmi per garantirsi stabilità economica”, mentre il timore principale è “riuscire a mettere da parte risorse per un futuro sereno”.
Il 31% sogna di viaggiare, ma il 37% teme di non poterselo permettere.
Sul fronte lavorativo, emerge un forte bisogno di stabilità: il 63% preferisce mantenere la propria posizione lavorativa invece che puntare su carriera o formazione.
«La previdenza va ormai considerata come un aspetto che influenza e si integra profondamente nel tessuto sociale del nostro Paese e non solo una questione economica – afferma Mario Romano, Amministratore Delegato di Sella Sgr. I dati della nostra ricerca, che ci restituiscono un Italia ancora poco informata su questi argomenti, evidenziano l’urgenza di rafforzare la consapevolezza e favorire l’accesso a strumenti di pianificazione previdenziale in grado di offrire alle persone stabilità e tranquillità nel lungo termine. La maggior parte degli italiani sa, infatti, delle complessità future legate alla previdenza, ma spesso ignora la reale portata del problema o da dove iniziare ad affrontarlo, con la conseguenza di rimandare ogni decisione. La sfida di chi come noi opera nel settore consiste nel trasformare l’incertezza in conoscenza e quest’ultima in azione concreta, aiutando così le persone a pianificare il proprio futuro con strumenti concreti e sostenibili nel tempo».