Negli ultimi cinque anni, dal 2019 al 2024, la ricchezza finanziaria investibile in Italia – al netto di immobili e asset non gestibili – è passata da circa 3.100 miliardi a quasi 3.700 miliardi di euro, con un tasso medio annuo di crescita pari al +3,4% (fonte: analisi Excellence Consulting su dati Banca d’Italia).
Non è solo aumentata la ricchezza investibile, ma è anche cambiato il modello di gestione: sempre più orientato a consulenza, personalizzazione e digitale.
Nel 2024, i player specializzati – Banche Reti di consulenti finanziari, Private Bank e divisioni private di Grandi banche e Family Office – controllano il 47,7% del mercato, superando i canali tradizionali come le Banche commerciali, gli agenti assicurativi e il canale postale. È quanto emerge da una ricerca di Excellence Consulting.
Protagoniste le banche reti
Nel dettaglio dello studio, le Banche Reti di consulenti finanziari guidano questa trasformazione.
Player come Fideuram, Mediolanum, Fineco, Banca Generali, Allianz Bank, e Azimut hanno accresciuto la propria quota di mercato dal 15,9% al 20,6% tra il 2019 e il 2024, con un aumento di 4,7 punti percentuali.
Le masse riferibili alla sola clientela private gestite dalle Reti di CF sono salite da circa 286 a quasi 400 miliardi di euro.
Anche il comparto Private ha registrato una decisa espansione. Le principali strutture – come ISP Private Banking, UniCredit Private Banking, Banca Aletti, Banca Cesare Ponti, Credem Euromobiliare Private Banking, Crédit Agricole Private Banking, BNL Private Banking – hanno incrementato la loro quota dal 19,1% al 22,8% (+3,7 punti).
Sul fronte dei Family Office, organizzazioni indipendenti dedicate alla gestione dei grandi patrimoni familiari, l’avanzata è altrettanto significativa. Operatori come Tosetti Value, Global Wealth Management, Nextam Partners, Spafid e Unione Fiduciaria SOA hanno portato la loro quota di mercato dal 2,5% al 4,3% (+1,8 punti).
Si riduce il peso delle banche generaliste e arrivano i player digitali
In parallelo, si riduce il peso degli operatori generalisti. Le Banche commerciali – Intesa Sanpaolo, UniCredit, Banco BPM, BPER Banca, MPS, Crédit Agricole Italia – insieme agli agenti assicurativi e al canale postale, sono passati dal 62,4% del 2019 al 52,1% nel 2024, con una perdita di 10,3 punti percentuali.
Contemporaneamente si fanno largo sul mercato anche i Digital Players. Fintech e piattaforme digitali di gestione degli investimenti, come Moneyfarm, Fideuram Direct, Euclidea, Tinaba e Gimme5, non sono ancora riuscite a conquistare una quota di mercato significativa in Italia, il loro peso è ancora inferiore all’1%, anche se in crescita.
Presto vedremo se anche grandi player digitali internazionali come Revolut, o banche estere come BBVA con le loro piattaforme digitali, riusciranno a crescere nel nostro mercato.
«Il Wealth Management in Italia – afferma Maurizio Primanni, CEO del Gruppo Excellence – da qualche anno premia i modelli specializzati, spingendo anche le grandi banche a creare divisioni dedicate e riducendo il peso delle banche commerciali tradizionali. Negli ultimi anni, le Reti di consulenti finanziari hanno aumentato significativamente la loro incidenza sul mercato grazie a modelli basati sulla consulenza patrimoniale, in grado di rispondere ai bisogni dei clienti. Le banche o divisioni private bank si sono attrezzate per gestire esigenze complesse di clienti di alto profilo, mentre i Family Office offrono con successo agli High Net Worth un approccio integrato alla gestione, protezione e successione del patrimonio. Nel medio periodo, questi trend rischiano di penalizzare le piccole e medie banche commerciali che non sapranno sviluppare modelli competitivi nella gestione della ricchezza finanziaria della clientela».
«Il comparto del risparmio gestito – spiega Primanni – sta entrando in una fase di consolidamento verso modelli sempre maggiormente specializzati e digitali. I clienti con patrimoni elevati continueranno a cercare soluzioni sempre più personalizzate e servizi ad alto contenuto tecnologico. Le nuove generazioni, invece, si rivolgeranno sempre più a piattaforme digitali, trasparenti e focalizzate su una customer experience ottimale. In questo scenario, il vantaggio competitivo sarà di chi saprà integrare modelli di consulenza olistici con competenze specialistiche e piattaforme digitali ad alto tasso di personalizzazione. Il futuro del Wealth Management sarà sempre più su misura, segmentato e guidato dai dati».