Criptoasset: tassazione e altre novità nella Legge di Bilancio nel 2026

Criptoasset tassazione Legge di Bilancio 2026
Da sinistra: Giovanni Iaselli, Partner DLA Piper, e Andrea Pantaleo, Lead Lawyer DLA Piper

Con la bozza della Legge di Bilancio per il 2026 viene previsto un nuovo intervento norme fiscali relative alle cripto-attività.

Il primo intervento legislativo risale al 2023 quando, a fronte della rapida diffusione di tali asset, il legislatore era intervenuto per colmare le lacune del sistema impositivo, introducendo disposizioni puntuali volte a fornire, in specifici ambiti, certezza tributaria agli operatori del settore.

I redditi derivanti da cripto-attività venivano dunque ricondotti a una nuova categoria di “redditi diversi”, mediante l’introduzione della lettera c-sexies) all’art. 67, comma 1, del TUIR. La definizione fiscale di cripto-attività veniva allineata con quella contenuta nell’art. 3, par. 1, n. 5, del Regolamento (UE) n. 2023/1114 (MiCA).

Il legislatore introdusse, inoltre, specifici obblighi per gli operatori e per gli utenti in materia di imposta di bollo e di imposta sulle cripto-attività detenute presso intermediari non residenti, nonché in materia di monitoraggio fiscale.

La Circolare 30 del 2023

Per le persone fisiche, come già previsto per i redditi di natura finanziaria, i redditi da cripto-attività erano stati sottoposti a un’imposta sostitutiva del 26%. La Circolare dell’Agenzia delle Entrate n. 30 del 2023 ha fornito i principali chiarimenti interpretativi.

In particolare, con riferimento al rapporto tra cripto-attività e stablecoin, la circolare ha precisato:

  • nel caso di e-money token, agganciati a una valuta ufficiale e assimilati alla moneta elettronica (in quanto incorporano il diritto al rimborso del valore nominale da parte dell’emittente), la permuta tra cripto-attività ed e-money token è fiscalmente rilevante, poiché questi ultimi sono equiparati alla moneta fiat;
  • nel caso di asset-referenced token, ancorati non a una valuta ufficiale ma ad altri valori o strumenti, la permuta di cripto-attività non assume rilevanza fiscale.

Dalla Legge di Bilancio 2025 (con soglia al 33%)…

In un quadro ancora caratterizzato da zone d’ombra e profili di incertezza, il legislatore è intervenuto nuovamente con la Legge di Bilancio 2025, che ha eliminato la soglia di irrilevanza fiscale di 2.000 euro e ha innalzato l’aliquota dell’imposta sostitutiva al 33%, con decorrenza dal 1° gennaio 2026, peraltro dopo una prima proposta di innalzamento addirittura al 42%.

È stato inoltre introdotto un regime di affrancamento con imposta sostitutiva del 18% (in luogo del 14%), da versare in tre rate annuali a partire dal 30 novembre 2025.

…alla Legge di Bilancio 2026

La Legge di Bilancio 2026, ora in discussione, introduce ulteriori modifiche al quadro normativo. In particolare, viene prevista la riduzione dell’aliquota d’imposta al 26% (anziché 33%) per i redditi derivanti da operazioni di detenzione, cessione o impiego di token di moneta elettronica denominati in euro, ai sensi dell’art. 3, par. 1, n. 7, del Regolamento MiCA.

L’aliquota sugli interessi vietati

La norma in questione pone una serie di interrogativi, legati in primo luogo alle ipotesi concrete di generazione di proventi tassabili con l'aliquota ridotta al 26% per i token di moneta elettronica. In particolare, si osserva come il Regolamento MiCAR vieti all'art. 50 il riconoscimento di interessi, o comunque di una remunerazione legata al periodo di detenzione, su token di moneta elettronica sia da parte dell'emittente che da parte dei prestatori di servizi. La fattispecie dunque di generazione di proventi da "detenzione" sembra più teorica che pratica, poiché per l'appunto vietata.

Se è Stable, non ci sono plusvalenze

Sotto altro aspetto, ipotesi di ottenimento di plusvalenze su conversione tra token di moneta elettronica denominati in Euro sembrano residuali, poiché come noto il token di moneta elettronica mantiene un valore stabile e dunque difficilmente registra apprezzabili oscillazioni di mercato potenzialmente generatrici di plusvalenza, ad eccezione di minimi differenziali di prezzo (nella misura di millesimi di Euro) tra le diverse piattaforme di scambio.

Al di là di queste considerazioni, è altresì sancita l’irrilevanza fiscale della conversione tra euro e token di moneta elettronica denominati in euro, nonché del relativo rimborso in euro del valore nominale. Resta invece soggetta all’aliquota del 33% la conversione di altre cripto-attività (ad esempio, Bitcoin) in token di moneta elettronica denominati in euro.

EMT in euro favoriti dal nuovo assetto

Nel complesso, il sistema così delineato incentiva la detenzione di token di moneta elettronica denominati in euro rispetto ad altre cripto-attività o tipologie di token, a partire dal 1° gennaio 2026.

Un tavolo di controllo e vigilanza per criptoasset e DeFi?

L'intervento normativo, almeno inizialmente, non si dovrebbe esaurire nell'ambito fiscale. È stata infatti proposta l'istituzione di un tavolo permanente di controllo e vigilanza sulle cripto-attività e la finanza innovativa. Questo organismo si configurerebbe come un hub inter-istituzionale necessario per affrontare la complessità multidimensionale del settore, che interseca la tutela degli investitori, la stabilità finanziaria, la sicurezza informatica e la prevenzione delle attività criminose.

La sua composizione riflette la sua missione e vedrebbe la partecipazione di rappresentanti di autorità cruciali come il Ministero dell'economia e delle finanze, la Guardia di finanza, la CONSOB, la Banca d'Italia, l'Unità di informazione finanziaria (UIF) e l'Agenzia delle entrate, oltre al contributo di esperti accademici e associazioni di settore.

I compiti affidati sarebbero di natura strategica e operativa, dal monitoraggio continuo dei rischi connessi all’evoluzione della crypto-economy, all'elaborazione di indirizzi strategici a livello nazionale per prevenire abusi, frodi e, in generale, i rischi sistemici derivanti da mercati in rapida evoluzione e talvolta opachi.

L'istituzione tavolo di controllo e vigilanza, tuttavia, ha subito una brusca frenata con gli ultimi emendamenti che hanno stralciato la parte della norma che lo prevede in quanto non coerente con le finalità della manovra di bilancio.

Lo stralcio rischia di compromettere una valida iniziativa per consentire alle autorità, istituzioni e stakeholders di comprendere, analizzare e presidiare congiuntamente i rischi e le opportunità di un mercato, quello delle crypto-attività, in costante crescita e con peculiarità tali da non consentire l'estensione tout court di norme e presidi tipici dei mercati finanziari e strumenti di pagamento tradizionali.

 

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