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Outlook su private equity e VC Italiano: gli operatori prevedono deal in crescita, anche per volumi, nel I semestre

Deloitte Private Equity Survey

Nei primi sei mesi del 2025, il numero di deal toccherà i 214 all’interno del mercato del private equity e Venture Capital.

Trainati dall’entusiasmo sul bilancio positivo del secondo semestre 2024, con 245 deal conclusi, gli operatori del settore si aspettano che cresca anche il deal value medio delle operazioni pianificate per i prossimi 6 mesi, con più accordi con un valore tra i 31 e i 50 milioni di euro, a rappresentare più del 28% del totale.

È quanto emerge dalla quarantacinquesima edizione della Private Equity Survey, il report semestrale realizzato da Deloitte Private con il contributo di AIFI (Associazione Italiana del Private Equity, Venture Capital e Private Debt), che indaga le prospettive degli operatori di settore e le loro strategie.

Valore delle operazioni in costante crescita

Per quanto riguarda il valore delle operazioni previste nei prossimi sei mesi, emerge una tendenza verso deal di dimensioni maggiori.

I deal compresi tra i 16 e i 30 milioni di euro mostrano una certa stabilità (21,2%, -1,7 p.p.), mentre i deal superiori ai 31 milioni crescono al 61,5% (+8,9 p.p.).

I deal inferiori a 15 milioni di euro scendono al 17,3%, con -7,3 p.p. rispetto al periodo precedente.

In continuità con la scorsa edizione, le previsioni indicano una stabilizzazione o un incremento del numero di investimenti da parte degli operatori: il 46,2% si aspetta un aumento dei deal, il 44,2% prevede che il loro numero rimanga invariato, mentre solo il 9,6% ipotizza una diminuzione.

Anche le prospettive di disinvestimento per i prossimi sei mesi confermano un significativo ottimismo: solo il 7,7% anticipa una riduzione dell’attività (-1,1 punti percentuali).

Distribuzione geografica dei deal

Per quanto riguarda la distribuzione geografica delle operazioni concluse, negli ultimi sei mesi il Nord Italia è in testa con il 90,4% delle preferenze, (46,2% Nord Ovest e 44,2% Nord Est).

Le operazioni nel Centro Italia registrano una significativa diminuzione, con il 3,8% delle risposte (-4,9 punti percentuali rispetto al secondo semestre 2024), mentre il Sud Italia vede un lieve aumento di interesse, raggiungendo l’1,9% delle preferenze, contro lo 0% del secondo semestre 2024.

Infine, la quota di operazioni realizzate all’estero rimane stabile al 3,8%.

«Se da un lato conflitti internazionali e cambiamenti politici in Europa e negli Stati Uniti rendono più complesso lo scenario, dall’altro l’allentamento delle politiche monetarie restrittive sta permettendo agli operatori di focalizzarsi maggiormente su nuovi investimenti e strategie di crescita, con l’obiettivo di creare valore per le società in portafoglio sfruttando le opportunità derivanti dai più recenti trend di mercato - dichiara Elio Milantoni, Senior Partner M&A di Deloitte. Gli operatori continuano a muoversi in maniera prudente, cercando di adattarsi a un contesto in evoluzione e diversificando le strategie di investimento per rispondere alle nuove sfide e alle opportunità emergenti».

I principali trend di investimento: ESG, intelligenza artificiale e PNRR

L’adozione di strategie ESG è ormai una pratica consolidata tra gli operatori, sia nella fase di investimento, sia nella gestione delle società in portafoglio.

Il 27,5% degli operatori monitora gli standard ESG minimi già durante la fase di due diligence, mentre il 26,8% si concentra sull’implementazione di politiche ESG all’interno delle società partecipate.

Inoltre, il 19,6% valuta le opportunità di generare valore attraverso l’ESG durante la due diligence.

Il 77% degli operatori dichiara di considerare l’adozione dell’intelligenza artificiale da parte dei potenziali target durante il processo di selezione.

Tra questi, il 21,2% la valuta come un fattore determinante.

Un ulteriore 55,8% riconosce l'importanza dell’IA, ma la considera un elemento secondario rispetto ai criteri di investimento più tradizionali.

Rispetto alle iniziative Next Generation EU e PNRR, il 69,2% degli operatori prevede di applicarle a una quota compresa tra l'1% e il 25% delle società partecipate nei prossimi sei mesi, segnando un aumento significativo rispetto al semestre precedente.

Il 5,8% prevede di utilizzare i fondi per il 26%-50% delle aziende in portafoglio, mentre il 3,8% intende sfruttarli per oltre il 51% delle società.

Soltanto il 21,2% degli operatori non ha in programma di utilizzare questi fondi, il valore più basso registrato dal 2022.

«Negli ultimi anni, abbiamo assistito a un'evoluzione significativa nelle priorità degli operatori, con le strategie ESG che ormai rappresentano uno standard consolidato nel nostro settore. Allo stesso tempo, l'intelligenza artificiale sta rapidamente guadagnando terreno come criterio di selezione per i target di investimento con circa 8 operatori su 10 che la considerano durante il processo decisionale. A livello settoriale, il manifatturiero resta un punto di riferimento, ma cresce l’attenzione verso settori come il Food & Beverage e l’ICT», afferma Claudio Scardovi, Deloitte Private Equity Leader.

Manifattura, Food&Beverage e ICT da tenere d’occhio

Le previsioni degli operatori per il prossimo semestre confermano il settore Manifatturiero al primo posto, sebbene in calo rispetto alla scorsa edizione, con il 21,1% delle preferenze (-2,6%).

Seguono il settore Food & Beverage, che registra una significativa crescita, raggiungendo il 16,3% (+4,5%), e il comparto ICT, che sale al 13,6% (+2,4%).

In crescita anche il settore HealthCare, in crescita al 12,2% con un +3%, mentre il comparto Consumer Goods si mantiene stabile all’11,6%.

Infine, il settore Pharma è stato selezionato dal 10,2% dei rispondenti, con un incremento di 2,3 punti percentuali rispetto alla rilevazione precedente.

Le principali strategie di investimento

La percentuale di rispondenti che dichiara che farà ricorso a banche commerciali per il finanziamento delle acquisizioni aumenta sostanzialmente, arrivando al 75% (+13,6%), come probabile conseguenza delle politiche monetarie espansive in atto.

D’altro canto, la quota che prevede di ricorrere ai fondi di private credit cala all’11,5% (-4,3 punti percentuali).